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L'arancione e il violetto
L'indigenza della sua famiglia la chiama al sacrificio e tirarsi indietro non è una scelta possibile. Lo capisce bene Griet, giovane di origine protestante, della piccola cittadina di Delft, che a sedici anni accetta di andare a servizio presso una ricca famiglia cattolica nel Quartiere dei Papisti. Ma non si tratta di una qualsiasi famiglia ricca bensì di quella del famoso pittore Johannes Vermeer e di sua moglie Catharina. Griet si è già imbattuta nella sua maestria ammirandone la Veduta di Delft che le ha restituito uno sguardo così diverso su quei luoghi a lei noti che è come se li avesse visti per la prima volta.
Le nuove giornate di Griet sono scandite dai pregiudizi che gravano sulle fantesche soprattutto se belle e giovani, dal faticoso lavoro domestico in una famiglia con prole numerosa e in crescita, dalla non ingiustificata gelosia di Catharina, dalla perspicacia e dallo spirito pratico di Maria Thins, suocera del pittore, dall'umore altalenante della domestica Tanneke, dai dispetti di una bambina, Cornelia, ben oltre che indisponente, dal peso di una famiglia che si affida a lei per superare lo scoglio dell'indigenza, dalle attenzioni non gradite del più facoltoso e assiduo cliente di Vermeer e da quel buon diavolo di Pieter.
Si incastona in questa cornice il nucleo centrale del romanzo del 1999, per il quale l'autrice si è ispirata a "La ragazza col turbante", opera inizialmente conosciuta come "Un ritratto in stile turco" e solo di recente come "La ragazza con l'orecchino di perla" (perla che, secondo recenti ipotesi, non sarebbe vera ma di vetro, di quelle che erano vendute a quei tempi dai soffiatori di vetro venziani).
Si tratta della più famosa opera della "Sfinge di Delft" come fu soprannominato Vermeer, uno dei maggiori esponenti della pittura fiamminga del XVII secolo in Olanda, per il mistero che da sempre avvolge la sua vita (di cui si sa poco) e le sue opere. (Dopo la morte del pittore si persero le tracce del dipinto che ricomparve nel 1881 quando fu acquistato all'asta per l'irrisoria cifra di due fiorini e trenta centesimi.)
Catturata prima dai colori e dalla luce che ricade sul viso della misteriosa ragazza del tronie e poi dal suo sguardo ambiguo, come da lei affermato, l'autrice ha inteso con la sua penna dare risposta a interrogativi che ancora oggi sono oggetto di teorie e smentite: la ragazza del tronie è davvero esistita o è l'idealizzazione del femminile da parte del pittore? Si tratta davvero, come taluni sostengono, di Maria, sua figlia maggiore, che ai tempi del dipinto aveva all'incirca dieci anni? Si tratta di un dipinto realizzato su iniziativa personale del Vermeer o su commissione di un facoltoso mecenate come suggerisce l'uso del blu oltremare, costoso pigmento (a quei tempi anche più dell'oro) ricavato dal lapislazzuli di provenienza afghana?
Partendo da questi interrogativi la scrittrice delinea una fittizia e plausibile identità della giovane, ce ne racconta la storia regalando al suo pubblico l'incontro tra due mondi distanti che l'arte è capace di avvicinare.
Dietro la figura di un'indigente fantesca si cela un animo - ribelle e - istintivamente votato all'arte, alla ricerca del dettaglio che conquista l'occhio e ne fa la differenza. Si fa strada in Griet il coraggio di porre domande e intervenire nel processo creativo del pittore in nome di un sentimento che va ben oltre l'ammirazione, è devozione totale, illusoria, malriposta, disattesa perché pre-ordinata e funzionale alla maniacale e ossessiva ricerca della perfezione da parte del Vermeer.
"Lui è un uomo eccezionale" proseguì Van Leeuwenhoek. "I suoi occhi valgono quanto una stanza colma d'oro, ma talvolta vede il mondo come lui vorrebbe che fosse, e non com'è. Non capisce quali conseguenze ha sugli altri questo suo idealismo. Pensa solo a se stesso e al suo lavoro, non a te. Quindi devi stare attenta... Attenta a rimanere te stessa".
Del resto "... l'arancione e il violetto non sono vicini. Perché mai? ... "Quei colori fanno a pugni quando sono vicini, signore".
Tra finzione e realtà, Tracy Chevalier regala al suo pubblico una storia che, pur priva dei particolari slanci narrativi, si rivela apprezzabile sia da chi già nutre interesse per l'arte e la pittura sia da chi si avvicina in punta di piedi ad essa e alla conoscenza del pittore fiammingo e della sua "Gioconda del Nord".
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Il libro è assai noto, ma dell'autrice non ho letto nulla.