Saggistica Storia e biografie Un eroe borghese
 

Un eroe borghese Un eroe borghese

Un eroe borghese

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Sono passati quasi quarant'anni dall'11 luglio del 1979, il giorno in cui Giorgio Ambrosoli venne freddato da un sicario sulla porta della sua abitazione. L'avvocato, esperto in diritto societario e fallimentare, era stato nominato dal governo commissario liquidatore della Banca privata italiana, portata al fallimento da Michele Sindona. La sua unica colpa, nel nome dell'onestà e della giustizia, fu quella di inchiodare alle proprie responsabilità chi agiva su mandato, o sotto la protezione, di poteri forti. Per questa colpa pagò con la vita. Attraverso testimonianze dirette, documenti, sentenze, atti giudiziari, diari di lavoro, Stajano illumina una pagina oscura della storia italiana e, ripercorrendo la cronaca di quei giorni terribili, celebra la vita e la morte di un eroe del dovere, impossibile da dimenticare.



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Un eroe borghese 2021-12-27 12:58:26 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    27 Dicembre, 2021
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Per amor di giustizia

La storia di Giorgio Ambrosoli scritta da Stajano e un “docuromanzo”, un’inchiesta, un romanzo, una storia che tocca principi fondamentali che dovrebbero essere incisi in maniera indelebile nel DNA dell’umanità. La “guerra” tra Ambrosoli e Sindona è la lotta tra il bene e il male, tra quello che dovrebbe essere e quello che in realtà è. Uno spaccato della nostra storia, un periodo difficile e non meno cruento e violento dei periodi di guerra, un frammento, forse il peggiore della storia della nostra “amata” repubblica.
Il senso di giustizia è la forza che sostiene tutta la narrazione di quest’opera, il coraggio di Ambrosoli di andare fino in fondo nonostante tutto, nonostante il prezzo che chiaramente avrebbe dovuto pagare, la rettitudine dell’eroe, l’eroe borghese. L’avvocato conduce le indagini con onestà morale rara, un’etica della giustizia e un rispetto estremo della patria, tradito dalle istituzioni di quella patria che troppo spesso fa soccombere i suoi eroi e protegge i carnefici.
Poco è cambiato da allora, solo i metodi cambiano, si utilizzano armi diverse che uccidono in maniera meno cruenta forse, ma non per questo infliggono meno sofferenza.
Ambrosoli come Falcone, come Borsellino eroi borghesi che hanno dato la vita per la giustizia e si sono “arresi” solo di fronte alla morte, l’unica sentenza che accomuna buoni e cattivi.
Si spengono gli eroi, forse spariscono alcuni mali, ma i meccanismi e i sistemi che governano tutto e tutti rimangono sempre al loro posto. Sarà a causa di quel gene, il gene della giustizia che non riesce a diffondersi in ognuno di noi, troppo contrastato dalla sete di potere e di ricchezza.

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Un eroe borghese 2016-07-14 12:22:18 pirata miope
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    14 Luglio, 2016
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LA VITA IMITA L'ARTE

Il libro di Stajano dedicato all’avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla mafia su mandato di Michele Sindona, scritto nel ’91, inizia con un citazione de “I promessi sposi” : “Per tutto cenci e, più ributtanti dei cenci, fasce marciose , strame ammorbato, o lenzuoli buttati dalle finestre”. Se non l’avessimo letta fra i banchi di scuola la descrizione degli effetti materiali e morali della peste sul panorama urbano e extraurbano potremmo credere che le parole di Alessandro Manzoni fossero cronaca fedeli della nostra realtà. Già perché il capolavoro del grande scrittore lombardo è la carta d’identità dell’Italia unita e la fotografia del Paese lì contenuta ad ogni pagina non è affatto ingiallita con il passare dei decenni e con l’avvento delle varie trasformazioni imposte dal tempo. C’è infatti un filo conduttore che lega la storia di Renzo e Lucia, “Gomorra” di Saviano e “Romanzo Criminale” di Cataldo e i suoi epigoni: la malattia etica delle classi dirigenti corrotte e spesso colluse a vario titolo con le organizzazioni criminali che hanno reso cronica la peste in Italia. Il libro inchiesta di Stajano racconta la lotta impari per emergere dallo “strame ammorbato” di un’altra Italia, un’Italia periferica, schiva alla luce dei riflettori, animata certo da passione civile e figlia forse di una Milano illuminista ma senza grandi aspirazione se non quella di vivere in una società civile ed equa. Di questo paese ai margini è un simbolo Giorgio Ambrosoli, monarchico, di estrazione borghese, incaricato quasi casualmente di liquidare la banca di Michele Sindona finanziere con amicizie importanti, considerato dalla politica “salvatore della lira” L’ossimoro del titolo, eroe borghese, riassume il senso del dramma: la battaglia contro il male è epica e impone d’essere eroe a chi vorrebbe essere persona normale. Il libro illustra la quotidianità del professionista e di chi lo sostiene, ravvivata dal rigore morale e dal senso della stato e in parallelo attraverso i documenti le stanze del potere, politico e finanziario, popolate da un sottobosco di massoni e faccendieri e caratterizzate dalla certezza dell’impunità o dall’ambiguità complice. “Un borghese gentiluomo” ha tutto del poema epico o del romanzo tranne che nella conclusione: l’eroe muore davanti a un passo carraio e ai suoi funerali, il 14 Luglio 1979, lo Stato, assente, non innalza bandiere.

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