Narrativa italiana Romanzi storici La figlia della libertà
 

La figlia della libertà La figlia della libertà

La figlia della libertà

Letteratura italiana

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Raechel, sguardo vispo nascosto da un cespuglio di ricci scuri e crespi, sogna di diventare libraia, nonostante nel suo villaggio, sepolto dalla neve della steppa russa, alle ragazze non sia permesso neanche leggere. Rosetta ha ereditato un pezzo di terra, ma subisce ogni giorno le angherie dei suoi compaesani, convinti che una donna sola e bella non possa restare troppo tempo senza un marito a cui sottomettersi. Rocco, figlio di un uomo d’onore, è costretto a una scelta: se non vuole morire, deve diventare anche lui un mafioso. Tutti e tre sanno che c’è un solo modo per essere liberi: fuggire, scappare lontano, al di là dell’oceano. Arrivano a Buenos Aires per ricominciare, ma l’Argentina è terra di nessuno: per sopravvivere, gli emigranti accettano anche ciò che sembra inaccettabile, e sono le donne a pagare il prezzo più alto, in una città piena di uomini soli e senza scrupoli. Tra le grida del porto e i vicoli del barrio si annidano pericoli e fantasmi del passato, ma Raechel, Rocco e Rosetta sono pronti a tutto: inganni, travestimenti, loschi affari e fughe rocambolesche, per salvarsi ancora una volta e ricominciare, finalmente, a vivere senza paura.



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La figlia della libertà 2024-11-22 11:06:20 Stefano89
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Stefano89 Opinione inserita da Stefano89    22 Novembre, 2024
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il prezzo della libertà

Rosetta ha lo sguardo fiero di chi non vuole piegarsi ad angherie e soprusi. Nel suo paese la considerano una poco di buono perché è bella, indipendente e rifiuta di “sposarsi e figliare”. Coraggiosa e determinata si oppone con le sue sole forze alla prepotenza di chi vorrebbe portarle via ciò che le spetta di diritto: la terra che ha ereditato da suo nonno.
Raechel vive in un villaggio della Russia dove alle donne è proibito leggere. Quel cespuglio di ricci scuri e crespi che le incorniciano il viso nascondono due occhi vispi disposti a tutto pur di realizzare il suo sogno: diventare una libraia.
Rocco porta sulle spalle la colpa di essere stato cresciuto da un uomo d’onore. Il suo destino è già scritto. La strada tracciata per lui ha un’unica direzione, quella della totale obbedienza al suo “benefattore”, Don Mimì. Ma nelle sue vene scorre il sangue della ribellione. In un paese come il suo, la libertà di poter scegliere quale guerra combattere non è un diritto da difendere ma un privilegio da conquistare.
Tre storie che nascono in punti geografici differenti e si sfiorano su una nave diretta a Buenos Aires: sulla stiva bagagli di sogni e speranze, valigie di promesse e illusioni, bauli di aspettative e desideri.
Tre vite in apparenza molto diverse eppure accomunate dalla stesa voglia di ritagliarsi il proprio spazio nel mondo e disegnare un futuro con nuovi colori.
Tre destini che inevitabilmente dovranno convergere, intrecciarsi e mescolarsi in una Buenos Aires che agli inizi del Novecento è tutt'altro che materna, accogliente e benevole.
Ad attenderli c’è una realtà fatta di soprusi e sopraffazione. Ancora una volta è la logica del più forte a dettare legge e a pagare pegno sono le donne e i bambini. Quel carico di speranza, che viaggiava sulla stiva della nave, si è perso nel blu di un oceano senza confini. Inizia così un’avventura che sintetizzare nello spazio di poche righe sarebbe impossibile. Corse a perdifiato, travestimenti originali, traffici loschi e complotti illeciti. Seguendo le loro prodezze e fronteggiando gli imprevisti che si presentano sulla loro strada, l’attenzione del lettore resta accesa dall'inizio sino alla fine. E’ un’avventura in cui realtà e finzione travalicano i rispettivi confini: nelle pieghe di questo intreccio magico risiede l’incanto di una vicenda che sa emozionare e toccare il cuore. C’è da sorridere per i modi impensabili in cui Rocco riesce a tirarsi fuori dai guai; c’è da commuoversi per la dolcezza di quel sentimento che scalda il cuore di Rosetta quando ritrova il suo amore; c’è da riflettere quando il registro cambia, e a occupare la scena sono la miseria e l’oppressione.
La condizione della donna, concepita come un oggetto, violata e usata come merce di scambio, diventa centrale e la paura e la sottomissione sono palpabili. I temi della schiavitù e del libero arbitrio sono affrontati con grande cura e meritano davvero la nostra attenzione perché sebbene si parli di una Buenos Aires che appartiene al passato, leggendo queste pagine si ha la sensazione che queste tematiche per quanto brutali e scomode, siano purtroppo ancora attuali, resistenti e concrete.
La capacità di dare spazio anche a temi crudi e abietti della realtà è merito di una scrittura autentica e trasparente che sa andare dritta al bersaglio. Luca di Fulvio non si perde in giri di parole, qualunque sia il sentimento che deve arrivare al lettore. Anche quando la violenza e la sopraffazione tiranneggiano e esigono il loro spazio, lo scrittore non si tira indietro, nulla nasconde e nulla addolcisce e questo ci trasporta inevitabilmente dentro il racconto, a fare il tifo per i personaggi, a sperare per la loro sopravvivenza, a esultare per i loro successi e.. talvolta anche ad arrabbiarci per questa realtà che sa essere spietata.
Il racconto è scritto in terza persona con punti di vista alternati, si ha quasi l’impressione di assistere a una sceneggiatura in più atti e grazie allo stile incalzante e avventuroso si fa difficoltà a interrompere la lettura. Ogni vicenda richiama inevitabilmente la successiva, ogni capitolo che si conclude è un invito ad iniziare il successivo. Nonostante le 630 pagine la lettura è scorrevole e la narrazione procede spedita. I personaggi sono descritti con dovizia di particolari; le loro personalità curate nei minimi dettagli. Al viaggio fisico che li ha portati in una terra straniera si accompagna un cammino di crescita interiore e di cambiamento: i ragazzi pieni illusioni che incontriamo nelle prime pagine diventano alla fine del racconto adulti responsabili e consapevoli. La sensazione sarà quella di averli visti in carne e ossa percorre i vicoli del barrio e destreggiarsi tra le urla e richiami del porto, in una città che ferisce, a volte tradisce ma non si dimentica.
Un romanzo febbrile, intenso, indimenticabile. Una storia di ingiustizie e prepotenze ma anche di riscatto e speranza che ci mette davanti a un quesito antico ma sempre attuale: qual è il prezzo che siamo disposti a pagare per essere anche noi figli della libertà?

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La figlia della libertà 2020-01-07 09:47:33 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Gennaio, 2020
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Speranza.

Miseria e oppressione. Sono loro le vere figlie della libertà in questo intenso romanzo a firma Luca Di Fulvio. Siamo nei primi decenni del Novecento, lo scenario che si apre innanzi ai nostri occhi è quello di un mondo fatto di uomini e di crudeltà, ma anche di donne che cercano di fuggire per cercare di abbracciare la prospettiva di un futuro migliore, un futuro dove anche per loro potrà esserci spazio, un futuro dove le vessazioni e la violenza verranno meno. E loro, Rosetta e Rachel, ce la metteranno tutta per farcela. A completare il cerchio dei protagonisti, Rocco. Tre storie, le loro, che sono accomunate da quel lungo viaggio verso Buenos Aires nel 1912.
La genialità dell’autore risiede nel saper toccare il cuore dei suoi lettori sapendo ben mescolare finzione e realtà. Attraverso l’artificio letterario egli fa portavoce i suoi personaggi della vita degli emigrati in Argentina in questi primi anni del secolo scorso. Riesce ben a descrivere le condizioni di chi emigrava, prima della partenza e dopo l’arrivo quando i sogni e le speranze che lo avevano spinto a partire abbandonando e rinunciando a tutto quel che aveva, lasciano il posto alla verità della legge del più forte all’interno della quale le donne, i bambini e i più deboli non sono altro che merce di scambio.
Lo stile narrativo adottato è forte e deciso, concreto e senza filtri. Ciò rende ogni scena, ogni circostanza tangibile con mano. Anche e non di meno quelle di violenza. I vari attori sono ben caratterizzati, chi legge non fatica ad immaginarli o ad immedesimarsi in loro. Si crea infatti un fortissimo legame di empatia che fa percepire il racconto sulla pelle nonostante sia ambientato in tempi apparentemente lontani. Devastante è inoltre la forte attualità del narrato.
Unica nota è che nello scorrere si incorre nel rischio di pensare di trovarsi davanti ad una “telenovela”. Questo accade perché l’opera è emozione a 360 gradi, si sente che Di Fulvio tiene al tema e che ci ha messo l’anima nello scrivere. È comunque una sensazione, un ostacolo superabile e che viene meno grazie alla forza contenutiva del componimento. Semplicemente, il lettore un pochino più esigente non mancherà di notarlo.
Un libro corposo, vitale per chi non ha voglia di piegarsi al “marcio” che c’è nel mondo e per chi ha voglia di leggere qualcosa di diverso.

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La figlia della libertà 2019-04-27 08:36:21 Marco
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Opinione inserita da Marco    27 Aprile, 2019

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Straordinario e coinvolgente affresco del fenomeno che ha visto molti italiani nei primi anni del novecento cercare un mondo diverso che offrisse loro una prospettiva migliore rispetto alla propria esistenza. Ma li attende una realtà ben diversa fatta di soprusi e di violenza e di sopravvivenza. Ma alla fine il riscatto è servito e guadagnato. Non vedevo l'ora di andare a letto per divorare le pagine del libro.

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