Narrativa straniera Narrativa per ragazzi Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games
 

Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games

Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games

Letteratura straniera

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È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.



Recensione della Redazione QLibri

 
Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games 2020-06-08 11:19:41 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    08 Giugno, 2020
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Gli Snow si posano in cima

Lucy Gray Baird si sistema con una mano i riccioli intrecciati a fiori selvatici ormai appassiti, sale sul palco con quel vestito scolorito a balze multicolore, che apparteneva a sua madre. Si muove lasciando che l’abito fluttui al ritmo della voce, mentre il pubblico ascolta in estasi e le telecamere zoomano.
Lucy che è ballata dell’usignolo e del serpente si infila tra le labbra un petalo della rosa che lui le ha regalato e lo mastica, pensando a quanto abbia il sapore dell’infanzia. Poi, zigzagando tra la folla, estrae una serpe dalla tasca e la infila nell’abito di chi la sbeffeggiava.
Il tempo della mietitura è ormai finito.
Lucy Gray è il tributo femminile del lontano Distretto 12 alla decima sessione degli Hunger Games, assegnata al giovane mentore Coriolanus Snow.

Quarto volume della serie, si tratta di un prequel che anticipa di molti anni quanto abbiamo vissuto nella trilogia. Sebbene in sinossi si parli ampiamente dei giochi, mi preme sottolineare quanto il focus del romanzo sia un altro, ossia la provenienza di quello che diverrà il ben noto presidente Snow.
Se l’aspettativa sbagliata uccide il libro più di quanto ottenga il tridente sull’uomo disarmato, non approcciatevi al romanzo nella speranza di incontrare l’opulenta Capitol City, né tanto meno i bulimici effetti speciali delle precedenti arene.
Siamo situati in un tempo poco distante dalla guerra, anche le casate più nobili vivono in ristrettezza. L’arena e’ un luogo ricoperto di macerie ed abbandonato a se stesso, niente clamore nei colpi di scena, nessuna tecnologia sbalorditiva. Gli Hunger Games sono in questo volume una lunga, misera performance che vi accompagnerà per qualche centinaio di pagine noiose, non ritrovatevi - come me- gatto a nutrirsi di una lisca di pesce.
Ciò premesso, la scrittura della Collins scivola comunque come acqua fresca sulle mani sudate e la prima metà del libro scorrerà senza faville ma pure senza pene. Il racconto riprende poi vigore e piacevolezza, cucendo con un robusto filo di nylon la figura di Snow.

Strattonata la logora coperta che serve da sipario, canto io canti tu cantano loro e l’eco delle ghiandaie che ripetono nel bosco la stessa strofa: “Verrai, verrai, all’albero verrai, di corda una collana, insieme a dondolare?”

Coriolanus Snow ha mai amato, ha mai avuto un amico fraterno, è mai stato capace di sacrificare il suo ego e provare empatia per gli uomini e le donne dei Distretti?
Gli Snow si posano in cima.

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Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games 2020-10-21 10:59:44 deedlit
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deedlit Opinione inserita da deedlit    21 Ottobre, 2020
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ED ALLA FINE E' TUTTO E SEMPRE UN HUNGER GAMES

A dieci anni di distanza dall’uscita del terzo libro della trilogia di Hunger Games, Suzanne Collins ci regala questo magnifico prequel che indaga le origini di uno dei personaggi della serie.

Diviso sostanzialmente in due parti il libro è ambientato circa 65 anni prima della famosa trilogia, quando gli Hunger Games sono alla loro decima edizione, ma sono soltanto un abbozzo di quanto abbiamo letto nei capitoli successivi.

Ci ritroveremo a Capitol City una decina di anni dopo la fine del conflitto tra quest’ultima ed i distretti, in una città post bellica dove ancora si cammina sulle macerie e nella quale si lotta quotidianamente per avere qualcosa da mangiare. Un’ambiente difficile, in cui troveremo un ragazzino nato in una famiglia che un tempo non solo era benestante, ma anche potente e che la guerra ha ridotto sul lastrico, un ragazzino orfano per il quale mantenere le apparenze ed il prestigio è di fondamentale importanza, ma che si trova a vivere un profondo conflitto interiore che vede da un lato gli affetti ed i normali sentimenti di un giovane di quell’età, dall’altro la contrapposizione data da una mente brillante che perpetra calcoli costanti per sfruttare al massimo tutto ciò che lo circonda per raggiungere il suo fine.

Ma il libro è molto più di questo, è un processo di crescita condizionato non solo da un’innata predisposizione ma anche dall’ambiente circostante, dalla fame, dal non dover mostrare cosa si è realmente, da cosa succede quando si cede e si mostra umanità in questo mondo distopico ed estremo, dalle conseguenze delle azioni, delle parole che spingono in una direzione o nell’altra un’anima posta in precario bilico tra bene e male, un’anima senza guida ed incapace di dare il reale peso alle cose, soffocata da un mondo di apparenze, inganni, guerre, potere, falsità e cattiveria e nel quale pochi riescono a sviluppare la luce interiore necessaria al perseguimento del bene.

Nella prima parte del libro vedremo che fuori e dentro la prima Arena è tutto un Hunger Games, non sempre è così chiara la distinzione tra tributi e mentori, il calcolo per la sopravvivenza inizia e lascia ben poco margine all’umanità, seppur i sentimenti umani emergano sempre e portino apparentemente a legare il nostro protagonista ad un amico e forse ad una ragazza speciale.

Nella seconda parte vedremo la storia ambientata nel distretto dodici, ma da un punto di vista completamente nuovo, quello di un pacificatore, mostrando che anche per loro la vita non è sempre facile.

Vedremo come una vita forgiata da questo mondo distopico può arrivare a far dubitare dei propri sentimenti, a tradirli, a dubitare di chi potrebbe dargli non una posizione, non una vita di sicurezza ma qualcosa di più importante, affetto, amore, amicizia, valori, a come tutto questo possa essere percepito in modo distorto da una mente abituata al calcolo, a come la somma di tutto il percorso possa portare a scelte sbagliate, dapprima viste come giustificabili e trascurabili, ma la cui somma porterà inevitabilmente al tracollo, a prendere ineluttabilmente il bivio sbagliato.

La magia del libro è riuscire a farci dubitare, a spingerci a voler capire cosa può aver trasformato un ragazzino che sappiamo in partenza chi e cosa diventerà, perché abbiamo letto i primi libri ambientati nel suo futuro. Vedere un capitolo in realtà intermedio di questo mondo ci permette di apprezzare personaggi marginali della trilogia, con una curiosità crescente, in un libro che ci sorprende per come riesca a non essere prevedibile pur essendo il prequel di una storia famosa.

Il racconto ci mostra in modo impietoso come un sistema può forgiare le anime, piegarle al proprio volere, come sempre il potere sia relegato nelle mani di pochi, in un mondo dove il potere stesso è forza e condanna allo stesso tempo. Ed alla fine è tutto e sempre un Hunger Games.

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Hunger Games, Divergent...
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Ballata dell'usignolo e del serpente. Hunger Games 2020-06-19 15:20:04 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    19 Giugno, 2020
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CONTROLLO, CAOS E CONTRATTO

Suzanne Collins torna dopo molti anni con i suoi ormai famosissimi Hunger Games e per me ha fatto decisamente centro.
Avevo delle riserve lo ammetto: che sia una trovata per riprendere una saga redditizia e farci sopra ancora qualche soldo? La Collins avrà ancora quella scrittura magnetica o subirà una caduta di stile dopo tanti anni? Verrà rovinata una saga che a parer mio era davvero godibile?
Posso dirvi che no, tutto questo non è successo.
L'autrice ci propone sì un argomento che già conosciamo, ma totalmente nuovo e diverso.
Non si parla degli Hunger Games come li abbiamo vissuti finora ma gli albori, l'alba di quello che sarebbe stato l'evento di maggior intrattenimento per Capitol City.
Il presidente Snow, il "cattivo" per Katniss e Peeta (in realtà io ho sempre pensato che fosse la persona simbolo del male nella saga, ma non il vero cattivo) in questo romanzo è un giovane ragazzo nobile di casata, ma solo di quella.
La guerra dei ribelli dei distretti contro Capitol City ha lasciato anche i più altolocati alla povertà e Coriolanus Snow non fa eccezione.
Il ragazzo è uno studente dotato e fa parte di un gruppo in cui verrà fatto per la prima volta, durante i decimi Hunger Games, di introdurre dei mentori per i tributi.
Coriolanus viene assegnato al tributo femmina del distretto 12 e, preoccupato per avere uno dei distretti più povero e abbandonato, scoprirà invece di essere fortunato. Sì perchè il tributo estratto nel 12 è Lucy Gray Baird.
La ragazza già alla mietitura riesce a spiccare e Coriolanus si applica per trovare un modo per far vincere il suo tributo.
Già al primo incontro Snow si rivela originale e temerario e la sua campagna di pubblicità per Lucy Gray procede a gonfie vele se non fosse per un sentimento che si insidia nel suo cuore, un affetto per la "sua ragazza", il suo tributo, la sua scommessa personale.
Nell'arena Lucy si distingue in tutto e per tutto, Coriolanus al di fuori anche.
Cosa succede dopo gli Hunger Games per i due protagonisti?
Coriolanus è affascinato più dal potere, dalla voglia di riportare il nome degli Snow agli antichi splendori.
L'amore forse non è la cosa più importante per il ragazzo. E l'amicizia? è sacrificabile per un bene superiore.
Gli Hunger Games di cui ci parla la scrittrice sono grezzi, non sono uno spettacolo mondiale ma sono un abbozzo di quello che saranno in futuro. Vivremo insieme ai tributi e agli abitanti di Capitol City la crescita di questo promemoria eterno per i ribelli, la punizione annuale per chi ha provato a rovesciare il sistema. Vedremo la nascita del presidente Snow per come lo abbiamo conosciuto veramente.
La scrittura della Collins rimane a mio parere sempre accattivante e mi sono davvero goduta la lettura.
Non pensavo potesse fare un così bel prequel e le faccio i miei complimenti più sinceri.

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