Narrativa straniera Romanzi autobiografici Un'autobiografia involontaria
 

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Un'autobiografia involontaria

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Nessuno è così onesto da raccontare tutto di sé, umiliazioni comprese: la pensava così George Orwell sulle autobiografie. Ma quello che queste carte disegnano è proprio il suo ritratto, un autoritratto, che per definizione mette a fuoco solo ciò che vogliamo mostrare di noi stessi. Così attraverso racconti, articoli, lettere e stralci di diario, lo scrittore simbolo per generazioni di tribù politiche e letterarie ha composto una seppur involontaria autobiografia. Sfogliandola scopriamo l'Orwell ragazzino, terrorizzato tra le mura di una severissima prep school, il giornalista coraggioso che dorme nelle capanne coi senzatetto londinesi per raccontare la raccolta del luppolo, il malato in sanatorio sull'isola di Jura che si interroga sul valore di ciò che ha scritto; ritroviamo i temi a lui più cari - la denuncia della brutalità imperialista, l'avversione per la sinistra intellettuale e vigliacca - e i luoghi che lo hanno segnato - la Catalogna, la Birmania, Marrakesh. E mentre conosciamo lo scrittore, siamo conquistati dall'uomo che ha vissuto senza risparmiarsi, la mente libera e lo sguardo rivolto al futuro, convinto che "a cinquant'anni ognuno ha la faccia che si merita".



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Un'autobiografia involontaria 2021-11-21 18:00:44 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    21 Novembre, 2021
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Orwell da scoprire

Dentro le corpose pagine ci caliamo in scritti, saggi, diari, lettere che secondo un ordine cronologico ed in prima persona, attraversano la vita di Orwell.
Il testo è suddiviso in capitoli, ciascuno dedicato a periodi di vita significativi.

"Sin dai primi passi della mia carriera avevo imparato che si può sbagliare senza volerlo, e poco dopo imparai che si può sbagliare senza nemmeno scoprire che cosa si è fatto o perché ciò che si è fatto è sbagliato"

La scuola svolta presso un collegio grazie ad una borsa studio ha dell'incredibile per la severità, la discriminazione di classe e lo squallore.

Si passa alla fase della Birmania in cui egli era militare. Successivamente l'autore ripercorre il periodo in cui vive con i vagabondi, povertà, fame e miseria.
Personalmente il capitolo che ho più amato è quello in cui approfondisce la vita nelle miniere ad inizio anni '30. Tema toccante sulle difficoltà di lavoro, sfruttamento e delle conseguenze in termini di salute ed arretratezza. Da qui emergono le idee sul socialismo e non mancano importanti prese di posizione dell'autore.

"Tutti credono alle atrocit commesse dal nemico e non in  commesse dai propri soldati"."in qualsiasi momento , la situazione può improvvisamente capovolgersi e le storie dei crimini provate ed arciprovate ieri, diventano il giorno dopo ridicole menzogne, semplicemente perché è mutato il contesto politico."

La guerra e la politica rappresentano una grande fetta del libro. Interessanti sono le analisi sull'antisemitismo e sui regimi totalitari. Si legge tra le righe l'autore che ritroviamo nei suoi celeberrimi romanzi. Altro tema che non mi ha entusiasmato ma è interessante, consiste nella cultura inglese, le caratteristiche e le tipicità di tale società.
Libro particolare che ho amato molto perché parla di opinioni e piccole vite che sarebbero cadute nel dimenticatoio della grande storia. Parlo da persona di parte, di Orwell troverei interessante anche la lista della spesa.

"Le memorie di un periodo della nostra vita debbono necessariamente sbiadite,  a mano a mano che c'è ne allontaniamo. Si imparano sempre nuove cose ele vecchie devono per forza venir espulse per far posto alle nuove. Ma può anche darsi che le memorie si staglino meglio dopo un lungo lasso di tempo, perché si considera il passato con occhi nuovi e si riesce ad isolare e per così dire scoprire fatti, che prima restavano confusi tra la massa dei ricordi"






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