Poesia Poesia straniera La terra desolata
 

La terra desolata La terra desolata

La terra desolata

Letteratura straniera

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Nel 1922, in The Waste Land, Eliot aveva dato espressione al consapevole disorientamento di un’epoca che, iniziatasi colla prima guerra mondiale, può dirsi duri tuttora e non si saprebbe meglio definire che col titolo di un volume dell’Auden, The Age of Anxiety, l’epoca dell’ansia. The Waste Land chiudeva il suo barbarico edificio con alcuni frammenti di poeti del passato, vestigia di una nobile e secolare tradizione di cultura, e con la dichiarazione: “Con questi frammenti io ho puntellato le mie rovine”. The Waste Land voleva essere insomma un edificio di bassa epoca deliberatamente eretto sull’Ultima Thule del pensiero europeo, proprio al limite della desolazione incombente che minacciava di travolgere ogni traccia d’una cultura secolare. Dall’introduzione di Mario Praz.



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La terra desolata 2023-08-20 12:11:43 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    20 Agosto, 2023
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"Aprile è il più crudele dei mesi [...]"

Un'opera molto, molto complessa, questo celebre poema dell'anglo-americano Eliot (1888-1965) che venne pubblicato per la prima volta nel 1922, al principio di un drammatico dopoguerra già carico di cattivi presagi. La "terra desolata" (o "devastata", secondo una più recente traduzione dell'aggettivo "waste") è infatti il vecchio continente uscito dallo shock e le atrocità del primo conflitto mondiale; non meno “desolata” apparirà ritratta la Londra dell’epoca con le sue atmosfere decadenti e un Tamigi da cui le ninfe sono ormai partite.
Il testo si compone di 433 versi in totale e di cinque sezioni, ognuna delle quali porta un titolo diverso: I. "Il seppellimento dei morti"; II. "Una partita a scacchi"; III. "Il sermone del fuoco"; IV. "La morte per acqua"; V. "Ciò che disse il tuono". La prima parte si apre con il ben noto incipit "Aprile è il più crudele dei mesi [...]" che incuriosisce e affascina.
Un libro dal contenuto poetico decisamente suggestivo, ma - come dicevo sopra - anche di non semplice comprensione in quanto ricchissimo di richiami importanti (a partire da quelli dell'Antico Testamento sino a quelli letterari che addirittura non escludono il nostro Dante); in queste pagine si intrecciano voci e temi diversi che, nel complesso, rivelano da parte dell'autore, premio Nobel nel 1948, una cultura sconfinata.
Recensire in modo approfondito un'opera di tal genere sarebbe impresa ben ardua; chissà se la critica stessa abbia terminato di "scavare" all'interno di questo classico del Novecento, vista la complessità che si concentra nella scrittura di Eliot.
Per poter cercare di comprenderne almeno il significato generale, le note conclusive di questa edizione (Einaudi, 1965) non sono state sufficienti e ho dovuto cercare altro materiale. Non posso nascondere di essere stata messa a dura prova da questa lettura; conto di affrontarla ex novo in futuro, poiché - considerata appunto la sua difficoltà - essa richiede (per lo meno a me) un necessario ritorno. Intanto, felice di questo primo avvicinamento che attendevo da tempo.

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