L'edera L'edera

L'edera

Letteratura italiana

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L'edera" è di fatto il racconto di un solo personaggio, Annesa, la "figlia d'anima", la giovane serva che si innamora del proprio padroncino. La sua maturazione avviene significativamente sulla "via di Damasco", dalla cecità del male alla luce del bene, implicata nella pragmatica di esistenti immodificabili nei loro ruoli e dietro le loro tragiche maschere. La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, "gettata" in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta.



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L'edera 2021-04-25 09:48:44 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    25 Aprile, 2021
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La nostra “russa”!

Dopo “Canne al vento” e una serie di racconti eccomi ad ultimare “L'edera”, un romanzo che ti lascia il segno. Grazia Deledda con le sue storie mi fa sentire tanto “l'aria” dei russi, non solo nelle ambientazioni (qui non ci sarà il freddo russo ma c'è la povertà sarda) ma anche nelle azioni dei protagonisti e soprattutto nel loro lato introspettivo.

La protagonista indiscussa del romanzo è Annesa:

“Ella aveva partecipato a tutte le vicende della famiglia, in quella casa dove il destino l'aveva gettata come il vento di marzo getta il seme sulla roccia accanto all'albero cadente. Ed era cresciuta così, come l'edera, allacciandosi al vecchio tronco, lasciandosi travolgere dalla rovina che lo schiantava.”

Quando faccio un paragone con i russi so che molti lettori vorrebbero storcere il naso al solo pensiero, ma qui non stiamo parlando di un'autrice qualsiasi perché anche lei con le sue doti si è meritata un Nobel per la Letteratura.

In questo romanzo non manca la miseria, la disgrazia che non viene mai sola, l'eroe che in realtà è un antieroe, il deforme, il malvagio, l'allegro, il pio e soprattutto lei, l'edera. La Deledda va nel profondo dell'anima dei suoi protagonisti, li indaga e li fa indagare. Non mancherà, come nei migliori romanzi russi, la coscienza, che prova ad avere la meglio sull'animo umano ma che però viene sopraffatta dalla sua debolezza e da azioni non collegate ai pensieri.

Questo è uno di quei romanzi in cui più volte avrei voluto dare una bella scossa ai protagonisti. Ho assistito impotente alla storia e l'autrice non risparmia nessuno. Una italiana che va riscoperta e approfondita, una donna che si è fatta da sola.

“E pensa, o meglio non pensa, ma sente che la sua vera penitenza, la sua opera di pietà è finalmente cominciata. Domani...: l'edera si riallaccerà all'albero e lo coprirà pietosamente con le sue foglie. Pietosamente, poiché il vecchio tronco, oramai, è morto”.

Un libro che consiglio agli amanti dei russi, della terra sarda e a chi è appassionato di grande letteratura.

Buona lettura!

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L'edera 2021-04-05 19:21:36 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    05 Aprile, 2021
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UN'AUTRICE DA RISCOPRIRE

Il lettore viene colpito, quasi immediatamente, dallo stile avvolgente e diretto dell'autrice, la Deledda riesce attraverso la sua penna a creare dei personaggi verosimili, scavando nel profondo della loro anima, facendo uscire i loro pregi e i loro difetti e conducendo un'attenta indagine interiore e psicologica.

I protagonista Annesa e Paulu non sono perfetti anzi, cercano un riscatto dalla vita, anche se alla fine del libro non è detto che lo riusciranno a trovare e forse dovranno rassegnarsi alla sconfitta.

Annesa e Paulu vivono un amore sbagliato, adultero, anche se loro si sostengono a vicenda, questo non basterà a salvarli da un destino drammatico e crudele.

Paulu è un uomo che viene considerato dalla sua famiglia come la causa di tutti i mali, dopo la sua nascita è iniziato ad andare tutto storto e lui sente molto il peso di questo "pregiudizio" nei suoi confronti.

Annesa pensa di poter salvare Paulu da se stesso, ma in realtà lei non lo conosce veramente e alla prima occasione "lo tradisce", non ricordando l'amore che provava per l'amante. Nel testo ci viene anche detto, dalla stessa autrice, che la donna "più che amare si lasciava amare "ed è proprio così Annesa, si lega alle persone che le dimostrano un minimo di affetto per ottenere tutto quello che può, che sia protezione o amore. La protagonista è una persona molto triste e malinconica che è stata adottata e cerca di trovare un sostegno in qualcun'altro, per colmare il vuoto delle sue origini.




"[...] tu l'hai già detto una volta, che io sono come l'edera; come l'edera che si attacca al muro e non se ne distacca più finchè non si secca."


E' molto forte anche il tema della religione, di come le persone invece di incolpare se stessi per il male che compiono, tendono sempre a dare la colpa a Dio e al destino avverso che ha riservato a loro.

La protagonista del libro è una persona egoista, ipocrita e che non si pente del male che fa e verso la fine del romanzo hanno un'evoluzione negativa che mi ha sorpreso molto.

Tutta la storia è cupa, triste, molto cruda e realista e la parte finale l'ho trovata veramente straziante, l'amore non sempre basta per salvare le persone.

L'autrice riesce a catturare il lettore, lo trasporta all'interno della sua scrittura, lo spiazza e lo confonde per tutto il corso della storia; non si riesce a non sorridere, a non arrabbiarsi, a non piangere leggendo quello che succede ai personaggi. Si instaura una vera e propria empatia con loro.

E' un'autrice sottovalutata e da riscoprire assolutamente.

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L'edera 2014-02-04 15:17:27 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    04 Febbraio, 2014
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Annesa pili brunda

L'edera si arrampica sul tronco, prolifera e tinge rigogliosa il piu' incolore dei legni. 
Tragica la sorte di questo vegetale innamorato del suo ramo, l'edera lo avvolge in una comunione sempre piu' fitta, sempre piu' soffocante e l'albero muore sotto la sua morsa voluttuosa, difensiva.
Strapparla per donare ossigeno al supporto, ucciderla: tra albero ed edera non c'e' pace, sono creature drammatiche.
Forse essa potra' sopravvivere innocua amando un arbusto morente. In un incedere privo di vitalita', prosciugato di ogni linfa.

Sardegna di montagna e boschi, di un mare lontano, ricamo bianco delle vette celate al tramonto da nubi color fiore di malva. 
Un'antica tenuta nobiliare decandente come i suoi abitanti, ormai inghiottiti dai debiti . 
Gente buona, gente caritatevole, don Simone e ziu Cosimu siedono anziani in compagnia dei loro pettegolezzi. 
Annesa l'orfanella accolta da piccina, accoccolata  su un gradino che dà sull'orto di basilico e rosmarino e pomodori. Scende la sera tiepida come una roccia scottata dal sole, che libera il tepore lentamente.
E ancora Sardegna di pascoli e pecore, granito screziato di muschio  e  di licheni che si allunga verso il cielo terso, una chiesetta medievale, pane e formaggio.

Splendida penna dalle vocali talvolta contraffatte dalla cadenza dialettale, il racconto e' melanconico e molto gradevole. Disperato e pulito in un magnifico affresco di cose piccine, un paesello di persone semplici cosi' vivo e verace da obbligarci a trattenere il fiato. E osservare un angolo d'Italia al passato con mite approvazione per una narrativa incantevole. Buona lettura.

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