Narrativa straniera Classici Il valzer degli addii
 

Il valzer degli addii Il valzer degli addii

Il valzer degli addii

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"C.S.: Lei non ha parlato quasi per nulla del "Valzer degli addii". "M.K.: Eppure è il romanzo che in un certo senso mi è più caro. Come "Amori ridicoli", l'ho scritto con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d'animo. Anche molto più in fretta. "C.S.: Ha solo cinque parti. "M.K.: Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. E' assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville." (Milan Kundera, "L'arte del romanzo")



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Il valzer degli addii 2020-08-23 15:36:20 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    23 Agosto, 2020
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Addii al ritmo di valzer

Cinque giornate raccontate in altrettanti capitoli, otto personaggi diametralmente opposti, un'unica e sola ambientazione sono gli elementi che compongono questo piccolo e delicato romanzo di Milan Kundera che, nel rispetto della sua migliore tradizione letteraria, mette una trama semplice e leggera al servizio di profonde riflessioni. Il tutto condito dall'immancabile ironia e dalla finezza della sua penna. Si parla di tutela della vita e interruzione della gravidanza, osservando il dilemma sia dal punto di vista etico e religioso, sia da quello civile, pragmatico, scientifico, senza patteggiare per una o l'altra fazione. "Avere un figlio significa esprimere un accordo assoluto con l'uomo. Avere un figlio è come dire: sono nato, ho provato la vita e l'ho trovata così buona che merita di essere ripetuta." Ci si interroga sul concetto di giustizia con particolare attenzione al rapporto tra perseguitato e persecutore e sull'impossibilità di tracciare un confine netto tra l'uno e l'altro perché "arrivare alla conclusione che non ci sono differenze tra il colpevole e la vittima significa perdere ogni speranza. E questo si chiama inferno, ragazza mia". Ci si domanda se, come e quando l'uomo ha il diritto di uccidere un suo simile, arrivando a menzionare Dostoevskij e il suo Raskol'nikov, chiedendosi se l'assissinio può essere o meno una forma corretta di giustizia. "Il desiderio di ordine è al tempo stesso desiderio di morte, giacché la vita è una perpetua violazione dell'ordine. Oppure, con una formula opposta: Il desiderio di ordine è il pretesto virtuoso con cui l'odio per gli uomini giustifica i propri misfatti." Il tutto con i tempi, le atmosfere, le scenografie tipiche dell'opera teatrale. Siamo in Boemia, in epoca socialista, all'interno di uno stabilimento termale specializzato nella cura della fecondità femminile. Una gravidanza inaspettata, frutto di una notte di debolezza carnale, lega la bella infermiera Ruzena al famoso musicista Klima. Lei però ha un fidanzato ossessivo, il giovane idraulico Frantisek, lui una moglie gelosissima, Kamila. Klima tenta di convincere la giovane ad abortire, sfruttando l'amicizia con il dottor Skreta, direttore della struttura sanitaria, diviso tra il compito di favorire le nascite e il potere di consentire le interruzioni della gestazione. Questi a sua volta è legato ad altri due personaggi, il ricco uomo d'affari americano Bertlef, paziente storico della clinica, da cui vorrebbe essere adottato per acquisire il doppio passaporto, e Jakub, burocrate politico legato al regime, prima vittima poi carnefice delle purghe filosovietiche, prossimo a lasciare la patria e a sua volta legato all'esile Olga, paziente del centro, figlia di un suo ex amico e compagno, poi caduto in disgrazia e giustiziato. Storie comuni ma non banali, che inevitabilmente finiranno per intrecciarsi le une alle altre, sciogliendosi infine dall'intrico e prendendo ognuna la propria strada in un continuo addio al ritmo di valzer che, come si evince dal titolo, è il concetto alla base del libro. Kundera evidenzia infatti come la vita di ognuno di noi, dall'umile idraulico al famoso artista, dalla semplice infermiera all'illustre medico, sia un continuo susseguirsi di incontri cui non possono che seguire inevitabili abbandoni, inesorabili addii, che siano essi di natura sentimentale, umana, materiale, spirituale, che chiudono definitivamente e malinconicamente capitoli più o meno importanti dell'esistenza, segnando tuttavia nuovi e spesso incoraggianti inizi che, prima o poi, culmineranno nell'ennesimo, perentorio, risolutivo saluto. "Andò a passo rapido verso la macchina, aprì la portiera, si sedette al volante e ripartì per il confine. Ancora ieri credeva che sarebbero stati momenti di sollievo. Che sarebbe partito con gioia da quel paese. Che avrebbe lasciato un luogo in cui era nato per sbaglio e a cui non apparteneva veramente. Ma in quel momento sapeva che stava lasciando la sua unica patria e che non ne esistevano altre."

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Il valzer degli addii 2020-07-30 20:47:55 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    30 Luglio, 2020
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Etica, morale, politica e omicidio

A dimostrazione del fatto che la grandezza di Kundera non si vede solamente nel celeberrimo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, oppure nel meno noto “L’immortalità”, vale sicuramente la pena di ricordare e leggere questo romanzo del 1973 che, citando le parole dello stesso autore, può pertanto definirsi un “vaudeville in cinque atti”, una commedia leggera e frizzante ma con tanto contenuto. Sullo sfondo di una località termale cecoslovacca, nota per le terapie a sostegno della fertilità femminile, si incrociano le vite di alcuni personaggi tra i quali si stagliano le vicende dell’infermiera Ruzena, rimasta incinta, e del suo amante (ma solo per una notte) Klima, noto trombettista, considerato il padre del futuro nascituro. La storia diventa così l’occasione per quei classici approfondimenti filosofici, etici e morali ai quali Kundera ci ha abituati. Il confronto tra Ruzena e Klima è innanzitutto uno scontro sull’aborto nella quale prevalgono i differenti punti di vista ed interessi, ed in cui Kundera introduce, attraverso le parole di uno dei suoi protagonisti, anche una prospettiva cristiana: “Tutti gli avvenimenti sono nelle mani di Dio, e noi ignoriamo la loro sorte futura; con questo voglio dire che accettare la vita così com’è significa accettare l’imprevedibile. E un bambino è l’imprevedibilità stessa”.

Accanto agli interrogativi sull’opportunità di abortire, si incastrano nel romanzo anche interrogativi e riflessioni squisitamente politiche. Kundera è infatti noto per le sue prese di posizione contro i regimi totalitari e contro l’impatto della cattiva politica sulle vite dei cittadini, come avveniva nel suo paese in quel preciso momento storico, sotto l’influsso comunista: “Se la scienza e l’arte sono effettivamente il teatro naturale e autentico della storia, la politica è, al contrario, il chiuso laboratorio scientifico in cui si compiono esperimenti inauditi sull’uomo! Cavie umane vengono fatte precipitare nella trappola e poi di nuovo sollevate sulla scena, sedotte dagli applausi e terrorizzate dal capestro, denunciate e costrette alla delazione”.

Ma le sorprese di questo romanzo -nel quale l’etica ed il richiamo ad una giustizia ultraterrena e mistica si palesano sorprendentemente (“La giustizia non è una cosa umana. C’è la giustizia delle leggi cieche e crudeli, e c’è forse un’altra giustizia superiore, ma quella per me è incomprensibile”)- vanno ancora oltre, fino ad omaggiare uno dei più grandi romanzieri di sempre, con un parallelismo con Raskol’nikov. Perché nel Valzer degli addii Kundera stupisce i lettori attingendo anche al genere poliziesco ed il presunto omicida si pone quelle stesse domande che si poneva il protagonista di “Delitto e castigo” sul diritto di uccidere e di sacrificare altre vite, partendo dal presupposto che la natura umana è feroce e “che ogni uomo desidera la morte di un altro e che dal delitto lo distolgono solo due cose: la paura del castigoe la difficoltà fisica dell’uccidere”.

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Il valzer degli addii 2020-04-06 09:30:58 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    06 Aprile, 2020
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Addii a ritmo di valzer

Tutto ha inizio con una telefonata da parte di una donna conosciuta un paio di mesi prima durante un concerto e con la quale ha passato una focosa notte d’amore. La conversazione ha ad oggetto una notizia inequivocabile: “sono incinta di tuo figlio”. È panico allo stato puro per il trombettista, sposato e innamorato follemente della moglie ed eppure incapace di rinunciare alla possessione di quelle femme che così lo attraggono e che smettono di interessargli appena ottenuto l’oggetto del desiderio. Che fare? Ella non vuole interrompere la gravidanza ma ha deciso che la paternità gli appartiene, deve parlarvi. Decide di recarsi nel paesino termale in cui questa svolge la professione di infermiera accudendo e aiutando con bagni terapeutici donne infeconde. Giunto nel luogo le vicende si ampliano e arrivano a ricomprendere altri cinque protagonisti (un ginecologo estremamente fecondo, un americano, uno psicologo reduce da molteplici problematiche politiche che lo hanno portato alla carcerazione, la figlia del condannatore di quest’ultimo e un giovane ragazzo innamorato ma anche fortemente ossessionato dalla figura di questa amata che lo ha reso uomo e che nondimeno lo respinge) per un totale di otto voci che tra loro si intersecano e ricomprendono tutti gli elementi filosofici propri di Milan Kundera. Con uno stile elegante ma al contempo anche ironico il narratore affronta temi variegati che vanno dall’infedeltà, all’aborto, alla procreazione, all’amore, alla paternità, all’eugenetica, alla bellezza dell’effimero, all’apparenza, al sentimento con tutte le sue illusioni e disillusioni, all’incomprensione, all’odio, all’incapacità di relazionarsi, alla menzogna, alla relazione con l’animale (anche in questo titolo è presente un cane), al crimine. Eh sì, anche al delitto. Perché ne “Il valzer degli addii” non manca anche un risvolto tipicamente noir che sfocerà in un misfatto preannunciato e del cui autore e della cui vittima il lettore ha immediata intuizione ma che non manca di arricchire questa trama già per sua natura eclettica. Tanti elementi comuni, quindi, che però sono caratterizzati anche da elementi di novità che differenziano lo scritto dagli altri componimenti. Molteplici sono altresì le varie riflessioni sul delitto in sé in tipico riferimento e stile Dostoevskiano.
Un elaborato prettamente filosofico, dal significato intrinseco, dalla piacevolezza mutevole in base al chi legge.

«Che cosa le importava essere fatta così o in altro modo? Perché si tormentava a causa di un’immagine allo specchio? Possibile che non fosse nulla più che un oggetto agli occhi degli uomini? Una merce che porta se stessa al mercato? Non era proprio capace di essere indipendente dal proprio aspetto, almeno nella misura in cui lo è ogni maschio?»

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Il valzer degli addii 2017-09-07 09:54:24 Silvia Argentati
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Silvia Argentati Opinione inserita da Silvia Argentati    07 Settembre, 2017
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RECENSIONE


Intelligente, ironico, divertente e profondo, questo romanzo del 1972 che ha tutte le caratteristiche della commedia nera. Con uno stile fluido ed elegante Milan Kundera racconta le vicende di otto personaggi invischiati in una cittadina termale, meta privilegiata di donne presumibilmente infeconde. Nell’arco temporale di sole cinque giornate si intrecciano paradossalmente tra loro le vite del trombettista Klima, reo di aver tradito la moglie (di cui è tra l’altro innamoratissimo) in una notte di festeggiamenti e bagordi post concerto, Kamila, la bellissima moglie del musicista accecata dalla gelosia, Skreta, il medico ginecologo “impollinatore” che elargisce il proprio seme a insaputa delle sue pazienti con difficoltà procreative, Ruzena, la giovane e gravida infermiera dello stabilimento termale incerta sulla paternità del proprio figlio ma che ha già scelto il padre a lei più congeniale, Jakub, lo pseudo psicologo prossimo a lasciare il Paese dopo un passato di turbolenze politiche, Bertlef, ricco villeggiante americano nonché saggio predicatore, fervente religioso e donnaiolo, Olga, figlia di un rivoluzionario condannato a morte e Frantisek, ingenuo ragazzo sedotto e abbandonato trasformatosi in stalker.
A dominare su tutto è la maestria e lo sguardo profondamente ironico dello scrittore ceco che indaga il rapporto dell’individuo con gli altri e con se stesso, in un turbinio di eventi che lascia spazio a tutte le voci (per questo è un grande romanzo polifonico). Come ebbe modo di scrivere Italo Calvino: “tra tanti scrittori di romanzi, Kundera è un romanziere vero, nel senso che le storie dei personaggi sono il suo primo interesse: storie private, soprattutto storie di coppie, nella loro singolarità e imprevedibilità. Il suo modo di raccontare procede a ondate successive e attraverso divagazioni e commenti che trasformano il problema privato in problema universale, dunque anche nostro”.
Infatti Kundera, con la “leggerezza” che gli è congeniale, ne “Il valzer degli adii” affronta temi come l’infedeltà, l’aborto, la procreazione, la paternità, i progetti eugenetici, la bellezza e il delitto. Sì, il delitto, perché le circostanze e il caso possono trasformare un uomo qualsiasi in potenziale assassino o semplicemente rivelare a se stesso che dentro di sé lo è sempre stato. Procedendo verso il finale dunque, il romanzo prende anche i connotati di un giallo. Si tratta di omicidio o suicidio? Sarà un ispettore giunto alla stazione termale per interrogare i sospettati a svelare la verità? O il caso, a cui nessun essere umano può sottrarsi, si prenderà gioco di tutti?
Milan Kundera nel frattempo sollazza il lettore con un magico parallelismo tra Raskolinkov, il protagonista del romanzo dostoevskiano “Delitto e Castigo” e un personaggio de “Il valzer degli addii” disquisendo ( la voce di chi marra e la voce di chi riflette sono la stessa voce) sul significato intrinseco e personale del commettere un delitto, in quanto anche l’assassinio può diventare un atto di autoconoscenza.
Questa commedia nera intrisa di ironia, narrata nello stesso tempo (proprio come a teatro), dà la possibilità a tutti i personaggi di autoconoscersi, di autorivelarsi. Nelle loro vite c’è un’epifania (come in J. Joyce), cioè un momento speciale in cui un episodio diventa rivelatore del vero significato della loro esistenza. E non è detto che questo disvelamento della realtà sia meno inquietante della falsità.

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