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Viaggio al termine della notte
 
Viaggio al termine della notte 2018-05-23 15:20:29 annamariabalzano43
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    23 Mag, 2018
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L’antieroe del novecento

Bardamu come Roquentin o Ulrich, Bardamu come Mattia Pascal o Zeno, Bardamu in viaggio attraverso la vita come il piccolo insignificante Leopold Bloom, è certamente ancora una volta il simbolo dell’antieroe del novecento, colui che, quale Picaro moderno, è testimone della mediocrità, della corruzione e della perdita di valori della società del suo tempo. Dagli orrori della guerra, al cinismo di una borghesia priva di scrupoli, alla vita alienante delle metropoli industriali, ai desolanti sobborghi della periferia parigina, Bardamu è attore e testimone in una narrazione che ha come scopo la demistificazione d’ogni realtà edulcorata. Siamo ben lontani non solo dai protagonisti ottocenteschi di Walter Scott, ma anche da quelli molto più vicini alla realtà, come i personaggi del ciclo dei Rougon Maquart. Il novecento è il secolo disilluso, è la terra desolata popolata dai Prufrock e dai discendenti di Bartleby, è il secolo dilaniato dalle più terribili guerre e sta all’artista denunciare la condizione umana ormai vicina a una perdita totale di speranza. In Céline la speranza è vanificata da un’unica assoluta certezza che è la certezza della morte. Il viaggio di Bardamu lo porta attraverso la notte della vita, attraverso la sua oscurità, attraverso i suoi luoghi putrescenti e maleolenti. E i personaggi che lo accompagnano mostrano essi stessi i loro limiti, le donne con le quali stabilisce rapporti non riescono a dargli un amore duraturo e stabilizzante, perché questa è l’epoca dell’ incertezza, della insicurezza fisica e psicologica. “La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.”
L’opera di Céline, rivoluzionaria nel suo contenuto, lo è ancora di più nella forma espressiva che sovverte ogni ordine e regola grammaticale e sintattica, un linguaggio anarchico che riflette quello colloquiale molto vicino all’argot. Forma e contenuto, dunque esprimono con chiarezza l’esigenza di ribellarsi agli schemi precostituiti degli eredi del Parnasse.

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Commenti

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Anna Maria, il tuo commento mi è molto utile, è tra i miei ultimi acquisti, ma temo lui quanto Musil...il tuo voto di piacevolezza poi mi spaventa.
Non è una lettura piacevolissima, Laura, ma è un "must"!
Complimenti per la recensione. Concordo con te sull'importanza che il romanzo ha avuto nel rappresentare la crisi dell'uomo del Novecento. E' anche un romanzo molto coraggioso perché, come diceva Bukowski, Celine si è tolto fuori le viscere e ci ha riso sopra.
Grazie Giulio. È vero il romanzo è anche in gran parte satirico.
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