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Per le strade di Milano
Credo che risalga ai tempi in cui andavo al Cairo, quando ero costretta a ricorrere ampiamente al taxi per gli spostamenti nella metropoli, la mia crescente curiosità e simpatia per la categoria dei tassisti, coi quali facevo sempre lunghe e animate chiacchierate. Sarà per questo che appena ho iniziato la lettura de “Il cane che mi guardava e altri racconti del taxista”, libro nel quale mi sono imbattuta in biblioteca per puro caso, mi è subito piaciuta la prosa racchiusa nelle sue pagine. Un raccontare attento, ordinato e pacato che a poco a poco conduce il lettore per le caotiche vie della città di Milano. È lì, infatti, che agisce quotidianamente l'autore della pubblicazione, Giovanni Ubezio, nella sua professionale veste di tassista a cui si è ispirata quella, forse per lui inattesa, di narratore.
Tra chiamate al radiotaxi, attese ai posteggi e ai semafori, ingorghi e altri inconvenienti stradali, prendono vita questi racconti che culminano spesso in personali considerazioni sul proprio mestiere e sui casi della vita caricati a bordo. Giovani e anziani, italiani e stranieri, persone per bene e truffatori, se non addirittura gente appena uscita di galera, liberi professionisti, manager aziendali, impiegati, casalinghe e donne in carriera: risulta ampia e variegata la gamma sociale che il tassista ha occasione di far salire ogni giorno in macchina; ognuno con la propria vicenda, talvolta comune a tante, talaltra unica e irripetibile, storie che si esauriscono nel giro di una corsa, altre che invece si protraggono casualmente nel tempo (come quella del cane dell'architetto o della gattara).
Stando a quanto afferma l'autore stesso, l'abitacolo del taxi finisce per diventare una sorta di confessionale e il conducente si ritrova così a rivestire i laici panni del confidente al quale, proprio in virtù del suo essere sconosciuto, sembra possibile raccontare quasi tutto. Persino “peccati” altrimenti inconfessabili in merito ad attività non certo lecite; in verità, dopo anni di lavoro alla guida di un taxi, ci sarebbe materiale a sufficienza per scrivere forse romanzi più che racconti. Mestiere avventuroso e affascinante, dunque, quello del tassista, depositario di segreti e informazioni riservate, nonché attento osservatore del quasi mai tranquillo mondo della strada? O, più semplicemente e realisticamente, a lungo andare logorante?
Pubblicato nel 2012 dalla casa editrice milanese il Saggiatore, “Il cane che mi guardava e altri racconti del taxista” è un bel libro che dona una lettura molto piacevole, contraddistinta da una buona qualità di scrittura e uno stile narrativo spesso accattivante e coinvolgente che suscita continua curiosità in chi legge. A completare il tutto, qualche più che credibile nota di solitudine metropolitana che la penna di Ubezio ha lasciato inevitabilmente trasparire qua e là nelle storie raccontate, mentre il taxi procede ostinato in mezzo al traffico già in attesa della corsa successiva.
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