Casa di mare Casa di mare

Casa di mare

Letteratura italiana

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È la notte del 14 febbraio del 1983. Dovrebbe essere una sera di festa, ma Albino Buticchi è da solo nella sua grande villa di Lerici. Attorno a lui tutto è silenzio, ma dentro la sua mente i pensieri si affollano, e finiscono per correre tutti verso una sola direzione: la pistola che stringe in mano. L’arma che presto si punterà alla tempia. Ma cosa ha spinto un uomo abituato al successo a compiere quel gesto estremo? La vita di Albino Buticchi è stata tutta all’insegna delle passioni. Quella per la velocità e per le auto da corsa, innanzitutto, che lo porta a diventare un pilota di fama, al volante di alcune tra le più titolate vetture da competizione della sua epoca. Quella per il calcio, che lo fa diventare, poco più che quarantenne, presidente del Milan. E quella, dalle conseguenze tragiche, per il gioco d’azzardo: una passione divorante che lo costringe ad accumulare perdite via via sempre più ingenti. Una vita straordinaria la sua, costellata di avventure – dalle esperienze difficili durante la seconda guerra mondiale alla legione straniera fino alla vertiginosa ascesa economica e sociale durante gli anni del boom. Un’esistenza sempre al limite tra l’ambizione e l’eccesso e piena di accadimenti che, visti oggi, hanno quasi il sapore di un favoloso romanzo d’avventura. Eppure, sono state persone uniche come Albino Buticchi a fare l’Italia quando dell’Italia restavano solo macerie. Perché questa è una semplice e grandissima storia italiana. Ma soprattutto, è la vita di un padre raccontata attraverso gli occhi del figlio.



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Casa di mare 2016-11-23 02:19:36 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    23 Novembre, 2016
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Le case parlano

Marco Buticchi parte dalla “Casa di mare” in Liguria per riprodurre la burrascosa vita di suo padre, Albino Buticchi, del quale narra le gesta che lo condussero dall’originaria condizione di umiltà al successo economico di imprenditore petrolifero e di presidente del Milan calcio.

Il romanzo si apre con il fallito tentativo di suicidio del padre (“Ma il tempo, quando decide di scadere, lo fa senza preavviso”), che – in preda alla ludopatia – distrugge la fortuna economica costruita con anni di lavoro, ma anche grazie a felici intuizioni e scelte azzardate.

Albino ben si presta a indossare le vesti dell’eroe di un romanzo, sia per le avventurose esperienze di gioventù, sia per la frequentazione del “bel mondo” che conseguì al successo economico e sportivo.
Ma l’attenzione del figlio scrittore è soprattutto puntata sull’analisi della patologia che afflisse il padre (“Forse fu Egle a insegnare a mio padre quanto gravoso potesse diventare il peso dell’esistenza”): la smania del gioco d’azzardo (“La cassettina piena di fiches, in particolare, faceva parte della magia che fa dimenticare il valore del denaro”), che condusse l’uomo di successo all’autodistruzione e causò tante sofferenze familiari (“Ma la promessa di ogni giocatore è assai meno fedele di quella del più spergiuro tra i marinai”). Soprattutto su questo si interroga lo scrittore, che sceglie alcuni aforismi di Camus (“Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia”) anche per introdurre le fasi giovanili della vita paterna (“Non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare”).

Bruno Elpis

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