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Le notti bianche
 
Le notti bianche 2013-10-30 19:36:59 Veronic
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Veronic    30 Ottobre, 2013

Approfondimento

Siamo a San Pietroburgo, in Russia, la traduzione italiana del titolo ci indica quella particolare fenomeno astronomico, per cui il crepuscolo dura per tutta la notte.
Il sole rischiara il cielo fino a tardi, ma contrariamente da ciò che ci si aspetta, la città non s’irradia in questo tepore, anzi, questo chiarore invita quasi tutti i suoi abitanti in da?a (villeggiatura),lasciando così, una grande città deserta, muta, dove padroneggia, inizialmente, un solo veterano, il nostro protagonista sognatore.
La nostra attenzione è pertanto sgombra di qualsiasi altro volto, il nostro sognatore ha tutta la nostra attenzione, e ci fa strada in questo deserto urbano.
Ce ne disegna l’urbanistica, possiamo seguire nel testo la planimetria composta dai pochi elementi asettici, che prendono vita solo se accompagnati dalla voce e dal passo del protagonista, ne ipotizza grotteschi dialoghi, ma svaniscono non appena il sognatore gira l’angolo.
Pochi elementi curano lo sfondo delle avventure del nostro protagonista, ed il medesimo personaggio è scarnito di una descrizione corporea e ancor più d’altra denominazione se non :“sognatore”.
La fisicità delimita l’aspetto del sogno, ogni qual volta descrive in maniere troppo circoscritta un ambiente si spezza il sogno, e le pareti divengono affumicate ed anguste, come la sua stanza.
Ha un paradossale rapporto con il mondo dei sogni, vede in esso il metodo di salvezza per la vita reale ma le strutture che gli permettono di varcare nel mondo dei sogni, dall’altro lato, lo rinchiudono al di fuori del mondo reale.

Affronta queste limitazioni nel momento in cui, nella suo rettilineo metafisico, incontra una donna che spezza il suo percorso quotidiano. La donna ha un corpo, un nome, Nasten’ka ,una storia, e gli da l’occasione per 4 notti di vivere attraverso i dialoghi un sogno più bello e più forte di tutti i sogni che possa aver mai fatto: l’amore reale.
Una visione lenta,ovattata ci presenta delicatamente quest’incontro. E’ l’incontro di due persone apparentemente molto diverse, una diciassettenne triste in attesa del suo promesso sposo,ed in uomo insicuro,solo, sempre sulla soglia dell’ultima decisione. Faranno forza su i loro punti deboli, ed il sognatore senza alcun filtro si sfogherà dei suoi silenzi con il mondo reale, e Nasten’ka ne apprezzerà la purezza, la singolarità di quell’uomo, sfogandosi anch’essa dei silenzi e dalle attese che ha ricevuto dal mondo.
Il sognatore comincia a fraternizzare con il volti dei racconti della vita di Nasten’ka e pur scoprendosi innamorato di lei, non può che rispettare quell’uomo che precedentemente, si è accorto di lei, e l’ha resa felice, seppur ancora solo nell’aspettativa.
Un lento avvicinarsi psicologico, il passeggiare accanto a della aspettative per 4 notti, e sull’incedere del raggiungimento della felicità, della conquista del sogno amoroso, scende al notte, comincia un nuovo giorno e si ricade nel vuoto iniziale. La ragazza rincontra il suo promesso sposo, lasciando il sognatore nuovamente un solo ricordo incorporeo, seppur il più intenso della sua vita.

E’ una lettura classica, delicata, che lascia spazio a qualsiasi libera reinterpretazione, nella semplicità dei dialoghi, nell’essenzialità della struttura, ho trovato un libro che ha attraversato i miei pensieri, per un bell’istante. Questo libro come sembra alterego del suo protagonista e del suo autore, sembra non aver pretese, penetra solo per qualche istante, nella dimensione sognante del lettore che vuol lasciarsi attraversare.
E’ curioso notare come quest’opere di Dostoevskij, come del resto, la sua persona, hanno generato un’ attrattiva poliedrica intorno agli anni cinquanta del novecento.
Una regia essenziale, che in chiave moderna, potremmo definire alla Dogville di Lars Von Trier, viene ben più strutturata e umanizzata nella versione omonima dell’opera di Luchino Visconti del 1957, dove un Marcello Mastroianni, ci immerge con un melanconico bianco e nero, all’interno della storia di un uomo comune.
Nello stesso anno del film di Visconti, in Italia si comincia fraternizzare anche musicalmente con la poetica romantica di Dostoevskij.
Leo Chiosso su la musica di Fred Buscaglione scrive “Il siero di Strokomogoloff”, un’ ilare composizione che decanta le doti miracolose di un siero, che donò l’ispirazione e altri similari poteri a maestri dai nomi dissonanti ma dal talento illustre:

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