Narrativa italiana Romanzi storici Il mercante di Venezia
 

Il mercante di Venezia Il mercante di Venezia

Il mercante di Venezia

Letteratura italiana

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E' il 1508, in una laguna avvolta dalla nebbia un gruppo di ebrei in fuga attende l'arrivo di un'imbarcazione. Puntano dritto su Venezia, l'isola sicura di cui si fidano, la patria di mercanti e commerci che li proteggerà. A condurli è Moses Conegliano, uomo saggio e carismatico, sempre intento a scrutare il futuro per prevedere i disegni del destino. Un ebreo riflessivo e insieme votato all'ottimismo, pronto a fare da guida e consigliere, a consolare e spronare. La città che li accoglie è spregiudicata e tollerante, spensierata come i salotti delle sue dame, cinica e mondana come le contese politiche dei patrizi nelle sedute del Consiglio. Non per questo però è sorda agli echi imperiosi delle battaglie di religione, degli scontri tra luterani e cattolici, né immune dal fanatismo dell'inquisizione che avanza e condiziona gli equilibri politici. E anche la Repubblica Serenissima deve prendere posizione, correre ai ripari per salvaguardare la fede cristiana minacciata. Così, tra segnali infausti che si susseguono, mentre un violento terremoto scuote la città, l'Arsenale prende fuoco e a Rialto bruciano le botteghe, mentre processioni di angeli e flagellanti sfilano in un macabro tripudio di reliquie e i predicatori annunciano la fine del mondo per mano degli infedeli ebrei, i serenissimi patrizi decidono l'istituzione del Ghetto. Il dramma della Storia si intreccia indissolubilmente alla vita di Moses Conegliano e della sua famiglia. A quella dell'adorato figlio Davide, che partirà mercante in Oriente. Di Gabriele, il primogenito insofferente e ribelle, che ripudierà la religione del padre per farsi cristiano, senza trovare mai pace. Di Stella, la figlia dolcissima legata al potente patrizio Francesco Sebastiano Giustiniani, ma separata da lui dalle invalicabili leggi della società civile.



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Il mercante di Venezia 2011-04-14 18:50:33 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    14 Aprile, 2011
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Il mercante di Venezia

Siamo a Venezia nel 1508, allorché un gruppo di ebrei in fuga da Treviso, approda in laguna alla ricerca di un luogo sicuro in cui vivere stabilmente.
Nella Serenissima il commercio prospera, la nobiltà lagunare si abbandona ad una vita divisa tra intrighi politici e piaceri sfrenati, si respira ancora una certa tolleranza nei confronti del popolo ebraico, almeno finché anche i veneziani non dovranno adeguarsi alle posizioni assunte dalla Chiesa di Roma, giungendo a ritirare l'iniziale ospitalità loro concessa.
In questo contesto, Calimani dipana la storia della famiglia Conegliano, un nucleo numeroso che tenta di rimanere unito, nonostante le avversità e i cambiamenti socio-politici di cui sarà testimone nell'arco temporale di cui si narra.
L'opera non convince né per l'intreccio romanzesco né per la ricostruzione storica.
Da un autore avente fama di buon saggista e storico, ci si aspetterebbe di immergersi in un affresco dell'epoca nitido, ricco di particolari e di colore; purtroppo ciò non avviene, in quanto si percepisce che vi è sotteso un lavoro di ricerca storica e bibliografica, ma il tutto non riesce ad emergere e l'ambientazione rimane grigia e sfumata durante l'intera narrazione. Le immagini di Venezia sono rapide e fugaci , così come la citazione di alcuni eventi lagunari, ad esempio l'istituzione del Ghetto ebraico, lasciando al lettore una sensazione di incompiutezza e di carenza di informazioni adeguate.
Tuttavia l'aspetto meno riuscito, rimane la costruzione della trama; non decolla, non coinvolge, langue d'azione e di vivacità, così come la galleria di personaggi, descritti nelle abitudini e stili di vita dell'epoca, ma destinati a rimanere figure scialbe.
Dispiace bocciare l'opera di un professore come Calimani, ma ritengo che l'autore non sia riuscito nel suo intento.

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Il mercante di Venezia 2011-01-07 20:54:17 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    07 Gennaio, 2011
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Meglio i saggi, professore...

E' un'ottima lettura didascalica, non c'è dubbio.
Moses, capostipite dei Conegliano, una delle famiglie israelite più importanti della Serenissima.
L'ipotesi di una sua "embarcada" addirittura con una data precisa.
Però, professor Calimani, mi consenta di dirle che l'escamotage del racconto è decisamente, eccessivamente debole.
Lei è un grande storico dell'Ebraismo, soprattutto di quello veneto.
Ma il romanzo, quello deve ammettere che lascia un po' l'amaro in bocca.
Le fonti d'archivio cui nei suoi magnifici e pregevoli saggi ha la deliziosa abitudine d'attingere risultano quasi nette, evidenziate per così dire.
Dove si lascia un po' andare, lo confesso, è nel ricamo della personalità di Moses e ... non scherzo, nella descrizione della bellezza del Canal quando era ancora tanto limpido da farci il bagno.
Recentemente ha riprovato con altro romanzo, altra storia, stesso obiettivo.
Mi auguro di poter presto gustare un altro saggio storico scritto da lei.
Senza passare da un narrato di maniera.
Con immensa stima,
Jan

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