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Chi ti credi di essere?
 
Chi ti credi di essere? 2018-12-10 10:36:41 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    10 Dicembre, 2018
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Perdere la bussola

Neppure dei Nobel ci si può fidare. E' infatti la prima volta che mi capita un libro, scritto da un'autrice gratificata dall'ambito Premio, che mi pare assolutamente non all'altezza.
Si tratta di un romanzo che fa sospettare un assemblaggio di racconti con la medesima protagonista.
Per struttura può ricordare "Olive K..." della Strout, ma come personaggio Olive è molto più interessante, una figura drammatica con un epilogo in linea col suo carattere aspro e puntuto.
Qui, invece, Rose viene presentata come una studentessa d'eccellenza, ma la sua presunta cultura e il livello intellettivo proprio non si avvertono. Quale donna irrealizzata è resa come figura banale, una che non può fidarsi di se stessa ; che si crede libera, invece è solo un po' libertina. Tutto narrato senza grandi sussulti vitali, quasi appiattito in una scrittura pur gradevole, ma nulla di più.

Come personaggio che non può fidarsi di se stesso, mi ricorda il protagonista di "Casa" dell'eccellente Marilynne Robinson. Là però lo spessore dell'analisi psicologica e il dramma di un individuo sono resi con una profondità che affascina e sconvolge, che apre a domande di fronte alle quali ci si sente smarriti, come capita leggendo Dostoevskij.
Qui invece nulla di tutto ciò : si respira quell'atmosfera un po' femminilista, che troviamo in certe scrittrici di poco talento, se non addirittura una punta di compiacimento ; una sensazione sgradevole personalmente sperimentata ancor più in "Va' dove ti porta il cuore" della Tamaro.

Non escludo che A. Munro sia una grande scrittrice, ma questo libro non le fa particolare onore.


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Commenti

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siti
10 Dicembre, 2018
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Ah, peccato!
Che peccato! Avevo scelto proprio questa raccolta di racconti per approcciarmi alla Munro...
Cavolo, che peccato. Le mie precedenti esperienze con l'autrice non sono state sempre positive, la tua opinione mi conferma che molto probabilmente io e lei non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Meglio evitare. Grazie Emilio
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Emilio Berra  TO
10 Dicembre, 2018
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Maria, mi dicono che questo è uno dei suoi primi libri. Forse per questo m'è parso tanto immaturo. O semplicemente la Munro non è nelle mie corde.
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Emilio Berra  TO
10 Dicembre, 2018
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Chiara, questo libro ha l'ambizione di essere un romanzo. L'autrice presumo riesca meglio nei racconti.
In risposta ad un precedente commento
Emilio Berra  TO
10 Dicembre, 2018
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Laura, è stato proprio una delusione.
Ti capisco Emilio, anche a me è successo di restare deluso da un Nobel. Nel mio caso si è trattato di Pasternak e del suo "Il dottor Zivago". La Munro non mi ha mai attirato particolarmente, infatti finora non ho letto nulla di suo. Se un giorno dovessi decidermi non comincerò certo da questo titolo.
Complimenti per la franchezza e il coraggio, Emilio. Di solito di fronte a un Nobel si prova una sorta di deferenza che impedisce quasi di esprimere uno spassionato parere critico. Per quanto riguarda la Munro in particolare, io ho letto solo "Il sogno di mia madre" (di quasi vent'anni successivo al libro da te recensito) e ho trovato la sua scrittura sensibile ed elegante, ma anche intenzionalmente asciutta e algida. Non l'ho trovata deludente come te, ma neppure posso dire che mi abbia ammaliato, fors'anche perché non amo particolarmente i racconti.
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Emilio Berra  TO
11 Dicembre, 2018
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Enrico, Del Dottor Zivago m'è bastata la parte di film tratto dal libro. "Parte", perché poi mi sono addormentato.
In risposta ad un precedente commento
Emilio Berra  TO
11 Dicembre, 2018
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Grazie, Giulio. Qui la prosa manca di eleganza e purtroppo non è 'asciutta' .
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