Il gioco dell'angelo Il gioco dell'angelo Hot

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Maria Fazio Opinione inserita da Maria Fazio    14 Agosto, 2017
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Un libro che non si dimentica

Il Gioco dell’Angelo è uno di quei libri che quando li leggi ti restano dentro. Se per qualche strana circostanza non lo hai ancora letto, o se non sei stato affascinato dai libri di Zafon questo potrebbe essere il momento di cominciare.

Questo romanzo ambientato nella Barcellona degli anni venti ha in sè un’atmosfera un po’ cupa che permane durante tutte le pagine del romanzo.

Il protagonista è il giovane David Martín, un aspirante scrittore che vive fortemente l’esigenza di realizzare il suo sogno.

La sua figura è complessa, fragile e ambiziosa, rappresenta un uomo che combatte costantemente con i suoi dubbi interiori. Il filo condutture della storia nasce dall’incontro di David con un uomo misterioso che gli propone di scrivere un libro e che gli promette in cambio la realizzazione di tutti i suoi desideri. Ma quando i desideri cominciano davvero a realizzarsi il protagonista si rende conto di non essere più padrone di sè stesso e delle proprie scelte.

Il gioco dell’angelo è un libro che riesce a coinvolgere il lettore, a farlo passeggiare fra i corridoi della biblioteca dei libri dimenticati, fino al punto da farlo sentire parte della storia, una storia di cui non si vorrebbe mai leggere la parola fine.

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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    24 Febbraio, 2017
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IL GIOCO DELL'ANGELO: RECENSIONE

“Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia.
Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.”
Tutti gli scrittori sognano di mandare in stampa le loro opere, ma soprattutto di vederle salire in cima alle classifiche…tuttavia, la strada per la gloria è dura e piena di ostacoli.
“Uno non sa cosa sia la sete fin quando non beve per la prima volta.”
Su questo filo conduttore, si basa la trama del romanzo gotico “Il gioco dell’ angelo”. La storia, ambientata nella cupa Barcellona degli anni 20, trova protagonista un ragazzo di 17anni, David Martin che sogna di diventare scrittore. La fortuna gli si presenta alle porte grazie al conte Pedro Vidal che considera David come un figlio e lo raccomanda ad un giornale locale. Inizia così la piccola carriera di David grazie anche alla serie dei libri “la città dei maledetti”; tuttavia il successo non gli porta ciò che esattamente si aspettava. I racconti sono firmati con un pseudonimo per cui nessuno gli attribuisce il successo; inoltre, David, passa tutto il giorno chiuso in casa a scrivere, trascurando in tal modo se stesso, la sua salute ed i rapporti con il mondo esterno. Gli unici suoi amici sono il suo protettore Vidal, il libraio Sempere (amico fidato che lo aiuta costantemente) e Cristina la donna di cui è da sempre innamorato.
Un giorno apprende la triste notizia di avere un tumore al cervello, che lo condurrà nel giro di un anno alla morte; a questo si aggiunge che la donna che ama, Cristina, sposa il conte Vidal.
David ormai disperato, entra in uno stato di depressione e disperazione tanto da fargli accettare la proposta di un misterioso editore francese Andrea Corelli, che gli offre sia un enorme cifra per scrivere un libro, che la promessa della completa guarigione dalla sua malattia. David, che pensa di non aver nulla da perdere, accetta questo ingaggio ignorando i pericoli, a cui sta andando incontro. Ben presto infatti, David scopre che il suo editore è coinvolto in efferati e terribili crimini e che in realtà Corelli, vuole sacrificare l’anima di David, per riacquistare la propria.
Zafon come sempre ha la capacità di “rendere credibile l’incredibile”: il romanzo, pura fantasia, cattura il lettore, ipnotizzandolo e immergendolo in dinamiche, che per quanto siano irreali, toccano tematiche attuali e intense.
Molti hanno definito “ Il gioco dell’angelo” , una riproposizione discreta del best seller “L’ombra del vento”; in realtà, seppur utilizzando tematiche simili nei suoi romanzi, Zafon non è mai ripetitivo e riesce sempre ad accattivare ed a rendere affascinante la cupa e maledetta Barcellona grazie ai suoi protagonisti, ma soprattutto, all’amore per la scrittura e per la lettura.

“Tutto è racconto, Martin. Quello che crediamo, quello che conosciamo, quello che ricordiamo e perfino quello che sogniamo.”

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ZAFON E THRILLER
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    29 Novembre, 2016
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La dannazione dei libri

Dopo l'ineccepibile L'ombra del vento, romanzo di apertura della tetralogia Il Cimitero dei Libri Dimenticati, Zafón propone un altro romanzo in cui i libri, per un motivo o per un altro, portano alla dannazione.

Martín, infatti, cresce e diventa scrittore che pubblica i suoi scritti sotto uno pseudonimo. La condanna di Martín è proprio quella di votarsi anima e corpo ai suoi romanzi tanto da privarsi di amici e salute e del proprio nome. La dannazione continua e si accentua al primo tentativo di emergere proprio come David Martín, collezionando un fiasco clamoroso. Se la trama sin'ora era interessante, forse per l'astuto Zafón era appena sufficiente in quanto teneva in serbo una grossa carta da giocare. L'enigmatico editore francese Andreas Corelli propone a Martín di scrivere un testo sacro. Adesso chi mi conosce sa che le mie letture preferite sono i thriller ed ciò che è sacro, l'abinamento dei due generi vince quasi sempre a mani basse – motivo per il quale consiglio la lettura di Vaticanum. Il manoscritto segreto di Jose Rodrigues dos Santos (2011).
In questo caso Zafón vince la partita lasciandomi ancora a bocca aperta. Il primo romanzo mi ha catturato di più ed è quello che mi ha spinto a conoscere meglio l'autore. Non potevo pretendere, ma ci speravo, che anche questo fosse da 10 e lode.

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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    05 Novembre, 2016
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La maledizione dello scrittore

A me non è piaciuto, l'ho trovato troppo lento e monotono, privo di spicchi che ti dicano "Leggimi". Anche le novità sono aggiunte in un modo così piatto che è come se non ci fossero. Mi sono annoiata tantissimo e l'ho letto a pezzetti, a volte lasciando interi mesi tra un tentativo e l'altro. Le ultime 200 pagine le ho lette di fila per sapere che cavolo di finale avrebbe messo, come avrebbe tirato tutte le fila. Quindi per mera curiosità.
Il finale è stato poco approfondito, ti fa fare tutto un viaggio ma alla fine non si capisce dove si è arrivati. Il finale aperto lascia fin troppo intendere alla possibilità di un seguito, cioè spero che nel seguito spieghi un bel po' di cose perché questa conclusione è veramente triste. Troppi dilemmi che rimangono irrisolti. Questo è un finale che mi aspetto da racconti e non da un romanzo di più di 400 pagine in cui aveva tutta la possibilità di spiegare chi e cosa fossero questi personaggi. Ha messo nel calderone fin troppi elementi che alla fine rimangono lì. Mi sono sentita presa in giro per tutto il libro che ho trovato inconcludente. Peccato per lo stile interessante e l'intreccio che poteva essere sviluppato meglio.
Detto questo, ho continuato la lettura per l'atmosfera un po' noir, per queste anime oscure e tormentate. Ho apprezzato tantissimo Isabella, il sole di questa storia, l'unica portatrice di speranza e voglia di miglioramenti. David e Corelli hanno fatto dei bei discorsi sulla religione, peccato però che portino inizino dalla dannazione del protagonista. Sarebbe interessante cercare interventi dell'autore in tema religioso, per sapere cosa ne pensa, se vede tutto così nero come traspare dal libro. Molto interessante è anche la vicenda di scrittore di Martin, la crescita professionale dai racconti alla serie di romanzi, alla voglia di indipendenza rispetto ad una trama che ormai non sentiva più. Il doversi "vendere" per vendere ed essere letti. L'unico romanzo che porti davvero il suo nome è quello che ha fatto la fine peggiore... Non è una professione per niente facile quella dello scrivere, e no!
Penso che sarebbero gli unici passaggi che salverei e che forse danno un po' di sostanza al libro, il punto focale, almeno per me. Per il resto, Zafon usa più o meno sempre lo stesso schema. Ho letto 4 suoi libri e mi sembrano praticamente identici di trama e svolgimento. Ciò tende ad aumentare la fatica della lettura, non ci sono molte novità.

Complessivamente gli do un 6,5/10.

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fraghi88 Opinione inserita da fraghi88    11 Luglio, 2015
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Un libro da consigliare

RECENSIONE

Adoro questo autore,anzi voglio espormi, dicendo che è uno tra i miei preferiti.
Questo libro è una specie di seguito de ‘L’ombra del vento’, primo grande successo di Zafòn.
Diciamo, però che le tracce di un seguito sono ripercorribili solo a grandi linee, perché ritroviamo solo alcuni luoghi comuni come Il Cimitero dei Libri Dimenticati, un rifugio segreto ideato in modo davvero sorprendente e che io ho amato molto fin dal primo libro.
Qui troviamo come protagonista, David Martìn, un personaggio sofferto e quasi ‘maledetto’ che inizia la sua disperata storia ripercorrendo le linee di un’infanzia squallida; viene abbandonato dalla madre quando è solo un bambino, mentre il rapporto difficoltoso con il padre sfocia in una fine cruenta, dove è costretto a vedere il genitore morire davanti ai suoi occhi attraversi ripetuti colpi di pistola.
Ma questo sarà solo l’inizio, perché la vita di questo ragazzo sfortunato, troverà soltanto un’apparente protezione sotto il caro amico Vidal, l’uomo più ricco e prestigioso di Barcellona.
David inizia il suo percorso da semplice fattorino al suo fianco, ma la sua strada è destinata a voler raggiungere l’ambito desiderio di diventare uno scrittore.
Tutto ha inizio presso la redazione de ‘La Voz de La Industria’, dove darà vita a racconti mistici e terrificanti, una via di mezzo tra thriller e horror, ma poi una parte di notorietà arriverà quando la sua mente riuscirà a creare ‘La città dei maledetti’, quasi uno specchio narrativo per dare voce al luogo in cui vive. Una Barcellona come sempre surreale, gotica e misteriosa.
La storia infatti viene suddivisa in ampi capitoli che prendono il nome dell’opera che racchiude il periodo significato di vita del protagonista.
David nel suo cammino avrà l’incontro con un editore davvero singolare e in parte davvero suggestivo, una sorta di figura sinistra e diabolica, il quale lo convincerà sotto una lauta somma di denaro a ideare un romanzo trattante una religione oscura e ambigua, prevalente su tutte le altre.
Ed è qui che Zafòn ci vuol far comprendere quanto uno scrittore possa essere capace di ‘armarsi’ della sua fantasia per far credere alla gente come una bugia può essere falsificata in verità.
L’autore ha voluto mostrarci in questo suo libro quanto la professione di scrittore nella Spagna degli anni Venti-Trenta possa essere davvero complicata, quasi una sorta di stato di disperazione fisica e psicologica.
Nel momento in cui questo misterioso editore Andreas Corelli ( nome italo - ispanico) entrerà nella vita del povero Martin, riuscirà a renderla dannatamente difficile.
Sembra che l’opera voglia farci leggere il mondo del protagonista come un viaggio tra incubo e sogno, rendendo anche la storia d’amore tra David e la sua adorata Cristina quasi una maledizione mandata dal cielo.
Corelli, riesce come solo un vero capolavoro narrativo sa fare, a dirigere i fili dell’esistenza di David, riducendolo quasi a un fantasma.
La narrazione ci mostrerà le tante fragilità del protagonista, soprattutto quando incontrerà tanti altri personaggi secondari altrettanto importanti ed essenziali per il romanzo; in seguito le vicende di Martìn e i suoi sentimenti contrastanti per le persone a cui è più legato, come anche Sempere, unico e sincero amico che lo ha aiutato fin da piccolo, lo trascineranno in una sorta di crisi d’identità, dove il suo antagonista, Corelli, lo trascinerà quasi fino all’Inferno per fargli fare i conti con se stesso e la sua viscerale passione di scrittore.
Ho amato tutti i libri di Zafòn, quindi anche questo resta uno dei miei preferiti, ma la mia valutazione a differenza degli altri non è di cinque stelle, ma di quattro stelle e mezzo, perché alla fine il significato della storia in se stesso resta ambiguo fino in fondo e ho trovato un po’ di ambivalenze con due opere famose e classiche come ‘Il Dottor Faust’ di Goethe e ‘Il ritratto di Dorian Gray’ di Wilde.
Il primo perché il personaggio di Corelli appare proprio come il diavolo in persona con cui David fa un contratto per riuscire a diventare uno scrittore celebre e per guarire da una malattia, la quale non si sa se sia un’invenzione del protagonista o sia davvero reale, mentre mi ricorda Dorian Gray, perché alla fine Martìn sembra non invecchiare mai e appare come una maledizione dover continuare a vivere in eterno vedendo soffrire e scomparire le persone a lui più care.
Insomma una storia bellissima, indimenticabile e struggente, ma altrettanto ambigua che ci spinge a domandarci se ciò che ha vissuto il protagonista sia accaduto davvero o sia soltanto frutto di un sogno con cui l’autore ci ha stregato.

Francesca Ghiribelli.

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Cherchez la Famme Opinione inserita da Cherchez la Famme    22 Gennaio, 2015
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un grande autore contemporaneo

Stessa ambientazione, storia diversa: "Il gioco dell'angelo" si inserisce nella scia de "L'ombra del vento", ma gli eventi si svolgono negli anni Venti.
Quando ho deciso di leggerlo, non ero convintissima, cosa che non sarebbe accaduta se l'autore avesse optato per un'ambientazione completamente diversa. La magia del primo libro mi sembrava irripetibile e questo secondo libro, devo ammetterlo, mi appariva come un azzardo.
Sono stata felicemente smentita.

Zafòn si riconferma per il grande e appassionato narratore che è. I suoi libri parlano di lui e, al contempo, di tutti noi che abbiamo fatto della letteratura un importante perno delle nostre esistenze.
I suoi protagonisti sono aspiranti scrittori, e sia sogni bellissimi che sordide paure accompagnano il loro percorso. Quando la luce è intensa, anche l'ombra è più oscura.
E' così che il Maligno lascia la sua impronta in entrambe le creazioni letterarie; più vaga nell'Ombra del Vento, dove un capitolo magistralmente si concludeva con Daniel alla finestra, in contemplazione di un losco individuo, con l'angosciante sensazione di rivivere una scena narrata nel libro preso al Cimitero Dei Libri Dimenticati, in cui quello stesso individuo impersonava il Diavolo; più incisiva e determinante, invece, ne "Il gioco dell'Angelo", dove l'incarnazione di Lucifero interviene in prima persona nella storia e ne decide il tragico epilogo.

Il morboso attaccamento al tema del Diavolo e, in genere, all'esegesi biblica, ha sempre alimentato la cultura spagnola. Zafon, in questo, si dimostra attaccato alle tradizioni del suo paese, forte della sua cultura, ma anche estremamente abile nel dare una ulteriore chiave di lettura e interpretazione.

- seguono SPOILER -

David Martin è un aspirante scrittore e, questo suo sogno, pare realizzarsi parzialmente nel momento esatto in cui scopre che la sua vita sta per finire. Interviene allora il personaggio di Andreas Corelli, un editore che intende creare una nuova religione e ha bisogno di un'abile penna. Martin non si sente coinvolto nel progetto e palesa perplessità in merito al suo stato di salute e al suo precedente contratto con un'altra casa editrice, che lo sfrutta senza valorizzarlo allo scopo di vendere. La possibilità di guarire e dunque continuare a vivere e il compenso oltremodo fruttuoso gli fanno gola. Ed ecco che il "patto col diavolo" ha luogo.
Di questo patto, Martin ha modo di pentirsi solo in un secondo momento, quando ormai è troppo tardi. Inseguito dalla polizia, inseguito da Corelli affinchè tenga fede al contratto, incappa in una rocambolesca serie di eventi che si concluderà con la condanna al vagabondaggio e alla vita eterna.

E' così che la condanna di Martin, ad opera di Lucifero, si allinea a quella di Caino, ad opera di Dio.
“ «Sii tu dunque maledetto lungi dalla terra, che ha aperto la bocca per bere il sangue di tuo fratello, versato di tua mano. Quando vorrai coltivare il terreno, esso non ti darà più i suoi frutti: sarai errabondo e fuggiasco sulla terra». Caino disse al Signore: «La mia iniquità è tanto grande che posso sopportarla. Ecco, tu mi scacci ora da questo luogo ed io sarò nascosto al tuo cospetto: sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e avverrà che chiunque m’incontrerà, mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Orbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto». Poi il Signore pose un segno su Caino, affinchè chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse. “ (genesi 4,11)

Parimenti, leggiamo le parole di Martin nell’epilogo.
“Gli anni mi hanno insegnato a vivere nel corpo di un estraneo che non sapeva se aveva commesso quei crimini che poteva ancora fiutare sulle proprie mani, se aveva perduto la ragione ed era condannato a vagare per il mondo in fiamme che aveva sognato, in cambio di qualche moneta e della promessa di prendersi gioco di una morte che adesso gli sembrava la più dolce delle ricompense. […] Nei miei anni di pellegrinaggio ho visto l’inferno promesso nelle pagine scritte per il Principale acquistare vita al mio passaggio.”

Ma la condanna del Diavolo è ancora più crudele di quanto non fosse quella del Dio-vendicatore dell’Antico Testamento. Non solo il vagabondaggio e la vita eterna (non letteralmente associata a Caino, ma bisogna tener presente che nel racconto biblico i primi uomini vivevano centinaia e centinaia di anni). ll Signor Corelli aspetta quindici anni, dopodichè si ripresenta alla sua porta con una bambina, Cristina, colei che Martin aveva amato e che era morta a causa della sua corruttibilità. Un altro tremendo destino prende vita, quello di riavere l’oggetto del proprio amore, quello di vederla crescere, invecchiare e, ancora, morire.

Martin viene dunque trattato alla stregua del primo assassino, avendo “assassinato” le proprie qualità morali per aggirare la naturale conclusione della propria vita e arrogarsi il diritto di venir meno ai dettami divini (la vita sofferta e la morte sono parte di un’altra condanna ancora, quella inflitta ad Adamo ed Eva quando furono cacciati dall’Eden) in cambio di qualche spicciolo. E non conta che Caino non palesi rimorsi, mentre lui sì: alcune scelte sono irreversibili, il passato non si cambia.

In conclusione, il messaggio è amaro, la morale triste, la redenzione illusoria.
E Zafon mette in luce tutta l’abilità che possiede, al servizio di una narrazione estremamente suggestiva e piacevole, mai banale, mai prevedibile.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    04 Novembre, 2014
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Isabella. Sempere. Barcellona.

La vita non è stata clemente con il giovane David Martin. Cresciuto con la presenza di un padre despota, reduce dalla guerra nelle Filippine e fortemente contrario a far studiare l’erede di indubbio talento che al tempo stesso si ritrova privato della necessaria assistenza dell’uomo perché, tra l’altro brutalmente assassinato per errore dinanzi agli occhi del figlio, David inizia a lavorare presso “La Voz de la Industria”, ove già il freddato genitore prestava servizio come portiere, con l’intima speranza di poter un domani scrivere e coronare il suo sogno. Quando questa prospettiva si concreta e l’esordiente Martin riesce a creare una serie di avventure pubblicate ad episodi settimanali sente di aver fatto un “passo avanti”, riesce a lasciare le stanze dei portieri in cui era stato collocato dopo l’assassinio della sua opinabile guida e a trasferirsi in una pensione, logora e sporca ma pur sempre simbolo della sua diciassettenne indipendenza. Il suo successo non fa mancare le rivalità di chi da sempre auspicava il trionfo tanto che, la sera di Natale di un anno dopo, il direttore è costretto a licenziarlo per il clima oramai insostenibile. Per vie traverse verrà indirizzato da Don Pedro Vidal da due esordienti editori che lo vincoleranno in esclusiva con un contratto pluriennale per cui egli, sotto pseudonimo, dovrà scrivere 200 pagine mensili di una serie di racconti intitolati “La città maledetta” e di cui riuscirà a pubblicare ben 27 uscite. Abbandonata la pensione si trasferirà in una cupa abitazione detta “la casa della Torre”. David è esausto, le sue condizioni di salute si aggravano giorno dopo giorno e sa per certo che non gli restano che pochi mesi di vita. Desidera scrivere qualcosa di veramente suo, qualcosa che contenga il suo vero io e che esprima ogni sua emozione per lasciarlo a lei; Cristina l’amore non ricambiato della sua vita. Il suo lascito ha il nome di “I passi del cielo” ed è la prima opera che esce col suo nome. Viene letteralmente stroncata dalla critica e gli stessi editori si dimostrano furfanti autori di un complotto atto a farlo tornare a scrivere gli episodi della “città maledetta”, non hanno mai avuto intenzione di dar adito il suo contributo letterario, il tutto era stato appositamente studiato per dargli un “contentino” e spingerlo a tornare sui suoi passi. Giusto per dare un’altra mazzata al nostro David, che d'altronde ne aveva avute poche, l’amata Cristina, accetta la proposta di matrimonio di Don Pedro Vidal ex mentore ed eroe di David. Tutto sembra andare di male in peggio e il nostro protagonista sta lentamente morendo quando uno strano incontro cambia nuovamente le carte in tavola: l’editore Andreas Corelli propone a Martin di pubblicare un libro, pagamento anticipato in 100.000 franchi e 12 mesi di tempo per lavorarvi. Dal momento in cui l’ammaliato scrittore accetta di collaborare con il suo misterioso principale, inizia a star bene; il suo male è misteriosamente scomparso. Torna a casa e grazie a Sempere senior ricava anche un’assistente: la diciassettenne Isabella. Ma chi è Corelli? E perché più passano i giorni e più il principale sembra legato alla casa della Torre e ad altri misteriosi personaggi del passato che hanno in essa risieduto e sono dallo stesso stati incaricati di scrivere un’opera con l’anticipato pagamento di 100.000 franchi? Come dare spiegazioni alle inspiegabili morti che si susseguono inesorabilmente e che sembrano ricollegarsi immancabilmente a David?
Che dire, le prime 100/150 pagine scorrono rapide tra le mani del lettore che resta affascinato da questo giovane protagonista scrittore e dalle vicende che hanno attanagliato la sua vita, ma a partire dalla seconda parte del romanzo questo subisce una brutale battuta d’arresto e la lettura diventa sempre più farraginosa. I personaggi aumentano in maniera esponenziale tanto che è sempre più faticoso e difficoltoso ricordare chi è l’uno e chi è l’altro e quelli che dovrebbero veramente avere spazio vengono rintanati in un angolo per essere minimamente approfonditi. Personalmente ho molto amato figure quali Isabella e il signor Sempere; nello specifico i dialoghi che li hanno visti protagonisti li ho trovati sinceramente esaustivi e ricchi. La delineazione della giovane assistente riesce in particolare ad alleggerire la lettura e al tempo stesso a donarle quel qualcosa che fa la differenza. Peccato che, come già preannunciato, Zafon si limiti ad inserire personaggi senza arricchire quelli veramente meritevoli.
Ciò che mi ha fatto un po’ cadere la lettura e mi ha reso disagevole giungere alla sua conclusione è l’aver riscontrato ne “Il gioco dell’angelo” lo stesso trade mark usato dall’autore in altre opere quali “L’ombra del vento” o “Marina”. A partire dalla metà dell’opera, oltre all’ambientazione, lo schema di costruzione diventa il medesimo: potranno cambiare i nomi di coloro che rendono vive le pagine ma la struttura è immutata tra l’una e l’altra; dato che lascia quel “saporino amaro” nell’animo di chi legge ed è un vero peccato perché le basi per una buona narrazione e una notevole opera ci sarebbero. Il romanzo resta comunque piacevole, tratta numerose emozioni e affronta tematiche care a Zafon quanto ai suoi lettori.

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valentina s. Opinione inserita da valentina s.    18 Settembre, 2014
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labirinto di misteri

A differenza del precedente "L'ombra del Vento" , romanzo impeccabile sia nello stile che nella trama, "Il gioco dell'Angelo" ci presenta vicende a tratti contorte e di difficile comprensione, sempre sospese in una dimensione surreale e quasi onirica.
Il lettore attento permane, infatti, costantemente nel dubbio che il labirinto finemente costruito degli accadimenti aventi come protagonista lo scrittore David Martin, siano frutto della mente di quest'ultimo o, siano veramente avvenimenti soprannaturali e misteriosi. Per tutto il romanzo , incalzante nel susseguirsi delle vicende tragiche che colpiscono David, rimaniamo nell'attesa che venga svelato se il medesimo è vittima di un piano crudele architettato a suo danno da personaggi inquietanti , quale ad esempio il fantomatico editore Corelli, o se invece, tutto nasconda un'altra verità. Nemmeno la fine del romanzo rivela, tuttavia , il mistero ed occorre leggere il successivo "il prigioniero del cielo" per comprendere chi è realmente Martin. Analogamente agli altri due romanzi della trilogia è un libro accattivante , nonostante, in alcuni punti ( quali le descrizioni delle conversazioni a carattere teologico tra Martin e il suo editore) la scrittura risulti piuttosto prolissa.

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FediMons Opinione inserita da FediMons    17 Settembre, 2014
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e l'avventura continua

Dopo aver finito di leggere “L’ombra del vento” sono subito corsa a leggere questo secondo capitolo dell’avventura di Daniel.
In realtà, a livello cronologico, sarebbe l’inizio della storia, Daniel infatti ancora non è nato!
Devo ammettere che questo mi ha portato ad avere non pochi problemi di comprensione all’inizio, ma alla fine è proprio questo che mi hanno fatto piacere e divorare ancor di più l’intera storia.
Consiglio quindi fermamente a tutti di leggere questo capitolo come il secondo.
Quello che scriverò ora lo ripeterò sia per la recensione de "L’ombra del vento" che per "Il prigioniero del cielo".
Una storia avvincente e piena di misteri che non riuscirai a comprendere pienamente fino alla lettura dell'ultima parola dell'ultimo libro.
Eh si! La storia prosegue per bene 3 libri e non si è ancora conclusa, il che mi crea un ansia d'attesa indescrivibile.
Non è importante da quale dei tre incominci, ogni singolo libro racconta frammenti della vita di Daniel, che poi andranno ricollegati fra loro pezzo per pezzo, pagina per pagina.
Anche se io personalmente consiglio di iniziare da L'ombra del vento, proseguire con “Il gioco dell’angelo” e finire con “Il prigioniero del cielo”.

Una vita dalla quale non vorrai più staccarti, non sarai mai sazio di tutte le spiegazioni che ti verranno date su ogni singolo avvenimento!
E quando finirai ti verrà voglia di ricominciare tutto da capo, per paura di esserti perso qualcosa o semplicemente per non far finire l'avventura, non così presto!

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Marlene1 Opinione inserita da Marlene1    23 Luglio, 2014
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IL GIOCO DELL'ANGELO

Da grande amante di Zafon, devo ammettere che ho trovato questo libro meno avvincente degli altri della quadrilogia. "L'ombra del vento" e "Il prigioniero del cielo", ad esempio, penso di averli letti davvero tutti d'un fiato. Questo, al contrario e a malincuore non mi ha trascinato allo stesso modo.
La storia bella ma troppo contorta, ma non tanto per la quantità di informazioni quanto per i troppi elementi anche "fantastici" che non ho ritrovato negli altri romanzi, un po' "esagerato" se devo essere sincera. Peccato!!!

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pupa Opinione inserita da pupa    10 Luglio, 2014
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PIACEVOLI SENSAZIONI

Anni Venti, in una Barcellona dalle atmosfere rese dalla nebbia invernale misteriose e cupe, il protagonista David cammina per la strada assorto nei suoi pensieri: è afflitto, angosciato ed insicuro. Ha comunque un grande sogno quello di diventare uno scrittore. Comincia la sua esperienza in un piccolo giornale occupondosi dapprima della contabilità. Per un intreccio strano di eventi e di connessioni gli si offre la possibilità della pubblicazione di un racconto sui Misteri di Barcellona. Conferma il suo talento anche con successive novelle e un editore francese gli commissiona un'opera intrigante, di grande caratura, pregevole nei contenuti straordinaria nelle azioni, che potesse essere irriverente e blasfema, in modo che provochi reazioni fuori da ogni controllo. Questo turbinio di motivazioni porterà lo scrittore a mettere a repentaglio la propria vita e quelle dell'amata Cristina e della dolcissima sua collaboratrice Isabella ...
Libro di ampio respiro ben strutturato e curato nei particolari conferma il successo del precedente libro, contrapponendo i temi del bene e del male esposti dai grandi autori ottocenteschi di cui Zafon con grande piacere cita.

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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    07 Aprile, 2014
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Il gioco dell'angelo

Secondo capitolo di una quadrilogia detta "Cimitero dei libri dimenticati".
In quest'opera Zafòn ci proietta nella Barcellona dei primi del XX° secolo, decrivendoci una città dallo sfondo nichilista che si fa soffocare da ambientazioni quasi dark, con location su cui incombono ombre e nebbie perenni, da cui si percepiscono, leggendo, olezzi maleodoranti quasi putridi.
Il genere thriller, quasi gotico, dai chiari influssi romantico-decadenti, con un tocco di paranormale nei punti giusti che non guasta.
I personaggi, nel bene e nel male, sono tratteggiati molto bene e per ognuno si potrebbe scrivere un romanzo a sé.
Ha una trama fittissima di colpi di scena ed il lettore si sentirà pempre più coinvolto dalle avventure del protagonista.
Solo il finale, a mio parere è un po' troppo forzato ed in alcuni tratti prevedibile.
Nel compesso la lettura risulta estremamente scorrevole e gradevole.
L'arte dell'autore sta nel rapire il lettore sommergendolo con una storia incalzante da vivere, sul finale, quasi in apnea.
Un'opera che conferma la magia letteraria di questa quadrilogia proposta da Zafòn.
Buona lettura a tutti.
Syd

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Marco Caggese Opinione inserita da Marco Caggese    06 Aprile, 2014
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Nessuno spazio alla redenzione

Zafon è un fuoriclasse, partiamo da questo concetto.
La sua scrittura è classica, ma ricchissima di grandi immagini, di mille personaggi affascinanti, di storie e sotto-trame oscure arricchite da una grandissima verve.
Quasi impossibile raccontare in poche parole la vicenda di David Martin, giovane scrittore con una drammatica vicenda familiare alle spalle, con il quale il destino non pare benevolo. Pur riuscendo faticosamente a portare avanti il suo sogno di divenire scrittore, la sua vita cambia quando un oscuro editore francese gli propone un mucchio di soldi in cambio della creazione di una...religione!
Devo riconoscere che gli innumerevoli siparietti tra il protagonisti e la sua giovane assistente Isabella mi hanno fatto più volte sbellicare dalle risate, confermando la grande freschezza della scrittura del nostro autore spagnolo. Per lunghi tratti del libro le pagine catturano l'attenzione del lettore ed il racconto corre veloce seppur intricato, vedendo intervenire nel corso della narrazione personaggi sempre più cupi, mentre anche le atmosfere diventano via via maggiormente oscure.
Ispirato dalla letteratura popolare dei primi del novecento, questo romanzo non lascia spazio alla redenzione; i personaggi sono tutti vinti dal destino e dalle loro scelte e la visuale che si scorge sull'umanità non è certamente delle più favorevoli.
La critica (puramente personale) che mi sento di muovere a questo libro, che confesso mi ha fatto grande compagnia, è l'orientamento fantastico sul quale si sviluppa una parte importante del romanzo e che finisce per far mancare l'aggancio con il reale che amo scorgere nelle mie letture, e che finisce per lasciare un senso di irrisolto al termine della lettura.

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L'Ombra del Vento
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    20 Marzo, 2014
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The Second Door

Zafòn in un’intervista ha definito la tetralogia del Cimitero Dei Libri Dimenticati una sorta di labirinto di 4 storie, storie che si concatenano tra loro creando nel lettore un esperienza emotiva particolare. Definisce ogni libro come una porta di ingresso differente alla stessa stanza.
Che dire, non posso che ammirare la coerenza di quello che ho letto con le parole dello scrittore. Non vi aspettate che le storie siano palesemente collegate fra loro, l’idea di Zafòn era infatti quella di rendere possibile la lettura di ciascun libro indipendentemente dagli altri. Avendo però letto anche gli altri si ha un esperienza diversa. La sua seconda storia viene collegata alla prima soprattutto attraverso alcuni personaggi, che fanno da punto di collegamento, personaggi che abbiamo conosciuto bene o solo sentito nominare nel primo racconto, che fanno la loro apparizione più o meno approfondita ne “Il gioco dell’angelo”. Il protagonista della storia è Davìd Martìn, ragazzo dall’infanzia e adolescenza difficile che sogna di diventare uno scrittore. Questa opportunità gli viene offerta da un editore misterioso, tale Andreas Corelli, la cui casa editrice sembra non esistere. Lo stesso editore è circondato da un aria di mistero e minaccia, nascosta dai suoi apparenti modi cordiali. Affiderà a Martìn il compito di scrivere un opera mastodontica, la cui stesura porterà la vita dello scrittore alla deriva.
Anche in questo romanzo, Zafòn ci presenta un mistero di “background”, come quello che avvolgeva Juliàn Carax ne “L’ombra del vento” (seppur con minore spessore rispetto a quest'ultimo), il cui protagonista è Diego Marlasca, precedente inquilino della casa di Martìn, che sembra aver avuto, anni addietro, la stessa offerta dallo stesso misterioso editore, Corelli.
La scrittura di Zafòn è come sempre coinvolgente ed emotiva, con un ottima caratterizzazione dei personaggi, che ci lasciano sempre qualcosa di sé stessi, e che restano più impressi nella memoria, anche se secondari, rispetto a molti protagonisti delle opere di altri autori.
Credo che Zafòn sia riuscito nell’intento di creare una “sua” Barcellona, con le sue storie da raccontare, tutte legate tra loro, nelle quali si respira la stessa aria. Ne “Il gioco dell’angelo” lo scrittore spagnolo dà più spazio al soprannaturale, impersonato soprattutto nella persona di Andrèas Corelli, ed è forse questo il punto che mi ha lasciato qualche perplessità, perchè in certi punti mi sembra si usi il soprannaturale per permettere qualche “forzatura” di troppo nello svolgimento della storia. D’altronde mi è sembrato che nel primo romanzo della tetralogia, si giocasse sì con il soprannaturale, ma smentendolo mano a mano che i fatti venivano a galla. In questo libro invece il soprannaturale non viene smentito ma preso come parte della storia da raccontare, quindi se devo trovare un unico punto di incoerenza di questa opera con la precedente, direi che è questo. Ciò non toglie che la storia sia avvincente e ben raccontata, davvero un bellissimo seguito che non delude assolutamente, ma probabilmente non raggiunge i livelli del suo predecessore.
Per chi decidesse di leggerlo, voglio dare un consiglio che sembra scontato, ma che è meglio dare. Nonostante l'opera sia apprezzabile anche da sola e non è necessario leggere il predecessore per capirne la storia, leggete prima "L'Ombra del vento". E' vero quel che dice Zafòn, avrete un esperienza emotiva diversa e apprezzerete di più "Il gioco dell'angelo".

"Sa qual è il bello dei cuori infranti? [...] Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi."

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L'ombra del vento e Zafòn in generale.
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Martiii08 Opinione inserita da Martiii08    26 Febbraio, 2014
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L'importanza di una seconda opportunità

Scrivo questa recensione a caldo, avendo appena finito di leggerlo. Che dire, se prima avevo qualche dubbio adesso ne sono certa: Zafón ha creato una vera e propria magia, un incantesimo di cui mistero e tenacia fanno parte. Se il primo capitolo della trilogia, oltre a tenerti incollata, era stilisticamente più semplice, stavolta lo scrittore dà il meglio di sè, introducendo a tratti tematiche filo-religiose e teologiche. Ma non tenterò di nascondere le lacrime che questo libro mi ha provocato, assieme al desiderio di terminarlo ogni qual volta avessi trovato un minuto libero. Ma andrò per ordine.
David Martìn è un aspirante scrittore, figura diametralmente opposta a quella del protagonista del primo romanzo, Daniel Sempere. Avendo adorato "L'ombra del vento", non ho potuto fare a meno di notare la differenza nella descrizione di Daniel in questo secondo capitolo. Oltre alla presenza del padre di Daniel, "il signor Sempere", che sembra essere l'unico tramite tra i due scritti, un lettore che non si è mai cimentato nella Trilogia di Zafón potrebbe tranquillamente leggere "Il gioco dell'angelo" senza aver letto l'opera precedente. Nel mondo di David, Daniel è tutt'altro che il giovane innamorato di Bea, amico di Julian e amato dal padre. Sembra essere solamente un ragazzo timido e dall'aspetto goffo che non ha niente a che vedere con la sua descrizione originale. Inoltre, molti fatti e avvenimenti che si susseguono nel libro, sembrano parlare di un altra libreria, di un'altra Barcellona, di un Fermìn inesistente (ahimè, il mio personaggio preferito), di persone totalmente diverse. Unica similitudine che ho riscontrato, l'amore per il libri del signor Sempere e la presenza del Cimitero dei Libri Dimenticati. Detto questo, specifico che è stata solo una mia annotazione che ho voluto condividere con voi (non per questo ha cambiato l'idea che mi sono fatta del libro). Romanzo meraviglioso, colpi di scena sempre presenti, descrizioni perfette (ho amato la parte innocente/non innocente del protagonista); concordo con altri utenti che hanno ritenuto la fine la parte più bella, e anche la più commovente. Inaspettatamente e contro ogni mio pensiero, ho amato David, il suo cambiamento nel corso degli anni, la sua tenacia. Ma più che altro ho amato Isabella, l'ho trovata infinitamente dolce e materna.
N.B.Il titolo della recensione sarà comprensibile solo a coloro che l'hanno letto.
Vi auguro una buona lettura.

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bale8486 Opinione inserita da bale8486    10 Ottobre, 2013
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Sà cos'è una religione, Martìn, amico mio?

Ci ritroviamo nuovamente in quella Barcellona cupa e nebbiosa assaporata con “L’ombra del vento”, e non è cambiata moltissimo. Ambientazioni oscure e fredde, pioggia e neve, mistero e amore.
Credevo fosse difficile abbandonare il legame stretto con Daniel Sempere e Fermin, per tuffarmi in una nuova avventura vissuta nella stessa città; invece Zafon riesce a creare una nuova sceneggiatura degna di nota. Non è paragonabile a “L’ombra del vento” semplicemente perché è un altro libro, diverso, complicato, intrecciato ma soprattutto bello e coinvolgente.
Una storia vissuta con molta intensità ci accompagnerà, con il nostro amico Martin, attraverso un mondo cinico e misterioso, dove i vari colpi di scena ci lasceranno senza fiato e con i brividi. Non manca un pizzico di horror e qualche storia d’amore, che ci toccherà nel profondo, perché è impossibile non vivere un romanzo di Zafon con un legame particolare con i personaggi creati.
Il finale potrebbe lasciare un po’ l’amaro in bocca, ma tutto lascia intendere che proseguirà ne “Il prigioniero del cielo”.
Ciao Martìn, amico mio…

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Carlo Bisecco Opinione inserita da Carlo Bisecco    20 Settembre, 2013
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Un degno seguito

Questo romanzo, secondo della trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, è sicuramente un degno seguito del primo, L'ombra del vento, bellissimo, nonostante spesso non sia così.
L'ho trovato un po' più lento del primo, magari i temi un po' monotoni, ma sempre un contenuto piacevole.
Ora mi manca solo il terzo libro e ho davvero molto entusiasmo, non vedo l'ora di leggerlo, ho dovuto fare una pausa leggendo un altro libro perchè il finale mi ha davvero toccato quasi fino a farmi piangere. Credo che il finale sia davvero il punto forte di questo romanzo.
Consigliato come L'ombra del vento

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LolloP Opinione inserita da LolloP    15 Luglio, 2013
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Zafòn non delude !

Zafòn è uno scrittore che non può rimanere indefferente.
Il suo stile inconfondibile può esaltare, deliziare o inorridire ma di certo non può non suscitare alcuna emozione.
" Il gioco dell' angelo " si pone in perfetta continuità con il suo romanzo precedente, L'ombra del Vento, riproponendo gli scorci di una Barcellona ostile, oscura e perversa ma che di certo incanta.
La trama, abbastanza complessa, si sviluppa fluida grazie ad una narrazione incalzante di cui Zafòn è un indiscusso maestro.
Non mancano i toni da storia dell'orrore, firma dell'autore, nè momenti di leggerezza ed estrema ilarità. La sottile ironia che pervade pagine e pagine del romanzo è sicuramente un grande valore aggiunto, in grado di bilanciare le tinte più fosche che le vicende narrate tendono ad assumere.
Insomma il libro mi è piaciuto e molto, non posso che consigliarlo!!
E dato che la storia non termina qui... la sua opera successiva , Il prigioniero del cielo, sarà una lettura obbligata!

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Nefret89 Opinione inserita da Nefret89    23 Marzo, 2013
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il gioco dell'angelo

Ho adorato ogni singola parola dell'Ombra del Vento e non mi aspettavo niente di meno da Il gioco dell'angelo. Eppure in molti momenti la lettura diventava noiosa e ripetitiva. Nonostante vengano riprese le ambientazioni,tematiche e le atmosfere cupe del libro precedente,questa volta le trovo storpiate all'inverosimile. Zafon crea (forse) un calderone di personaggi,di cui se ne "sbarazza" in men che non si dica.. E temo sia questa la causa di quella delusione che ho provato finendo la lettura. Molte domande rimangono senza risposta, per pagine e pagine non si sa bene che fine ha fatto uno dei personaggi fondamentali,per poi comparire quando uno meno se lo aspetta molto tempo dopo,in ogni caso senza spiegare chi egli sia e quale sia il suo ruolo preciso nella storia.
Attendo di leggere il libro successivo che,mi hanno detto,riporti a galla alcune questioni in sospeso del Gioco dell'Angelo.

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L'ombra del vento
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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    17 Gennaio, 2013
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strano

Libro strano a dire il vero, con forse troppa fantasia. Bello l'incrociarsi continuo con L'Ombra del vento, ma comunque piacevole alla lettura. Scorrevole sì, ma troppo fantasioso. Ambientazione di una Barcellona fantastica, che io per prima vorrei vivere con il batticuore. paura, angoscia, interesse e curiosità hanno predominato in me leggendo il gioco dell'angelo, ma sempre con una punta di fastidio per la troppa irrealtà.

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libri fantastici e comunque zafon/l'ombra del vento
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spanish77 Opinione inserita da spanish77    12 Gennaio, 2013
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IL RITRATTO DI DAVID MARTÍN

Non so da dove iniziare per descrivere questa storia così bizarra che credo possa essere odiata o amata ma non credo possa lasciare indifferenti. Sorrido quando leggo che questo libro rappresenta il seguito dell’ Ombra del vento dello stesso autore…..perchè sorrido? Perché solo alla fine si comprende che a livello temporale , le storie narrate sono effettivamente precedenti a quelle di Daniel Sempere, e tuttavia nel corso della storia i due romanzi si sfiorano e si toccano in continuazione senza mai però arrivare a compenetrarsi del tutto. Lo sfondo della storia è sempre quello della Barcellona nebbiosa , misteriosa e oscura che ha reso grande ed inimitabile il romanzo precedente, tuttavia i luoghi sono ancora più sfumati e avvolti nella torbida nebbia quasi fino ad assumere sembianze diaboliche…… Stavolta l’elemento sovrannaturale, che nella storia precedente era stato solo sfiorato, è costante durante tutta l’opera; costante ma incerto perché fino alla fine l’autore lascia il lettore abbastanza disorientato a riguardo. In effetti le ultime pagine , che ho apprezzato moltissimo , lasciano veramente intendere molte cose, dico intendere e non capire perché alcune soluzioni possono solo essere supposizioni approssimative. Insomma Zafón ci accompagna, con Il gioco dell’angelo, attraverso suggestioni romantiche , gotiche e poliziesche, a tratti complesse da comprendere e ricordare e a tratti visionarie . In più di un’occasione si rischia di perdere il filo della storia perché i personaggi si accavallano , scompaiono, si sdoppiano e la trama si infittisce a tal punto che si rischia di perdere la pazienza e gettare tutto alle ortiche , ma poi arrivano puntualmente e sapientemente alcune scene a dare respiro e ad innalzare la suspence sollevando di nuovo il livello di interesse e coinvolgimento. Nelle ultime pagine ho anche ritrovato una certa veemenza poetica che l’autore aveva usato in modo più convinto nell’opera precedente, e che mi conferma che Zafón è senz’altro uno dei maestri nel creare atmosfere e sublimare emozioni che vibrano ed elevano l’immaginazione a tal punto che angoscia e sollievo si fondono per formare un’unica meraviglia da vivere ad occhi chiusi.

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L'OMBRA DEL VENTO
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AndCor Opinione inserita da AndCor    02 Gennaio, 2013
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Trama superlativa, ma il finale...

Che romanzo sublime.
Conferma in toto tutte le aspettative de 'L'ombra del vento', e soprattutto riesce a limare le lievi imprecisioni del romanzo precedente.

Barcellona, come al solito, è descritta come meglio non si poteva, e l'alone di mistero ora agisce anche grazie alla figura di Corelli, un personaggio capace di non dare il benché minimo punto di riferimento e di stupire il lettore ogni volta che lo scrittore gli punta addosso i riflettori scenici.
E anche Grandés, che raccoglie perfettamente l'eredità di Fumero, regala dei colpi di scena non di poco conto, come d'altronde riescono a fare anche altri personaggi con minore visibilità.
L'unico piccolo neo è dato dal carattere inizialmente troppo scontroso ed aggressivo di Martìn - soprattutto nella relazione che instaura con le due co-protagoniste -, anche se per fortuna lo svolgimento della trama contribuirà a un suo, seppur leggero, "ammorbidimento".

Peccato anche per il finale agrodolce che lascia una sensazione di contrasto, sebbene sia stata una scelta azzeccatissima per mantenere alta la suspance per il prosieguo della quadralogia.

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L'ombra del vento
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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    17 Ottobre, 2012
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Un gioco avvincente!

"Questo posto è un mistero. Un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un'anima. L'anima di chi lo ha scritto e di quelli che lo hanno letto e vissuto e sognato. Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scorrere lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si rafforza. In questo posto i libri che nessuno più ricorda, i libri che si sono perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa di arrivare tra le mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito..."

Ed eccomi con un altro Zafòn in mano.
Una doverosa premessa: io sono di parte. Zafòn è uno dei miei scrittori preferiti, quindi potrebbe scrivere anche la ricetta per fare la torta di mele e probabilmente troverei il suo stile ugualmente affascinante.

Barcellona, anni '20. Un'ambientazione ben nota a tutti coloro che hanno già letto "L'ombra del vento", l'atmosfera misteriosa della città, col fumo che si mischia alla nebbia dell’inverno umido e delle poche persone per le strade, che David Martin percorre tormentato dall’insicurezza, ma sorretto dal pulsare di un cuore nobile e forte, il cuore di chi nutre grandi speranze. David sogna di diventare scrittore.
Una strada tortuosa da percorrere, una scelta coraggiosa e screditata dai più. Ma il successo inaspettatamente arriva sotto forma di un inquietante e sconosciuto editore francese: chi è il misterioso Andreas Corelli che risulta essere morto almeno quindici anni prima? Qual è il gioco di quest' uomo che porta una piccola spilla con un angelo sul risvolto della giacca?

Non desidero soffermarmi più di tanto sull'intricata e ricchissima trama, il lettore è completamente "inghiottito" da quello che pare essere un romanzo dentro un romanzo che contiene un altro romanzo, thriller, feuilleton, romanzo gotico, storia d'amore... L'abilità di Zafòn sta proprio nel riuscire a dare senso e coerenza a tutta questa ragnatela di storie, rendendole godibili ed accattivanti.
"Il gioco dell’angelo" è un libro ben congegnato, un meccanismo perfetto, curato, perso tra la leggerezza dell’essere e la profonda oscurità del male. Ed è proprio tra queste coordinate che lo scrittore ha trovato la chiave di volta della sua narrativa, rinnovando il miracolo della narrazione e stupendo in ogni libro il lettore.
E io mentre mi tiene la mano, mi lascio trasportare lontano.

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Antho7 Opinione inserita da Antho7    05 Agosto, 2012
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Che gioco!

Libro piacevole! Onestamente meno bello del primo, l'ombra del vento, ma comunque interessante. Sarà che l'ho letto subito dopo l'ombra del vento, preso dall'enfasi del primo è scivolato via facilmente. Che dire, Zafon, sà a parer mio farti entrare a pieno nella storia del racconto, alla storia dei personaggi e agli intrecci in cui la storia man mano ti porta. Consigliato. Ma si poteva far di meglio.

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L'ombra del vento e vorrà leggere Il prigioniero del cielo.
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Opinione inserita da Marco Borsatino    21 Luglio, 2012

non ne sono sicuro

Direi di concordare con "annabellissima".
Un libro tanto ponderoso dovrebbe essere in grado di prenderti per mano ed accompagnarti senza farti sentire la fatica.
Non è quello che mi è capitato leggendo "Il gioco dell'angelo".
Ho fatto fatica a finirlo, ho faticato a capire dove volesse andare (e non credo di esserci riuscito); le storie nelle storie non si compenetravano, l'ambientazione non mi convinceva.
In ultima analisi, non credo di poterlo consigliare. Purtoppo, devo aggiungere che non mi sento incoraggiato a comprare un terzo libro di Ruiz, dopo questo e "L'ombra del vento".

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Annabellissima Opinione inserita da Annabellissima    02 Luglio, 2012
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Inconsistente

La storia scorre bene e lo stile di Zafon è sempre impeccabile (ma non al livello de "L'ombra del vento")!
Però questo romanzo non mi è piaciuto più di tanto... Atmosfere cupe, personaggi ambigui e inconsistenti e un finale deludente.
Leggendo le ultime pagine, pensavo di capire un po' di più sulla lunga storia e invece le mie numerose domande sono ancora senza risposta. Spero che leggendo "Il prigioniero del cielo" si chiariscano i vari punti critici...

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"L'ombra del vento" e vuole leggere "Il prigioniero del cielo"
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    25 Mag, 2012
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LIBRI SENZ'ANIMA

I libri, soprattutto quelli sepolti fra gli scaffali di librerie dimenticate da tutti, hanno un’anima segreta e ogni volta che qualcuno li apre essa risorge dalla polvere: questo si ribadisce spesso ne “Il gioco dell’angelo” dell’autore di bestseller Zafòn. Ma dopo aver letto il romanzo, è naturale chiedersi se esso abbia davvero un’anima e quale essa sia. La tortuosa trama ruota attorno all’idea classica dello scrittore che vende se stesso a un enigmatico “Principale”, editore fantasma/demone dagli strani poteri, in cambio di vil denaro e della miracolosa guarigione da una malattia. Ma non si tratta certo di un’astratta riflessione su argomenti quali il rapporta arte/mercato o di una rivisitazione in scala minore del “Faust”, quanto piuttosto di un pretesto per infarcire la trama di un miscuglio di ingredienti eterogenei: le peripezie del protagonista del romanzo, uno scrittore dalla scarsa fortuna, David Martin( come “Martin Eden”?) si svolgono negli anni Venti in una città tenebrosa, i cui luoghi privilegiati sono le biblioteche nascoste in quartieri miserabili, i cimiteri, le case fatiscenti con stanze segrete, i bordelli. In questo spazio confinante con l'inferno, ove il vento “sferza con il respiro di una maledizione”, si aggirano come ombre spettrali poliziotti corrotti, demoni incerti, sosia, morti veri ed apparenti, fanciulle bellissime dal destino tragico, stelle del varietà decadute, miliardari infelici, adolescenti volitive dal talento artistico precoce e infine librai votati alla sacra missione di custodi degli arcani del sapere. La fine del rocambolesco viaggio ne “I misteri di Barcellona” ha una degna conclusione nella sua inverosimiglianza. Del resto è già nelle premesse: i libri per avere un cuore non necessitano di verità.. purchè il cuore palpiti.

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Opinione inserita da Giusy T.    15 Aprile, 2012

IL GIOCO DELL'ANGELO

Bello, ma alla fine ti lascia un senso di dubbio, vuoto perchè comunque i vari ruoli dei personaggi non si capiscono alla perfezione, forse è stata una scelta dell'autore, non lo so. ma lascia questo dubbio, ho tolto un punto alla piacevolezza perchè diciamo che la maggior parte del libro, ti ambienta in luoghi oscuri, fin dall'inizio, alla casa, agli incontri, e a me questa cosa non è molto piaciuta, anche perchè mi suggestionava molto. oltretutto però è un bel libro, riprende sempre lo stile di Zafòn , ma a me il suo stile piace. ve lo consiglio.

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Ooornella Opinione inserita da Ooornella    08 Aprile, 2012
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Coinvolgente

Diciamo che mi sono fatta regalare questo libro perchè mi sono prefissata l'obiettivo di leggere tutti i romanzi di Zafon, ovviamente dopo essere rimasta incantata dall Ombra del Vento. Il Gioco Dell'Angelo è una bella storia che racchiude amicizia amore e mistero allo stesso tempo, credo che sia questo lo stile che fa salire sul podio lo scrittore, ha la capacità di incuriosirti fino all ultimo rigo, ma è stato proprio qui che sono rimasta un po delusa... nonostante la storia sia piacevole si scopre ben poco del personaggio piu misterioso e la fine del romanzo lascia un po a desiderare dato che non risponde a tutte le domande che sia il personaggio e di conseguenza il lettore si pongono durante la lettura! Il titolo non lo vedo molto coerente con il racconto ma è comunque un bel libro, piacevole e di compagnia percio' lo consiglio a tutti! Buona Lettura!

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raffo1984 Opinione inserita da raffo1984    21 Marzo, 2012
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Una lettura che incanta

Avete presente "L'Ombra del Vento"?
L'ambientazione cupa di una Barcellona immersa costantemente nella nebbia, con i suoi angoli bui e misteriosi, si ripetono meravigliosamente in questo fantastico libro.
Dal punto di vista della cronologia storica, "Il Gioco dell'Angelo" precede "L'Ombra del Vento", infatti ritroviamo alcuni personaggi in giovane età, tra cui il padre di Daniel Sempere e Gustavo Barcelò.
La storia narra le vicende di un ragazzo che diventa uno scrittore... uno scrittore maledetto. Infatti stringe un patto con un editore che gli commissiona un'opera colossale: fondare dalle basi, una nuova religione.
L'intreccio dell'amore e dell'amicizia torna con gran forza nelle pagine di questo libro. Inoltre non mancherà, come nel precedente capitolo, una visita al Cimitero dei Libri Dimenticati.
Zafon immerge il lettore in un mondo surreale lasciando nel finale diversi punti interrogativi irrisolti.
L'unica soluzione è dare sfogo alla propria fantasia.
Inutile sottolineare infine lo stile di scrittura, di altissimo livello e ricco di poesia e sfumature che rendono viva l'atmosfera della città spagnola.
Aspetto con ansia di leggere "Il principe del cielo", l'anello mancante di questa indimenticabile storia.

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L'Ombra del Vento
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Simon A. Opinione inserita da Simon A.    28 Febbraio, 2012
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Interessante

C'è poco da fare, Zafon riesce sempre a farti affezionare ai personaggi.
Ho già letto "L'ombra del Vento" e "Marina", e ho imparato ad apprezzare questo autore.
La storia si svolge nella Barcellona degli anni 20, e il protagonista è un ragazzino che sogna di diventare scrittore.
Il libro si basa sulla crescita, sia anagrafica che letteraria di questo ragazzo, avvolgendolo al contempo con storie avvicenti, cupe e in alcuni momenti mistiche.
Come tutti i libri di Zafon non manca la parte sentimentale, intesa sia come amicizia che come amore.
L'ho ritenuto inferiore a "L'ombra del vento", ma superiore a "Marina".
Non mi è piaciuta molto la parte mistica che svolta da un personaggio del libro, ma resta comunque una piacevole lettura dallo stile morbido e rilassante.

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L'ombra del vento
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Gondes Opinione inserita da Gondes    23 Gennaio, 2012
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IL GIOCO DELL'ANGELO

Difficile interpretare questo libro di Zafon e secondo il mio modesto parere non all’altezza di romanzi come “L’OMBRA DEL VENTO” e “MARINA”. Lo stile inconfondibile di Zafon è sempre ben evidenziato, ma quello che manca è il ritmo della storia, che in alcune parti del libro è un po’ troppo lenta e macchinosa. La solita atmosfera di magia questa volta stenta a venire fuori ed alcune situazioni sembrano non legate alle altre.
Alla fine della lettura rimangono troppi interrogativi, quasi a voler dare al lettore la possibilità di interpretare a proprio piacimento il senso della storia. Sicuramente non è consigliato iniziare a scoprire questo bravo autore con questo titolo, perché si rischia di giudicarlo non del tutto positivamente, come invece merita.

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Opinione inserita da Maria Enne    19 Gennaio, 2012

Una Strada senza Uscita

Dopo "L'ombra del Vento" ecco la Grande Delusione. L'inizio è coinvolgente, ma la storia si estende per le eccessive 670 pagine che non bastano a sviluppare e a portare a compimento nessuno degli spunti iniziali. Situazioni aperte e mai chiuse, troppi personaggi introdotti al solo scopo di confondere "acque" e storia, ridondanza di dettagli noire e a volte raccapriccianti, finale frettoloso che non sostiene e non scioglie tutti gli interrogativi e le domande suscitate nel corso della narrazione. Si salvano solo le descrizioni suggestive di una Barcellona tenebrosa e piena di mistero, ma che alla distanza diventano pesanti e ripetitive (il Raval e il Paseo del Born appaiono quasi in ogni pagina. Le autocitazioni del precedente romanzo -Sempere e il Cimitero dei Libri Dimenticati- sembrano del tutto gratuite. L'epilogo è un post-it maldestro e moraleggiante che a sua volta non risolve nulla. Peccato...

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Nothingman Opinione inserita da Nothingman    04 Ottobre, 2011
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Il Gioco dell'Angelo

Nella narrazione in prima persona, lo scrittore David Martìn ci racconta le vicende che hanno plasmato la sua vita, una storia maledetta quali egli stesso andava a scrivere. Una Barcellona oscura, misteriosa e intrigante della prima metà del ‘900 fa da grande scenario a un’esistenza difficile, un destino maledetto che porta la scrittura ad essere l’unica ragione di vita e l’unica speranza di vita, un gioco pericoloso con un oscuro editore parigino, intrighi e assassini, colpi di scena fino all’ultima pagina, questo è il romanzo di Zafòn.

Lo scrittore spagnolo riesce a farci calare nelle strade della Barcellona dell’epoca, assieme al protagonista le attraversiamo, le percorriamo, le conosciamo. Entriamo in profonda empatia con la voce narrante, ne viviamo i dubbi e le paure, così come le forti emozioni e le delusioni.

Il romanzo trascina il lettore pagina per pagina, capitolo per capitolo. Alla fine di ogni paragrafo la suspense è tale che è impossibile fermarsi, il bisogno di leggere, di andare avanti e scoprire “come va a finire” è troppo grande. Una storia elettrizzante che si presta a leggersi tutta d’un fiato, una lettura facile e leggera resa tale dallo stile scintillante di Carlos Ruiz Zafòn.

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Opinione inserita da cristina    27 Settembre, 2011

L'OMBRA DEL VENTO di Carlos Ruiz Zafon

Questo libro è incredibilmente capace di catturare il lettore fin dalle prime righe.
L'ambientazione, le circostanze, i personaggi dotati di una profonda umanità, la ricerca di risposte a ciò che apparentemente sembra occulto, ma che razionalmente il protagonista cerca di svelare.
Un intreccio di personaggi e storie che lascia senza fiato fino al termine del libro.
A quel punto il lettore sente la mancanza di quelle bellissime pagine....
Ed ecco che si può agganciare "Il gioco dell'angelo", che non è ugualmente riuscito, ma che ti trascina ancora una volta in un vortice dove la lotta tra il bene e il male è sullo sfondo, e in realtà ne costituisce l'essenza.

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IL GIOCO DELL'ANGELO dello stesso autore
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    06 Settembre, 2011
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Una Barcellona color seppia

Zafòn ci porta, come ne "L'ombra del vento" in un'atmosfera di Barcellona che ha le tinte del seppia. In molti punti del libro ho ritrovato frasi che mi hanno colpito e segnato, perchè in esse ho riconosciuto alcuni momenti della mia vita: il perdere il lavoro appena prima di Natale, il modo con cui David Martin affronta la malattia, il modo con cui vive le fredde inquietudini che gli trasmette Andrèas Corelli, il modo in cui accetta di avere il cuore infranto, per poi alla fine trovare il modo di vivere con serenità la sua condizione. Ci sono nel libro parti descrittive che danno la sensazione di sentire i profumi e gli odori descritti. Ci sono continui richiami che allacciano fra loro i capitoli e che tengono allacciato il lettore. Il personaggio più bello è Isabella, piena di luce e vitalità, ragazza dipinta nei modi di fare con toni luminosi e davvero incantevole.

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L'ombra del vento
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adrianaSETA Opinione inserita da adrianaSETA    04 Agosto, 2011
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intreccio macchinoso

Premetto che non ho ancora letto "L'ombra del vento" per cui non ho modo di fare un confronto tra queste due opere di Zafòn.
Ho letto le prime 300 pagine de "Il gioco dell'angelo" tutte d'un fiato, attratta dalla magnetica e commuovente storia di David Martìn. Il pergonaggio si rivelava molto ben costruito.
Le ultime 300 pagine invece, le ho trovate davvero macchinose, si percepiva quasi lo sforzo dello scrittore di concludere in qualche maniera la vicenda. Tanti episodi si potevano indubbiamente tagliare in quanto non aggiungevano nulla all'evolversi della vicenda.
Ho apprezzato l'epilogo e la morale che Zafòn (dopo centinaia di pagine di dura fatica) è riuscito a trasmettere; l'umanità di Martìn lo guida a compiere le scelte migliori pur minacciata dalla consapevolezza dell'esistenza del misero e fragile filo che separe il giusto dallo sbagliato. Come capire se si poteva ancora fidare di sè stesso? Chi era in realtà Martìn: uno scrittore maledetto o un assassino seriale paranoico?


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Le parole ci arricchiscono più di ogni altra cosa, un libro è sempre consigliato.
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Opinione inserita da Ettore Zuccheri    10 Luglio, 2011

Il gioco dell'angelo

Il “libro” è il protagonista preferito delle prime storie di Zafon. Il Gioco dell’Angelo è una bellissima favola che ha come supporto quella più antica, ovvero la vicenda di Faust e il diavolo. Non è però la stessa cosa, lo scopo del rapporto è solo simile a quella del Faust, nel senso che qui è il diavolo che cerca un grande talento per scrivere una storia sulla fede, una specie di nuova Bibbia. Un “libro” contro “Il Libro”. Un modo per andare contro Dio, per far si che sia proprio l’uomo (opus dei) a suggerire come combattere il suo creatore. Dio ha donato all’uomo la Bibbia per conoscere la strada da percorrere, l’uomo risponde con un libro diverso per disobbedire. Una specie di perversione “diavolesca”.
La passione di Zafon sono i libri. Un libro scritto, ha dentro le grandi potenzialità umane, soprattutto quelle del suo autore. Poi, c’è la sua anima che fraternizza con quella dei lettori per diventare immortale. Per il diavolo, far scrivere un libro ad uno scrittore, è come gestire la sua l’anima . Anche la sua eternità perché il libro lo rende indimenticabile. Il diavolo ci prova , nella storia lo ha fatto con tutti quelli che ha ritenuto scrittori importanti, narratori che hanno avuto questo grande talento nel raccontare favole. Come tutte le favole, anche in questa ci sono gli ingredienti della magia e creatività. Come tutte le favole ,sono importanti perché arrivano, con la morale, direttamente alla consapevolezza, alla natura dell’anima di chi li legge.
Come detto, il diavolo ci prova con tutti , nella storia tanti sono stati le sue vittime e il mezzo per coinvolgerli è sempre lo stesso. Il denaro. Tutti diventano alla fine sue vittime , ovvero fantocci , perché cadono a causa della loro debolezza , per la fragilità del proprio essere. Questa volta però il diavolo inciampa in un personaggio pieno di grandezza umana, di valori che lo elevano ad essere vicino a Dio, il suo diretto rappresentante. Proprio per grandezza della sua spiritualità, anche se David non sa di possedere un’anima tanto forte. La sua potenza è nell’amore vero, ma anche nella capacità e forza di non approfittare dell’ingenuità altrui. Infatti, rispetta Elisabella, innamorata perdutamente di lui . Non ne approfitta , anzi è capace di indirizzarla sulla sua strada, di aprirle gli occhi alla vita. David vuole solo l’amore di Cristina. E’ un uomo retto, fermo in quello che crede.

Nella favola si può dire e fare di tutto per raggiungere lo scopo di chi la scrive. E’ la sua magia. Lo scopo è la sconfitta del diavolo che , questa volta, ne assapora il veleno, dopo avere trovati tanti uomini deboli. Lui stesso alla fine lo ammette, anche se trova il modo di vendicarsi. Confessa di avere sbagliato nel gestire la grande umanità di David , pensando di fargli fare quello che voleva, non solo usando il denaro. Gioca molto sull’amore che possiede per Cristina, che il diavolo usa come una marionetta , solo per farlo scrivere. Ci riuscirà?
David con sforzi immensi comincia a scrivere per Corelli , ma poi capisce il messaggio di Cristina che tenta di bruciare il manoscritto, prima di finire (per questo motivo) in manicomio. E’ la punizione di Corelli. Che fa Martin? Invece di bruciarlo lui stesso, lo nasconde nel cimitero dei libri dimenticati e affronta quello che chiama “il principale”, il diavolo, in forte compagnia della sua umanità. Diventa per volere divino un “eterno”. E’ la magia della favola.

Come già detto, quando si raccontano le favole tutto è possibile. David supera ogni vicissitudine della lotta contro gli avversari, in modo rocambolesco, per arrivare alla morale di Zafon. Quale? Il diavolo può e deve essere sconfitto, basta credere in Dio , ovvero nell’amore. Il libro che David ha scritto (I passi del cielo), non ha avuto successo per volere del diavolo. Ora lo salva dalla pallottola dell’ispettore per sottolineare, metaforicamente, la potenza dei libri, contro i quali satana cerca di vincere. Questa volta però non può. E’ il messaggio di Zafon. Non può scegliere quella strada per andare contro Dio, superando il Suo libro.
Il diavolo si accorge che non avrebbe mai dovuto far morire Cristina ed ammette l’errore e la sua sconfitta. Rimedia con uno stratagemma. Ora che David è diventato immortale grazie alla sua umanità, gli “regala” Cristina all’inizio della sua vita, da bambina , per farla crescere come David vuole. Sembra di nuovo un benefattore, è il suo gioco. Come da una pagina vuota, David può dargli il tipo di vita che vuole. Nelle favole tutto si può. Cristina s’innamorerà di nuovo di David che però la vedrà morire di nuovo. La sconfitta del diavolo sarà bilanciata da questa vendetta atroce.
Il gioco dell’angelo è semplicemente il “finto attacco” del diavolo , che si comporta come la maggioranza degli uomini: apparire diverso da quello che si è per raggiungere il suo scopo. Anche lui cerca di togliere David dalla miseria e dalla malattia offrendo soldi per un servizio perfido. Un benefattore finto, per una trama che esiste dalla nascita del mondo perché l’uomo facilmente si fa corrompere. “Lux Aeterna” è l’inganno che si consuma e ricomincia.

Martin accetta perché è ridotto allo stremo sia fisicamente (cancro) che economicamente, ma non sa cosa l’aspetta. Di fronte alla realtà, il suo amore per Cristina e l’umanità nel rapporto col prossimo lo salva. Mi ripeto per sottolineare.E’ la morale della favola: solo l’amore è più forte del diavolo. Solo attraverso Dio può essere sconfitto …e anche satana lo sa, ma ci prova sempre.

Un po’ di storia del libro. Marlasca è lo scrittore vittima della tentazione precedente a quella di Martin. David inizia a comprendere e comincia l’indagine. Marlasca non ha la stessa umanità di Martin ed è un possibile satana per il futuro. Giusto che muoia tra le fiamme. Zafon è come Dante, con la legge del contrappasso. Chi c’era prima di Marlasca? E’ la catena umana protagonista delle tentazioni del diavolo. Marlasca ancora vive e Martin cerca il contatto per comprendere la situazione diabolica. L’indagine comincia e con la protezione di “Zafon”, David riesce a dimostrare quello che la favola vuole dire. Il bene vince satana. Con la sua incorrompibile umanità è Martin che vince. La morale è salva e la favola ha raggiunto lo scopo. Bravo Zafon.

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I libri di Zafon sono per tutte le età e per chi ama le favole.
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Opinione inserita da andrea    27 Mag, 2011

unico

Inutile dire che sembrerebbe troppo facile valutare " il gioco dell'angelo", dopo aver letto "l'ombra del vento" . Tutti siamo portati a dire che ne richiama in parte la trama e per questo viene considerato una sorta di libro di secondo livello, però attenzione! Se qualcuno avesse il piacere di leggere prima " il gioco dell'angelo" rispetto "all'ombra del vento", potremmo sicuramente dire che questo libro nel suo genere è superlativo. Direi che Barcellona è la carrozza trainante e di congiunzione dei due libri, ma i personaggi sono sicuramente di grande spessore e il racconto è talmente scorrevole e coinvolgente che si lascia leggere tutto in un fiato senza stancarti, rimanendo dalle prime pagine fino alle ultime un racconto dalla tendenza surreale che però come tutti i grandi libri nel finale lascia adito di intterpretarei fatti come meglio ci aggrada. Quindi per chiudere, questo Libro alimenta la nostra immaginazione dandogli libero sfogo, senza però toglierci il gusto dell'emotività che può coinvolgerci nelle ultime righe. Grande Zafon

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sicuramente a chi ha letto Zafon. poi a tutti quei lettori che da un libro vogliono personaggi di spessore .
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orso Opinione inserita da orso    10 Marzo, 2011
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Il gioco dell'angelo

Leggendo il Gioco dell’angelo purtroppo Il confronto con il romanzo “L’ombra del vento” è inevitabile, nasce spontaneo!
Zafon rievoca e ricalca i personaggi, i luoghi e le atmosfere che il lettore ha già avuto modo di assaporare, gustare ed apprezzare e quindi il confronto risulta essere decisamente penalizzante e perdente.
Il romanzo è scorrevole, ben articolato, con una buona scrittura ma nell’insieme manca di fantasia, non c’è niente di nuovo: anche Barcellona è sempre magica e gotica! E’ sicuramente , a mio modesto avviso, un’ottima operazione commerciale.

No, non lo consiglierei.

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Alex81 Opinione inserita da Alex81    09 Marzo, 2011
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Deluso


Dopo aver letto l'ombra del vento, libro che ho apprezzato molto e che e' stato in grado di coinvolgermi, aspettavo con ansia questo nuovo romanzo di Zafon.
Purtroppo qui l'autore non ha mantenuto le aspettative e non si e' mostrato all'altezza del suo primo romanzo.
La trama e' macchinosa, ci sono passaggi che a mio avviso l'autore avrebbe potuto tagliare. Inoltre si ha la forte percezione, per gran parte del racconto, che la storia si incanali in una strada senza uscita e che l'autore fatichi moltissimo per rincanalarla verso i binari giusti.
Troppe pagine sprecate per raccontare avvenimenti del tutto evitabili e inutile al contenuto.
Anche il finale mi e' sembrato piuttosto scontato e poco oroginale.
Decisamente diversi passi indietro rispetto al bel " L'ombra del vento".

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Fermìn90 Opinione inserita da Fermìn90    11 Febbraio, 2011
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la città dei maledetti

Un piacevole racconto in stile Zafon , ambientato nella Barcelona degli anni venti con evidenti punti di contatto con "l'ombra del vento" , di cui l'autore riprende alcuni luoghi e alcuni personaggi ma soprattutto alcune emozioni, che riemergono in maniera forte e viva. Ancora una volta il lettore è condotto nel cimitero dei libri dimenticati, per seguire la storia di un giovane scrittore in erba David Martin, la cui esistenza sarà stravolta da un libro e dall'incontro con un singolare personaggio, l'editore Corelli. Di per se il libro è molto buono ma purtroppo il confronto con il precedente lavoro è inevitabile: sicuramente la storia è meno curata ed elaborata, ho avuto l’impressione che non spiccasse mai il volo , facendo quel salto di qualità che mi aspettavo. Devo dire che è anche un tantino surreale, il che secondo il mio parere non guasta , in quanto aggiunge un pizzico di mistero e ambiguità agli eventi.
Ma il grande pregio del libro è la narrazione: Zafon da questo punto di vista è uno dei migliori, riesce con estrema facilità ad ammaliare il lettore , mantenendo sempre viva la sua attenzione e per quanto mi riguarda questo basta a supplire a qualche mancanza di contenuto.

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l'ombra del vento (anche se , è bene dirlo, non è un seguito, ma una storia completamente indipendente, quindi lo si può leggere tranquillamente prima dell'ombra del vento). Consigliato a chi crede nel potere seduttivo delle parole.
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aittam Opinione inserita da aittam    28 Gennaio, 2011
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tutto perfetto, ma il finale...

BREVE RIASSUNTO: il romanzo racconta le vicende di David Martìn, un giovane scrittore che vive in povertà a Barcellona negli anni ’20 del Novecento. A diciassette anni il direttore del giornale per cui faceva l’apprendista gli dà l’opportunità di pubblicare dei racconti a puntate in una pagina dedicata sul “Voz de l’industria”. Lui la sfrutta molto bene e, grazie al suo talento, comincia a farsi notare e a suscitare delle invidie tra i colleghi più grandi. Per questo il direttore decide di licenziarlo; comunque David riesce a trovare una casa editrice che lo assumerà, costringendolo però a pubblicare dei romanzi uno dopo l’altro in successione sotto lo pseudonimo di Ignatius B. Samson. Dopo parecchi mesi e migliaia di pagine, però, lui comincia a sentirsi distrutto e va da un medico, che gli diagnostica un tumore al cervello, il quale lo ucciderà nel giro di un anno al massimo. Nello stesso momento, David riceve l’offerta di Andreas Corelli, un misterioso editore, il quale mette sul piatto 100.000 franchi e la prospettiva di guarire dalla malattia. In cambio, però, gli commissiona una sfida molto difficile: creare per suo conto una nuova religione.

PERSONAGGI PRINCIPALI: DAVID MARTÍN- è il protagonista e ne vengono raccontate le vicende dall’infanzia fino alla mezza età. Inizialmente è un ragazzo pieno di passione per i libri e la letteratura, ma man mano che passano gli anni e che si susseguono problemi sempre più grandi, lui cambia e comincia a vedere la vita con disillusione e in modo estremamente critico e cinico.
ISABELLA- anche lei aspirante scrittrice, quando David diventa famoso fa di tutto per diventare la sua assistente (riuscendoci) e imparare da lui il mestiere. Assomiglia molto al protagonista da giovane, con la differenza che però lei non cambierà e manterrà anche da adulta un grande entusiasmo e vivacità, che la aiuteranno a non abbattersi mai.
ANDREAS CORELLI- è uno sconosciuto ma apparentemente ricchissimo editore dalle ambizioni altissime e probabilmente esagerate, e per soddisfarle non si fa scrupoli a diventare il mandante di omicidi o incendi o altri tipi di intimidazioni. David comincerà ad un certo punto della storia a dubitare della sua moralità e a indagare sul passato.

IL TEMPO: il tempo della storia dal 1917 (con flashback anche negli anni precedenti) alla fine degli anni Venti, e il romanzo si conclude con un salto in avanti al 1945.

IL LUOGO: è ambientato esclusivamente a Barcellona, definita spesso la ‘città delle ombre’ per il suo clima movimentato e allo stesso tempo oscuro e malavitoso.

IL NARRATORE: il narratore è interno, e si esprime attraverso la persona del protagonista David Martìn. Il punto di vista è sempre quello del protagonista, e la storia sembra essere raccontata dal narratore anni dopo che si sono svolti i fatti.

GIUDIZIO PERSONALE: questo romanzo mi è piaciuto molto, sia per lo stile veloce, ironico e scorrevole dello scrittore, sia per la storia narrata in sé, che mi è sembrata originale e ben sviluppata. Leggendolo a volte si prova un po’ di dispiacere per il protagonista, a cui periodicamente si aggiungono nuovi problemi, che sembrano sempre gli ultimi perché si pensa che peggio di così non possa andare, mentre regolarmente accade qualcosa che lo fa sprofondare ancora di più.
Tutto questo, però, ad esclusione degli ultimissimi capitoli.
Infatti non mi è piaciuta la conclusione del racconto, che mi è sembrata un po’ improbabile e poco chiara, e che secondo me non risponde alle aspettative che ci si fa man mano che si legge il libro.


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Jan Opinione inserita da Jan    02 Gennaio, 2011
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Tristezza.

Il testo ha il sapore evidente di un seguito...con alcune varianti involutive.
Prima di tutto Zafon approfondisce la sua attenzione scritturale nell'esoterismo più esteriore e banale; in secondo luogo i personaggi presentano la triste caratteristica di essere definiti fin dalla loro comparsa.
Il Male si presenta in bianco; la villa è immediatamente presentata con accenti da film horror di terz'ordine; il ritrovamento dei cadaveri segue, in maniera quasi didattica, tutto ciò che un bambino può riconoscere come iter pseudopoliziesco.
Di questo libro vorrei poter dire:"Meglio sarebbe non fosse mai nato"...

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Little_Dolly Opinione inserita da Little_Dolly    07 Dicembre, 2010
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Bello ma non regge il confronto

Il libro di per se è bello...atmosfere affascinanti, gran parte dei personaggi sono ben caratterizzati e costruiti, le descrizioni sono accurate e poetiche...Peccato che non regga il confronto con "L'ombra del vento"
I primi capitoli lasciano sperare in qualcosa di migliore ma andando avanti con la trama l'autore è costretto a citare situazioni del libro precedente per mantenere il lettore concentrato e appassionato al libro...
In ogni caso è un libro davvero particolare e inquietante che consiglio a tutti...

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L'ombra del vento, Marina
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    15 Novembre, 2010
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Un pò di delusione, ma è sempre a leggere

Ho reinserito questa recensione che avevo scritto nel 2008, ma all'epoca ancora non avevo il profilo sulla community. Visto che è stato aperto una discussione dedicata a Zafòn su un gruppo che frequento appassionatamente, ci tenevo a replicare la mia opinione su questo autore.
E' inevitabile il confronto con "L'ombra del vento",che adoro, ma credo sia veramente difficile ripetere un romanzo come quest'ultimo,che ha una galleria di personaggi indimenticabili, un'ambientazione perfetta, delle idee affascinanti ( come il Cimitero dei Libri Dimenticati)ed uno stile narrativo talmente avvincente da impedirti di smettere di leggere un capitolo dopo l'altro.

Venendo al "Gioco dell'angelo", l'ho trovato estremamente interessante nella prima parte (La città dei maledetti), vibrante ed intenso come speravo che fosse un libro di Zafòn.

La seconda parte (Lux Aeterna)introduce il tema centrale del mistero che permea il resto della vicenda, ma la terza ed ultima parte che conduce alla risoluzione della storia risulta, pur con tutti i colpi di scena e i momenti più drammatici e cruenti, piuttosto forzata e non propriamente coerente. C'è il lato misterioso e fantastico, tra il "Faust" ed "Il ritratto di Dorian Gray", che concorre a dare un'aura di mistero ed ineluttabilità alla storia, ma in fin dei conti molte "trovate" hanno il sapore del già visto.

Sicuramente ritrovare alcuni luoghi e personaggi de "L'ombra del vento", risveglia emozioni e situazioni di fortissimo impatto emotivo che conferiscono la sensazione di leggere un'unico grande romanzo, ambientato in una Barcellona di "Angeli ed Ombre", tanto affascinante e misteriosa, quanto pericolosa.

Ovviamente anche in questo romanzo è evidente tutto l'amore e la passione che l'autore ha per i libri e per le storie che essi contengono, che in fin dei conti è la stessa che possediamo noi lettori.

Scegliere un romanzo quando si entra in una grande libreria è un pò come adottarne uno quando ci si reca nel "Cimitero dei Libri Dimenticati", e con Zafòn sicuramente non ci si annoia!

Per finire, chi non l'avesse ancora letto, colmi la mancanza con la lettura de "Il principe della nebbia", libro snello e veloce di poche pagine, così almeno avrà un'idea ancora più precisa sullo stile di questo autore.

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L'ombra del vento e gli altri romanzi di Zafòn
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Calime Opinione inserita da Calime    23 Agosto, 2010
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l'ombra dell'angelo… il gioco del vento…

Ho letto l'ombra del vento direi con voracità, per un amante dei libri come me è stato uno esemplare, incentrato sulla storia di un libro dall'autore misterioso. Leggendo il gioco dell'angelo è stato piacevole conoscere nuovi personaggi precedenti, temporalmente, a quelli del primo libro (come Isabella). Tuttavia non è stato stimolante il contenuto, anzi direi deludente: un pò lento, come se si ritardasse e si rimandasse la fine della "fase iniziale" della storia fino a molto più della metà del libro e si concedesse solo una manciata di pagine agli avvenimenti per cui si continua a leggere. Alcune cose rimangono in sospeso, non esplicitate… A.C. è un angelo? ma se lo è, è un angelo -come dire- atipico… è lui a provocare tutte quelle morti o no? c'è chi potrebbe dire che il dubbio concorre al fascino, ma non è esaudiente per un lettore curioso. Per non parlare del senso di ripetizione rispetto all'ombra del vento…

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Interferenze letterarie Opinione inserita da Interferenze letterarie    12 Agosto, 2010
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Un bel romanzo ma sa di già letto...

Ho letto “il gioco dell’angelo” dopo aver terminato “l’ombra del vento”, dal quale ero rimasto affascinato. Questo libro mi ha colpito per metà. Bella ovviamente l’ambientazione, le lunghe digressioni, la descrizione della Barcellona dei ruggenti anni 20, il “sottobosco culturale” che fomenterà le divisioni che porteranno la Spagna alla guerra civile. Però la vicenda, nonostante la scrittura fosse piacevolissima e scorrevole, mi sapeva di già sentito, di già visto. Zafòn infatti utilizza moltissimi personaggi del romanzo precedente, così come alcuni luoghi (soprattutto la biblioteca dei libri perduti). Questo artificio in realtà non sarebbe sbagliato, anzi, creerebbe un legame tra i due romanzi, una specie di “fil-rouge” che appassiona e diverte (sempre che non venga utilizzato solo per aggrapparsi al successo del primo romanzo). Il problema è che mi è sembrato di vedere in alcuni personaggi nuovi le stesse caratteristiche di quelli de “L’ombra del vento”. Il signor Vidal mi è parso la fotocopia di Miguel Moliner, per fare un esempio. Entrambi ricchi da far schifo, figli dell’elite industriale catalana di quegli anni, scrittori falliti, destinati a vivere una vita di facciata tra la ricchezza esteriore e la condanna all’infelicità. Questo non vuol dire che non sia un bel romanzo, scritto bene e da gustare velocemente, al contrario. Il problema è che dopo aver letto anche Marina, ho come l’impressione che Zafòn si copi moltissimo, sia come ambientazione (che ruotano sempre intorno allo stesso quartiere) ma soprattutto come termini, stile lessicale e come utilizzo delle stesse parafrasi (ho letto tutti i romanzi in spagnolo, nella versione originale). Il fatto è che, se avessi coperto i titoli dei romanzi e avessi letto una pagina a caso, probabilmente non avrei capito a quale vicenda corrispondesse, visto che si assomigliano molto. E questo, per uno scrittore come Zafòn che mi è parso uno dei migliori mai letti, è proprio un peccato.

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Consigliato a chi ama Zafòn e chi ha apprezzato "l'ombra del vento". Sconsigliato a chi cerchi qualcosa di diverso, Zafòn mette in mostra gli stessi meccanismi di successo del suo primo romanzo.
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hottina92 Opinione inserita da hottina92    17 Giugno, 2010
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Una mezza delusione

la trama non è male, come anche lo stile e la lettura.
però credo che Zafon in questo libro ci abbia messo poca inventiva..
ambientato come il primo libro a Barcellona, nello stesso quartiere, con rifrimenti alla biblioteca misteriosa, alcuni personaggi ritrovati e sempre la storia di un libro pronto a cambiare la vita di un personaggio.. insomma ho trovato ben poco in più rispetto all'ombra del vento.. però comunque è un libro che consiglio perchè ha una buona trama ed è molto avvicente!
mi aspettavo qualcosa di più visto l'esordio sorprendente con il primo libro! =)

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le prime 100 pagine possono risultare un po noiose.. ma dopo la storia si fa più interessante!
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Opinione inserita da Pamela    16 Giugno, 2010

Commento

Le pagine si lasciavano sfogliare cosi in fretta che in una settimana ho concluso la lettura di questo libro, mi facevo domande e ipotizzavo cosa sarebbe potuto accadere. Quando il protagonista, David Martin afflitto da un tumore maligno incurabile, é miracolasamente guarito grazie ad un accordo con il suo "principale", alias l'editore Corelli, era evidente che quest'ultimo altri non poteva essere se non Lucifero.
La convivenza tra il protagonista e la giovane Isabella mi faceva spesso credere che i due si sarebbero innammorati e che lui avrebbe di conseguenza potuto dimenticare, Cristina l'amore della sua vita, ma così non é stato.
Devo ammettere che verso la fine la ricomparsa di personaggi che fino a quel momento erano stati appena accennati mi ha fatto perdere leggermente il filo, ma poi continuando con la lettura tutto si é delineato più chiaramente.
Il libro lascia un sapore di mistero e ambiguità.
In ogni caso vale la pena leggerlo solo per la grande maestria con la quale l'autore descrive personaggi e ambienti usando uno stile rievocativo e suggestivo come solo i grandi maestri della scrittura sono capaci di fare.

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