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Vento e flipper Vento e flipper

Vento e flipper

Letteratura straniera

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Murakami Haruki a ventinove anni scrive due romanzi, nei ritagli di tempo mentre gestisce il suo jazz bar a Tokyo. I romanzi sono "Ascolta la canzone del vento" (1978) e "II flipper del '73" (1980). Fino a oggi Murakami si era sempre rifiutato di farli uscire dal Giappone, eppure l'universo murakaminiano è già tutto qui. In "Ascolta la canzone del vento" uno studente passa il tempo al Jay's Bar in compagnia del Sorcio, un ragazzo ricco ma profondamente solo e disilluso. Bevono e fumano troppo, ascoltano jazz, si confidano col vecchio Jay. Finché un giorno, il narratore conosce una ragazza sfuggente e bellissima che lavora nel vicino negozio di dischi. "II flipper del '73" si svolge qualche anno dopo: il narratore è lo stesso, ora lavora come traduttore. Al suo fianco c'è ancora il Sorcio, tutto sembra scorrere pacificamente, almeno fino all'arrivo di un strano flipper e alla partenza del Sorcio...



Recensione della Redazione QLibri

 
Vento e flipper 2016-06-04 21:52:28 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    04 Giugno, 2016
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On the road, con sosta al Jay's bar

“Ascolta la canzone del vento” e “Flipper,1973”, i brevi romanzi di esordio di Murakami Haruki, sono parte di una ideale trilogia della quale finora era stata tradotta e divulgata solo la terza parte con il titolo “Nel segno della pecora”. Si tratta di due racconti logicamente collegati, che si snodano intorno alla figura dello studente inquieto che aspira a diventare scrittore e a quella del Sorcio, giovane afflitto dalla solitudine e disilluso dalla vita.
Sono qui già presenti molti dei temi che Murakami affronterà nelle opere successive, più mature e complesse. Nella prefazione alla edizione pubblicata da Einaudi, lo stesso autore racconta come sia nata la sua avventura di scrittore e quali siano state le difficoltà da affrontare per riuscire nel suo intento. In questa prospettiva la figura dello studente di “Ascolta la canzone del vento” contiene numerosi elementi autobiografici. Non c'è dubbio che un’opera vada valutata a prescindere dalle influenze che la biografia dell’autore abbia potuto esercitare su di essa, ma spesso risulta arduo scindere completamente la sfera personale da quella artistica. Ed è così che il giovane studente assomiglia molto al giovane Murakami affascinato dalla musica angloamericana, dal cinema di Hollywood, dai classici degli scrittori europei. Il suo viaggio ideale, gli incontri che condivide con il Sorcio nelle pause trascorse al Jay’s bar, altro non sono che un procedere on the road verso una crescita non priva di dolorose esperienze. Le donne, in entrambi i racconti, non costituiscono relazioni stabili e permanenti. Esse si dissolvono, si allontanano, a volte muoiono, nessuna si fermerà, nessuna diventerà un punto di riferimento. In un succedersi di sentimenti difficili da gestire con equilibrio, ecco che il barman Jay assume una funzione da analista e terapeuta. Una volta ancora Murakami sembra aver risentito dell’influenza del cinema americano, delle scene in cui i personaggi scambiano pochissime ma significative battute col barman che serve loro abbondanti e numerosi drink. Non ci si meraviglia se a volte a questo straordinario autore giapponese sia stata rimproverata la sua predilezione per la cultura occidentale. In un paese come il Giappone, la cui storia è ben nota, non tutti sono disposti ad accettare un atteggiamento così aperto verso gli Stati Uniti. Le frequenti citazioni degli eventi della storia americana che in parte scandiscono i racconti di Murakami, possono sembrare un tentativo di sovrapporre la storia di un paese ad un altro. Ma le cose probabilmente non stanno così. I giovani protagonisti di Murakami appartengono spesso agli anni settanta, sono eredi dei mutamenti e dei sogni degli anni sessanta di cui l’America prima degli altri paesi si fece portavoce. Si tratta di una generazione che in Giappone fu in bilico tra il tragico ricordo di Hiroshima e il sogno di libertà trasgressiva rappresentato da Dean Moriarty. È forse qui il vero coraggio e la vera originalità di Murakami: aver dato voce alla sua fantasia, a volte persino sconfinando in una sfera surreale, superando i limiti che la storia pretende di imporre. In questa prospettiva va inteso il dialogo con il flipper, divenuto una sorta di “astronave” umanizzata. Il flipper racchiude in sé i sogni, le sfide, le esaltazioni di un’epoca magica, un’epoca giunta alla fine, dalla quale con rammarico e nostalgia ci si deve inevitabilmente separare, perché essa rappresenta il passato, mentre l’individuo è proiettato verso il futuro. Non a caso nelle ultime pagine di “Flipper, 1973”, Murakami cita Tennessee Williams: “Il passato e il presente sono quelli che sono, del futuro possiamo solo dire che è probabile.”

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Vento e flipper 2016-05-26 18:21:43 68
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68 Opinione inserita da 68    26 Mag, 2016
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Mondi paralleli ed interconnessi...

È' assai curioso scoprire, grazie ad una breve prefazione dell' autore, che i suoi primi due romanzi, " Ascolta la canzone del vento " ( 1979 ) e " Flipper, 1973 ", ( 1980 ), appena tradotti e pubblicati in Italia, e fino ad oggi per lunghi anni mai usciti dal Giappone, vennero scritti la notte, nei ritagli di tempo, sul tavolo della cucina.
Durante il giorno Murakami, allora ventinovenne, e non ancora scrittore di professione, gestiva un Jazz Bar insieme alla moglie, era squattrinato, indebitato, lavorava parecchio con un futuro incerto ed ancora da definire.
L' ispirazione letteraria sopraggiunse improvvisa, colpito da una palla, piovuta dal cielo, mentre assisteva ad un incontro di baseball.
Scopriamo, anche, che i romanzi furono scritti in inglese, per scelta, lingua allora poco conosciuta dallo scrittore e successivamente tradotti nel proprio idioma, conservando linearita' narrativa ed una scrittura semplice, scarna, colloquiale, quasi banale, ma non nei temi, che sarebbe diventata suo marchio di fabbrica affrancandolo dalla letteratura e cultura giapponese più' nota e tradizionale, ancorata a un Giappone storico e conservatore.
Sorprendentemente, era il 1979, " Ascolta la canzone del vento " vinse un importante premio letterario come opera prima e da li' inizio' l' ascesa letteraria di Murakami.
I due romanzi, pur con trame distinte, sono strettamente collegati e i protagonisti gli stessi. Entrambi vanno inseriti nella " Trilogia del sorcio " insieme al successivo " Nel segno della pecora " ( 1982 ), il primo vero successo planetario dell' autore.
In " Ascolta la canzone del vento " il protagonista e voce narrante senza nome è' uno studente ventunenne di biologia che trascorre il proprio tempo al Jay's bar con un coetaneo, il Sorcio, ragazzo di buona famiglia, ricco ma inquieto, con un fondo di malinconica solitudine e tormento, come lo stesso protagonista.
I due condivideranno alcool, sigarette, discussioni filosofico-esistenziali, musica occidentale, incontri casuali, assistiti e consigliati da Jay, saggio proprietario del bar, affiancati da un senso di inquietudine e di non vita che li attraversa ed è' il loro destino.
La voce narrante incontrerà' casualmente una misteriosa ragazza con quattro dita nella mano sinistra, commessa in un negozio di dischi, sola come lui, con un passato burrascoso, con la quale inizierà' una relazione ondivaga, di confessioni e smarrimenti, fino alla improvvisa ed inspiegabile scomparsa di lei " era sparita dalla marea degli esseri umani e dal fiume del tempo senza lasciare traccia ".
In Flipper 1973, una decina di anni dopo, lo stesso protagonista lavora come traduttore, condivide appartamento e letto con due gemelle, vive una vita separata da quella del Sorcio, che continua a frequentare il Jay's Bar, e che un giorno, senza spiegazioni, partirà'. Nel frattempo assaporera' per un breve periodo una improvvisa ed inquietante passione e dipendenza da un Flipper che ne condizionerà' il futuro.
I temi toccati, e le stesse trame, sono perfettamente riconducibili al Murakami conosciuto, anche se ancora piuttosto scarni, acerbi, non con la ricchezza descrittiva e lo spessore dei personaggi futuri, in particolare l' universo femminile, sempre delicato, misterioso, profondo, ma ancora defilato.
Emergono mondi paralleli, reale e surreale, ipotetico ed onirico, il dualismo aldiqua', aldilà' ( così' bene sviluppato in 1Q84 ) affiancati, simbiotici, in una fusione che sfocia sovente nel sogno e nel sonno.
I personaggi sono stanchi, disillusi, soli, perdenti, intraprendono relazioni asfittiche, nate quasi per caso, a cui non aspirano e che solo in un secondo tempo riconoscono essere importanti, vitali, ma ormai è' troppo tardi.
Iniziano un cammino senza sosta alla ricerca di una identità', della verità', di un significato, non accennano a fermarsi, scappano in primis da se stessi per cercare di ritrovarsi ed alla fine scompaiono senza un perché' per uno dei tanti viaggi senza ritorno.
Sono un po' filosofi ed un po' sognatori, affrancati da un mondo che non riconoscono come proprio, fagocitati da un continuo e protratto velo melanconico.
Eppure conservano tratti di profonda umanità', piacevolezza, pacatezza, cordialita', capacita' di ascolto ed elaborazione intellettiva, aspirano all' amore, all' amicizia , anche se si mostrano introversi, inclini a quella analisi del profondo che sconfina nell' improvviso silenzio.
I dialoghi sono costruzioni semplici, dirette, che dalla apparente banalita' dell' esperienza si tramutano in sensazioni profonde, limpide, spesso tronche ed alle volte allucinogene.
Il protagonista ha tratti di alienita', vive di duplicita', è' caustico, essenziale, ha preferenze e gusti singolari, si occupa di scarpe, di sogni, di alta letteratura, adora ascoltare " California girls ", si muove tra altezze supreme e voragini del quotidiano, in un mix che lascia sempre una sensazione di vuoto del presente ma anche di pienezza emotiva, in una dicotomia dell' esistere.
Di contorno elementi puramente di Murakami, l' amore per la musica, i gatti, gli elefanti, per l' occidente, l' uso di simbolismi, di metafore, e quella certezza che spesso il dialogo è' monologo, sfogo, riflessione sui temi della vita e che alla fine tutto ha una importanza relativa.
"L' unico momento chiaramente visibile è' il presente e anche quello ci passa solo accanto". La stanchezza ha il sopravvento, si vorrebbe dormire, spesso si fissa un punto vuoto, o si rimane in silenzio, le cose "arrivano dal nulla e tornano al nulla," sono accadute e poi sono svanite.
Dopo lunghi dialoghi "non sapevano nulla l' uno dell' altro, due perfetti estranei le cui strade si erano incrociate".
Tutto allora "era una eterna ripetizione di qualcos'altro, una sensazione di deja' vu " oppure "la spiacevole sensazione di essere smembrato" "come se fossi stato messo insieme coi pezzi di due puzzle diversi".
Quel flipper è' "una astronave" a tre palette, che poi se ne va, il protagonista vaga per le strade in preda ad un umore lugubre, oppure si infila nel letto caldo dopo un bagno, una birra e la lettura di Kant, continuando a correre nell' oscurità'.
Il monologo si protrae, ma al calare della sera si "rifà'in senso contrario la stessa strada," sormontati da un senso del nulla, con "la propria coscienza che tende a sprofondare nella palude del tempo", ma il problema era un altro: "quella non mi sembrava la mia faccia. Era la faccia di un ventiquattrenne qualunque che per caso si era trovato a sedere di fronte a me.." E allora non resta che fissare un punto vuoto e trattenersi dal pronunciare qualsiasi parola "A cosa sarebbe servito?"
I

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Tutto Murakami, in particolare " Nel segno della pecora ", " Dance dance dance " " 1Q84 "
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