Emma Emma

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    01 Aprile, 2023
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Prolisso

“Emma”, penultimo romanzo di Jane Austen, è, secondo lo stile dell’Autrice, di nuovo un novel, una narrazione di costume contemporanea e realistica, e non un romance, cioè un romanzo storico o di fantasia. In questo caso si concretizza pienamente la dichiarazione di poetica della scrittrice, quella di voler lavorare con la sua scrittura come se fosse un’artista della miniatura, che si affatica su un pezzettino d’avorio largo due pollici con un pennello sottilissimo producendo poco effetto. Infatti, anche in questo romanzo, ci troviamo davanti a pochi personaggi e a pochi temi, quelli cari all’Autrice, l’amore, l’amicizia, il matrimonio.

Emma, la protagonista, stavolta non è particolarmente simpatica e non attira l’empatia del lettore. E’ una ragazza bella e ricca, che non ha dovuto affrontare particolari problemi nella sua vita, a parte la morte prematura della madre. Non è come l’eroina di altri romanzi di Austen, non deve migliorare la sua condizione economica, non ha bisogno di cercare un marito e infatti inizialmente non lo vuole. Emma non ha molti pregi, ma, benché sia oggettivamente superficiale e un po’ immatura, è molto amata dalla famiglia e dagli amici. L’unica dote di Emma è l’intelligenza, ma una intelligenza non collegata alla lungimiranza e all’empatia. Questo la porterà a trovarsi implicata in una serie di equivoci che faranno soffrire però, non lei, ma le persone che ha intorno.

Non è il primo romanzo di Austen che leggo e quindi il mio giudizio non è certo sull’Autrice, sulla struttura del romance o sui temi trattati, ma questo purtroppo non mi è piaciuto. Non solo e non tanto perché la protagonista non è simpatica e il lettore ne rimane sempre un po’ distante. I problemi di questo libro, secondo la mia personale e soggettiva opinione, sono che è troppo lungo, eccessivamente prolisso e noioso e che rimane troppo freddo e scarsamente coinvolgente.

Va bene, l’Autrice voleva concentrarsi su pochi personaggi, quattro o cinque famiglie che vivono nella campagna inglese e che conducono un’esistenza basata su passatempi e conversazioni. L’Autrice rappresenta quindi questa realtà, quella che conosce e che vuole rappresentare per scelta: eccoci quindi a leggere per pagine e pagine di insulsi dialoghi, pranzi, feste in famiglia, preoccupazioni per il tempo meteorologico e gitarelle nella natura a piedi o in carrozza. Troppo. Troppe pagine.

Inoltre, avendo letto altri romanzi di Austen, aspettavo il momento della storia d’amore, le dichiarazioni, la passione, anche se sempre sottoposta alle rigide regole dell’epoca e con il fine ultimo e sommo del perfetto matrimonio, ma anche su questo punto sono rimasta delusa. C’è troppa freddezza nelle pagine, che non permette di arrivare ad una rappresentazione soddisfacente della storia d’amore.

Quindi, in conclusione, un romanzo nello stile Austen, ma ce ne sono, secondo il mio modesto parere, di più riusciti. Questo è estremamente prolisso, ripetitivo, noioso, una miniatura troppo piccola per i miei occhi.

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Cathy Opinione inserita da Cathy    21 Giugno, 2019
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Il «romanzo-enigma»

«Bella, intelligente, ricca, con una casa fatta per viverci bene e un’indole felice», in possesso di «alcuni dei beni preziosi della vita», vivace, allegra e senza pensieri né preoccupazioni, Emma Woodhouse sembra essere una delle creature più perfette e felici nella ricca galleria dei personaggi austeniani. Nei romanzi di Jane Austen, però, niente è mai come sembra, soprattutto in "Emma", il quale, a dispetto del successo senza tempo di "Orgoglio e pregiudizio", si contende con "Mansfield Park" il ruolo di capolavoro della Austen ed è considerato dalla quasi totalità dei critici la sua opera più complessa. Tanto il padre di Emma, l’anziano signor Woodhouse, un malato immaginario completamente preso dai suoi acciacchi e dalle sue egoistiche preoccupazioni, quanto la sua istitutrice, la fin troppo dolce e remissiva signorina Taylor, reputano Emma perfetta sotto ogni punto di vista e l’intero villaggio di Highbury, nel Surrey, si unisce al coro di lodi sperticate. L’unico davvero in grado di sfidarla è George Knightley, cognato di Emma e vecchio amico di famiglia. Per Emma il risultato di questa situazione solo in apparenza positiva è « la possibilità di fare un po’ troppo a modo suo e una certa tendenza a pensare un po’ troppo bene di se stessa»: due caratteristiche che le porteranno non pochi guai.
Lungi dall’essere davvero perfetta, Emma è invece una comune mortale e il suo difetto fondamentale è essere una imaginist che si diverte a inventare trame, sviluppi ed esiti per le vite degli altri. Peccato che la sua immaginazione sia un velo alla reale percezione del mondo e tutte le sue fantasie si rivelino, alla resa dei conti, completamente errate. Nei ritagli di tempo tra una passeggiata e una visita di cortesia, la signorina Woodhouse si dedica con zelo e passione all’attività di match maker (la mania di progettare unioni tra gli scapoli e le giovani donne nubili di Highbury), ma il suo unico successo consiste nell’aver favorito (a suo dire) il matrimonio fra la sua istitutrice e il signor Weston, vedovo da molti anni. Da qui in poi, tutte le sue fantasie e i suoi progetti successivi si rivelano sistematicamente errati e coinvolgono gli altri personaggi, oltre che la stessa Emma, in un vortice di equivoci, a cominciare dalla sua amica Harriet Smith, debole, ingenua e facile preda della fantasia turbolenta della signorina Woodhouse.
Come Catherine Morland in "Northanger Abbey", Emma sembra possedere una personalità donchisciottesca, eppure non è una lettrice accanita né di romanzi né di poesie: le sue fantasie nascono dalla sua immaginazione e dalla pericolosa convinzione di saper sempre leggere in modo corretto le personalità e le esistenze altrui proiettando su di loro i suoi desideri e le sue ambizioni. Al tempo stesso, però, le fantasie di Emma sono probabilmente il frutto di una condizione esistenziale che la condanna alla solitudine e alla noia e che si inserisce nel contesto più ampio della riflessione sulla problematica condizione della donna, sempre presente nei romanzi di Jane Austen. Nella sua famiglia e nell’ambiente ristretto del villaggio di Highbury l’intelligenza di Emma non trova uno sbocco, la sua volontà è soffocata ed entrambe hanno sfogo solo nel tessere piccoli intrighi matrimoniali e nell’inventare avventure per l’amica Harriet. Emma incarna il principio creativo ed è dunque il personaggio austeniano in cui più di ogni altro è adombrata la figura stessa della scrittrice: come la Austen, Emma è «una tessitrice di mondi e di storie non scritte» che fa del combinare matrimoni un vero e proprio hobby horse di sterniana memoria, una chiave di lettura del mondo che ne altera la visione, come un paio di occhiali colorati, e la porta a fraintendere tutto ciò che accade intorno a lei con esiti tragicomici.
I romanzi di Jane Austen, in apparenza semplici e accessibili, sono invece strutturati per enigmi e veri e propri «blocchi di incomprensione» e in larga misura incentrati su «questioni epistemologiche, ovvero legate alla conoscenza e alla percezione, ai processi tramite i quali capiamo il mondo, le cose, le persone»: essi rappresentano una realtà ingannevole e insidiosa nella quale nulla è come appare e ovunque si celano misteri ed enigmi da decifrare che mettono alla prova il senso critico e la capacità di lettura e comprensione del mondo tanto della protagonista quanto del lettore, chiamato a raccogliere la sfida interpretativa e a partecipare attivamente alla loro decifrazione.
Nel macrotesto austeniano, il romanzo che più di tutti, pur apparendo luminoso, leggero e divertente, cela una pessimistica riflessione sulle possibilità di conoscenza e interpretazione del mondo è proprio "Emma". Tutti i romanzi della Austen sono storie di fraintendimenti, ma "Emma" è l’unico ad essere costruito a livello diegetico sull’interpretazione errata, su un continuo alternarsi di ambiguità e rivelazioni che diventa l’elemento indispensabile allo sviluppo della narrazione, tra misteri, inganni, sciarade e comportamenti apparentemente inspiegabili.
Nel corso della narrazione si intrecciano le vicende di tre figure femminili (Emma Woodhouse, Jane Fairfax e Harriet Smith) affiancate da diversi personaggi maschili e l’elemento unificatore del racconto è costituito proprio dal tema dell’enigma, che si dipana nel passato, nel presente e nel futuro e fa capo a un enigma centrale, la fallace percezione del mondo: quali sono le origini di Harriet, che non è mai stata riconosciuta dal padre? Cosa si nasconde dietro i comportamenti singolari di Jane Fairfax e di Frank Churchill? Chi è il misterioso donatore del pianoforte ricevuto da Jane? Di chi è innamorato il signor Elton, il reverendo del villaggio? Emma e il signor Knightley riusciranno a sposarsi nonostante l’irriducibile opposizione del padre di lei?
Tale impianto narrativo, fondato su un meccanismo a scatole cinesi nel quale ogni mistero ne cela un altro, postula necessariamente la rilettura come elemento fondamentale per la comprensione del testo e uno svelamento graduale dei significati, percepibile, appunto, solo attraverso letture reiterate che rinnovano di volta in volta il piacere della scoperta. La rilettura è insita nell’impianto narrativo a diversi livelli: non a caso tutti i personaggi, a cominciare dalla protagonista, sono spesso costretti a revisionare la loro lettura della realtà e delle persone che li circondano, mentre il lettore stesso rivede di volta in volta la propria interpretazione delle vicende. Come gli altri romanzi dell’autrice, "Emma" insegna a riconoscere tanto il limite quanto la pluralità e la complessità delle possibilità interpretative umane e rispetto alle opere precedenti richiede un ruolo particolarmente attivo e dinamico al lettore, proponendosi dunque come il romanzo in cui meglio si manifesta la portata antidogmatica della scrittura austeniana.
Non solo ad Emma, però, la realtà si presenta equivoca e misteriosa. Come in una detective story ante litteram, tutti i personaggi si interrogano su ciò che accade, tentano di interpretare parole, sguardi, comportamenti, rossori, e, al pari di Emma, tutti loro cadono in errore, con la sola parziale eccezione di George Knightley. Ad Highbury le indagini non si fermano mai e sono numerose le scene in cui, nel tentativo di chiarire piccoli misteri, si assiste a vere e proprie investigazioni e formulazioni di ipotesi con l’utilizzo di metodi e di un linguaggio («controprova», «deposizione», «indagine») che saranno propri del futuro romanzo poliziesco.
Negli altri romanzi della Austen, inoltre, il mistero non è visibile ai sensi e se un personaggio si inganna nel giudicare, ciò è dovuto a una conoscenza solo parziale della realtà, alla mancanza di tutti gli elementi necessari per giungere alla verità. "In Emma", invece, il mistero è ben visibile, ma percepito in modo erroneo tanto dalla protagonista quanto dagli altri personaggi. Lo spassoso risultato è una sorta di commedia degli equivoci. "Emma", infatti, è un romanzo molto vicino al genere della commedia per impianto, situazioni e il gran numero di figure comiche (l’ipocondriaco signor Woodhouse, l’anziana e malandata signora Bates e la figlia zitella di lei, la signorina Bates, con i suoi lunghissimi discorsi ricchi di dettagli futili che non interessano a nessuno). E se "Emma" è una commedia, può senz’altro essere letto proprio come una comedy of errors fondata sull’ostinato, sistematico fraintendimento della realtà da parte della protagonista.
In "Emma", dunque, l’enigma coinvolge le basi stesse della conoscenza, la percezione della realtà attraverso i sensi: se i sensi si rivelano ingannatori, all’incertezza non c’è rimedio, l’enigma sembra essere connaturato alla conoscenza del mondo ed è dunque destinato a ripresentarsi. Nel finale, scandito da tre matrimoni felici, i nodi si sciolgono e tutti i misteri sono chiariti, ma il narratore avverte che non si può escludere che in futuro ne sopraggiungano di nuovi, perché è molto raro che agli uomini sia concessa una verità piena, del tutto priva d"i errori e malintesi. "Emma" diventa così un enigma irrisolvibile, al punto da essere definito dai critici un vero e proprio «romanzo-enigma». E come ogni detective story che si rispetti, in "Emma" non mancano gli indizi abilmente celati nello scorrere del quotidiano, nel linguaggio non verbale di sorrisi e rossori, nelle citazioni letterarie e nei rimandi musicali, negli interminabili ed estenuanti monologhi della signorina Bates.
Se però sul piano del contenuto gli intrecci sembrano seguire ancora schemi coevi, l’ambiguità si manifesta con forza ancora maggiore sul piano dello stile e delle scelte narrative, dove si celano le maggiori spinte anarchiche del testo. Jane Austen sperimenta con disinvoltura diverse tecniche e strumenti narrativi allo scopo di dimostrare la fallibità dell’interpretazione del reale e che la voce narrante può tanto raccontare quanto ingannare. Primo di tali strumenti è l’ironia, un «linguaggio doppio» che dice e non dice, che afferma e contemporaneamente nega suggerendo l’esatto contrario di ciò che dichiara alla lettera, seguita dal discorso indiretto libero, che intreccia la prospettiva della voce narrante e la prospettiva della protagonista producendo una terza voce, una voce intermedia delle cui affermazioni il lettore è costantemente spinto a dubitare proprio perché è difficile tracciare un confine netto tra le due componenti che le danno vita. Ne deriva un’«indeterminatezza narrativa» che accresce notevolmente l’enigmaticità del testo.
A vivacizzare ulteriormente la narrazione contribuisce anche l’animato gioco delle voci. La Austen preferisce lo showing al telling e di solito i personaggi non sono descritti, ma si rivelano attraverso i dialoghi e i comportamenti e ciascuno di essi è dotato di un linguaggio perfettamente riconoscibile: dall’inconfondibile voce del signor Woodhouse, fondata sulla ripetizione di lamentele e consigli medici e culinari, a quella pedante e logorroica della signorina Bates, dal discorso formale e pomposo di Elton a quello schietto e conciso di Knightley, dal tono riservato di Jane Fairfax a quello ricco di esclamazioni, dettagli, esitazioni ed esiti comici che caratterizza Harriet, e l’unico caso in cui il linguaggio diventa stereotipato e saturo di luoghi comuni, quello della signora Elton, è il frutto di una strategia precisa che mira a sottolineare l’ignoranza, la volgarità e l’affettazione del personaggio. I romanzi della Austen sono stati paragonati a conversational machines, cioè meccanismi fondati sulla conversazione, ed "Emma" è un romanzo marcatamente "dialogato" che, sebbene dominato dalla voce della protagonista, lascia spazio al coro degli altri personaggi.
Il romanzo, inoltre, è costruito su una rete di omissioni, allusioni e lacune. Tali strumenti, funzionali ad accrescere l’enigmaticità dell’opera, sono presenti nell’intero macrotesto austeniano, ma in "Emma" il non detto, come il linguaggio non verbale, diventa il cardine della narrazione e l’intero romanzo può essere letto come una successione di fraintendimenti nati da una comunicazione allusiva, lacunosa o interrotta che coinvolge tanto la protagonista quanto gli altri personaggi, al punto che si può parlare di una «poetica dell’ellissi e della lacuna». Sono proprio le reticenze, le omissioni e i conseguenti (errati) tentativi di Emma di colmare i vuoti a dare il via alla fitta trama di fraintendimenti che percorre il romanzo. A eccezione di qualche accenno, l’autrice non rappresenta ciò che si trova al di là dei confini del villaggio di Highbury, infatti "Emma" può essere considerato il romanzo in cui la Austen mette in pratica al meglio il precetto di poetica, illustrato in una lettera ad una delle sue nipoti, che identifica in «tre o quattro famiglie in un villaggio di campagna» la situazione ideale per iniziare la stesura di un romanzo. Jane e Frank, accomunati dalla necessità di nascondere il loro fidanzamento segreto, sono definiti «figure della reticenza», «metafore viventi», protagonisti di un inganno che si fonda non tanto sulla menzogna, quanto su un’abile alternanza di omissioni e allusioni rivelatorie.
Inoltre le lettere, che nei romanzi della Austen sono strumenti fondamentali per l’addestramento dell’eroina alla corretta lettura e interpretazione del mondo, non sono riportate direttamente, ma il loro contenuto è riferito da una persona diversa dal mittente e filtrato dalla sua prospettiva, dunque la loro funzione di guida alla corretta decodificazione della realtà viene meno. L’unica eccezione è la lettera che Frank indirizza alla sua matrigna, la signora Weston, alla fine del romanzo, con la quale il giovane spiega i retroscena dei suoi misteriosi comportamenti e finalmente chiarisce tutti i piccoli misteri disseminati nel testo, una vera e propria "scena della ricostruzione", paragonabile all’epilogo di un giallo in cui il detective ripercorre e chiarifica gli eventi.
Pur dando grande spazio all’interpretazione (per lo più errata) del mondo, i cui segni sono ambigui per natura, i romanzi della Austen si chiudono con un lieto fine e una rassicurante chiarificazione generale. "Emma" non fa eccezione e nella conclusione ogni nodo si scioglie, ogni lacuna viene colmata e tutti i misteri sono spiegati, ma non bisogna mai dimenticare che in "Emma" nulla è come sembra. Più delle opere precedenti, questo romanzo elude una chiusura effettiva e presenta un finale solo apparentemente rassicurante, perché «è raro, molto raro che una verità piena appartenga alle confessioni umane; raro è che piccoli travestimenti o malintesi non ci siano». A pochi capitoli dall’epilogo, questa osservazione della voce narrante, che stona in un’opera dai toni in apparenza briosi e ottimistici, fornisce la chiave di interpretazione del romanzo, sottolineando l’impossibilità di un sapere che non sia parziale, lacunoso, frammentario, e una visione della conoscenza che procede per errori. La commedia è terminata, gli enigmi sono risolti, la falsità è stata smascherata e tutto è tornato alla normalità, ma il narratore avverte che potrebbe non essere così. Gli inganni potrebbero ripresentarsi in futuro, perché sono connaturati ai rapporti tra le persone e alla percezione stessa della realtà, e in fondo «c’è sempre un lato oscuro e imprevisto anche nelle situazioni più luminose e positive».



Le citazioni sono tratte da: R. ANTINUCCI, Come leggere Emma, Chieti, Solfanelli, 2017; J. AUSTEN, Romanzi, Milano, Bur, 2018; J. AUSTEN, Emma, Mondadori, Milano, 2002; B. BATTAGLIA, La zitella illetterata. Parodia e ironia nei romanzi di Jane Austen, Napoli, Liguori, 2009; L. INNOCENTI, La commedia degli equivoci: Emma di Jane Austen, in «Textus. English Studies in Italy», IV, (1991), Roma, Carocci; D. SAGLIA, Leggere Austen, Roma, Carocci, 2016.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    15 Agosto, 2018
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Altri tempi

Leggere un libro della Austen è proprio come entrare in un’altra era. Se ne apprezza l’eleganza di altri tempi, il senso della lentezza, l’attenzione alle frivolezze, il diverso modo di socializzare tipicamente ottocentesco, fatto di vita mondana, chiacchiere e balli, la centralità della musica, in tutte le sue forme, le conversazioni incentrate su pettegolezzi e tutte impostate con un certo distacco, segno anche di raffinatezza ed educazione. E’ un tuffo in un altro mondo, piacevole senza dubbio, ma in questo romanzo più che in altri i contenuti mi sono sembrati più poveri e più insulsi. L’aspetto che ho più apprezzato è il vedere i cambiamenti di alcuni personaggi anche minori all’interno della storia, fermo restando che in ogni figura umana che viene rappresentata non c’è incanto pari a quello che dà la tenerezza del cuore.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    09 Mag, 2018
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tanto va la gatta al lardo..

Da brava eroina dei tempi passati Emma è ricca, bella e colta. Da brava figlia di un ricco possidente Emma è anche viziata, capricciosa con la puzza sotto al naso. Annoiata dalla vita di provincia e vessata da un padre reso capriccioso dalla solitudine e da una certa ipocondria questa ricca aristocratica non trova di meglio da fare che giocare con la vita degli altri. Sopravvalutando di molto la sua conoscenza del mondo, la sua cultura e la sua perspicacia decide d diventare la guida di una ragazza di origini modeste e di innalzarla, se non al suo livello, almeno ad essere degna della sua compagnia. Le riempie la testolina di romanticheria e per lei costruisce castelli in aria. Salvo poi trovarsi a disagio quando questi cadono miseramente. Nel frattempo non perde d'occhio i propri interessi e non manca di giocare coi sentimenti dei giovanotti che frequentano nella sua piccola corte.
Una storia in stile Jane Austen piena di ragazze romantiche, proiettate nel futuro, ma legate alle convenzioni e alle tradizioni. Brave ragazze che vorrebbero essere cattive. Donne indipendenti che non vedono l'ora di dipendere da un uomo. Contraddizioni messe in evidenza, a volta anche con ironia, dalla scrittrice. Emma, la protagonista principale, è quella con cui la Austen è più spietata. I suoi errori di giudizio, gli abbagli che prende nel valutare i sentimenti degli altri, il suo modo fastidioso di essere spocchiosa, sono puntualmente sottolineati con la penna rossa. Questa ragazza sbaglia talmente tanto da riuscire a diventare alla fine quasi simpatica.

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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    19 Giugno, 2017
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WIT AND MARRIAGE

+++SPOILER++++
Il romanzo si apre con il matrimonio, e dunque la partenza, della governante che ha praticamente cresciuto la protagonista, Emma. Dunque, è immediatamente evidente come l'autrice tenti di accattivarsi la simpatia del lettore per la protagonista, muovendolo a compassione, Emma, infatti, è orfana di madre. Nonostante ciò, non le è mai mancato nulla, anzi, nel corso del romanzo scopriremo che la nostra eroina sembra essere viziata.

Come al solito, tema fondamentale è quello del matrimonio. La Austen utilizza Emma per esprimere le sue idee(negative) riguardo il matrimonio nell'Ottocento; oggetto di critica è il fatto che la donna non abbia mai possibilità di scegliere chi sposare, è sempre lei ad essere scelta, sono sempre gli altri a scegliere per lei. Emma vede il matrimonio come un atto di sottomissione, ella desidera infatti conservare il suo status di ''unmarried woman'', che è il simbolo della sua indipendenza intellettuale.

Emma appare a volte egoista e presuntuosa, non si rende conto di essere in errore quando dà ad Harriet Smith false speranze di sposare Mr. Elton, situato più in alto di lei nella scala sociale. Emma manipolerà Harriet, convincendola a rifiutare la proposta di matrimonio di Mr. Martin. Tuttavia, l'eroina non riconosce i propri errori, solo Mr. Knightley, suo futuro marito, tenta di mostrarle i suoi errori, che Emma continua imperterrita a non riconoscere, Knightley può dunque essere visto come la voce della razionalità.

Alla fine del romanzo, Emma deciderà di sposare Mr. Knightley, ma a delle condizioni del tutto innovative. Infatti, Knightley dovrà trasferirsi a casa di Emma, e non viceversa. Questo è l'unico romanzo della Austen in cui si verifica ciò. In termini di significati è possibile affermare che così facendo Emma conserva la sua indipendenza. Inoltre, la protagonista, tramite il matrimonio, mantiene il passo delle le altre giovani donne di Highbury, come Mrs. Elton. In effetti, non è possibile capire se Emma sposi Knightley per non perdere la sua posizione sociale o perché lo ama, è il lettore che deve stabilirlo.

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    26 Mag, 2017
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How I Decided to Marry my Husband

Durante la lettura di questo favoloso romanzo, non ho potuto fare a meno di stupirmi circa la sua contemporaneità; innanzitutto ho subito fatto un paragone (azzeccato?) con la serie TV “How I met your Mother”, in cui il protagonista Ted racconta ai figli un’eccezionale serie di avvenimenti solo per giungere alla spiegazione di come abbia conosciuto loro madre, come suggerisce il titolo. Analogamente, il romanzo della Austen ha il fine di narrare il radicale cambiamento della protagonista Emma da convinta nubile a felice sposa, ma nel mentre spazia tra una vastissima gamma di altri innamoramenti, grandi incomprensioni e misteriosi sotterfugi, tanto che il lettore finisce col pensare che alcune scelte, come la decisione di Emma di diventare confidente e “consigliera” per la giovane Harriet, andassero proprio evitate, ma alla fine dei conti tutto è predisposto per migliorare il difficile carattere di Emma.
Un altro elemento di modernità è il “friend-zonamento”, di cui la protagonista fa uso sia nel caso delle avances poco gradite da parte del signor Elton, sia più avanti con Frank Churchill che le decide di voler vedere come un amico, al fine di indirizzare le attenzioni di lui verso Harriet.
Ultimo dettaglio contemporaneo è la passione di Emma per le “ship”: la giovane donna si diverte a creare coppie tra amici e parenti e, anche se realizza di sbagliare spesso nelle sue valutazioni, non riesce proprio a smettere di vedere storie d’amore in ogni sguardo, invito o galanteria di sorta.
Attorno a tutte le coppie innamorate (o che si presumono tali), compaiono alcuni tra i più divertenti personaggi creati dalla Austen: la chiacchierona signorina Bates, il signor Woodhouse e la sua fissazione per i malanni e l’odiosa signora Elton, ben decisa ad essere al centro dell’attenzione generale ad ogni costo.
La vicenda in se non è particolarmente corposa e gli avvenimenti importanti risultano pochi, ma a renderla interessante sono i già citati equivoci, dati soprattutto dalle visioni soggettive che ogni personaggio ha degli eventi; così Jane Fairfax viene sospettata da Emma di una relazione clandestina con il signor Dixon, e dalla signora Weston (la povera signorina Taylor!) di aver attirato le attenzioni del signor Knightley, mentre in realtà la ragazza è da tempo fidanzata in segreto con Frank Churchill.
Gli eventi maggiormente degni di nota sono tutti condensati nel ricco finale, che risulta pertanto ben più interessante dei capitoli precedenti. In breve hanno luogo i fidanzamenti tra Jane e Frank (o meglio, l’annuncio dello stesso), Emma e il signor Knightley, Harriet e Robert, seguiti dai rispettivi matrimoni; a tutto ciò si aggiunge la nascita della piccola Anna Weston e la decisione che sia il signor Knightley a trasferirsi ad Hartfield - anziché Emma a Donwell -, per non stravolgere le abitudini del padre di lei.
Ad essermi poco piaciuto è stato invece il protagonista maschile (!); il signor Knightley risulta davvero troppo perfetto e galante fino all’inverosimile, considerando inoltre che la sua è il solo punto di vista a risultare oggettivo e corretto.
Ciò che maggiormente ho apprezzato è senza dubbio la protagonista: Emma è l’eroina austeniana più “umana” tra quelle da me incontrate finora, perché non è umile e passiva, commette degli errori e se ne rammarica, cerca goffamente di migliorarsi e spesso cade vittima delle sue fantasie.

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deborino Opinione inserita da deborino    13 Agosto, 2016
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LE MILLE SFACCETTATURE DI EMMA

Jane Austen nella sua biografia a proposito di questo libro scrisse: "Sto per descrivere un'eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa".
Una frase geniale, che già ci mette di fronte a un personaggio sicuramente particolare che darà anche il titolo al libro: EMMA.
La bella, la ricca, l'indipendente Emma Woodhouse, di certo un eroina completamente diversa dalle altre create da Jane Austen.
La nostra protagonista è sicuramente ricca di qualità e tra queste spicca la completa indipendenza, la convinzione di non aver bisogno di nessun altra persona al mondo se non se stessa.
Avendo questa caratteristica, naturalmente, si diverte ad organizzare i matrimoni degli altri e a immaginarseli tra i suoi vari conoscenti escludendo sempre se stessa in quanto è ben sicura che mai si sposerà nella sua vita.
E' così che inizia la presentazione di questo personaggio che risulta essere fin troppo pretenziosa e snob e per certi versi esageratamente sicura di se stessa e delle sue convinzioni.
Ma, come spesso accade anche ai giorni nostri (voglio ricordare che i personaggi dei romanzi della Austen rispecchiano spesso la civiltà d'oggi), un carattere così deciso, sicuro e fermo nelle proprie idee nasconde sotto una persona insicura e bisognosa di avere qualcuno accanto (perché tutti ne abbiamo bisogno).
Come ogni romanzo della Austen, anche questo è ricco di colpi di scena specialmente nella parte finale ma (è un giudizio molto personale) rispetto agli altri suoi che ho letto "Orgoglio e Pregiudizio", "Ragione e Sentimento" e "Persuasione", è quello che mi ha colpita meno e non perché io abbia imparato a prevedere le mosse della scrittrice, questo mi pare impossibile...

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siti Opinione inserita da siti    27 Mag, 2016
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CHI LA DURA LA VINCE

"Emma", ultimo romanzo pubblicato dell’autrice, appare nel 1815, nel momento cruciale in cui il novel settecentesco accoglie problematiche e contraddizioni tipiche del Romanticismo, agli inizi di quel diciannovesimo secolo che fu poi destinato a diventare il secolo del romanzo europeo.

Jane Austen sintetizza le problematiche e le contraddizioni di un’epoca e le assembla rendendole l’essenza stessa della protagonista Emma e del suo percorso di iniziazione alla vita. Ha infatti appena ventuno anni, è ricca, intelligente, anticonformista ma tremendamente schiacciata dal contesto sociale e storico che vive. Orfana di madre, abita con un padre estremamente preoccupato della sua salute e rappresentante assoluto dell’immobilità sociale e storica che l’appartenenza alla fortunata classe borghese gli concede. La sua figlia maggiore è ben maritata, la sua governante ha appena commesso il delitto di maritarsi felicemente e la giovane Emma, la sua figlia più piccola, è la destinata a sopportare gli umori paterni. Benché non sia mai rappresentata direttamente una insofferenza vera e propria verso questo ingrato destino, la rappresentazione della formazione sentimentale della giovane Emma offre a me questa chiave di lettura. Durante il corposo romanzo ci si annoia a morte andando in giro per campagne e case private in visite di cortesia e in ritrovi improbabili all’interno di una comunità chiusa che viene lacerata e ravvivata, per fortuna , dalla comparsa di nuove persone che alimentano le fantasie di una giovane provinciale. Convinta sostenitrice del nubilato di fortuna, quello reso sostenibile dall’agiatezza economica, la protagonista, grazie al maturo fratello del cognato, avrà modo di comprendere che i matrimoni non si combinano più e che le donne sono perfettamente in grado di seguire le ragioni del cuore, lei compresa che convolerà a giuste e sobrie nozze. Una punta di rammarico però pervade il lieto fine che sigla appunto anche il tramonto delle fantasie, oggi si direbbero adolescenziali, per lasciare spazio ad un giusto equilibrio di ragione e sentimento.
Consiglio la lettura a chi ama la scrittura della Austen, a chi è interessato all’epoca storica e letteraria, a chi è curioso; io l’ho letto per curiosità, ne sono felice ma mi è costato una fatica tremenda: mi ha profondamente tediato.

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*vale* Opinione inserita da *vale*    28 Mag, 2015
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Un mondo diverso e affascinante

Jane Austen, regina del romanzo di maniera, ci fa immergere nell’atmosfera avvolgente della borghesia inglese del XIX secolo per farci incontrare e conoscere a fondo personaggi nuovi e dalle mille sfumature. Emma, la protagonista, appare all’inizio del romanzo – ed è descritta dagli altri personaggi nel corso della storia – come una ragazza perfetta, da una vita perfetta alle prese con la vita sociale e la cura del padre. Un inizio che sembra quasi una conclusione, un lieto fine. Ma pian piano si scoprono le carte… Emma ha dei difetti; invidia, presunzione, orgoglio… difetti che la portano a trascurare i suoi sentimenti e a concentrarsi troppo sulla vita degli altri. Ma proprio in questo si riconosce un romanzo di formazione: la protagonista si trova di fronte ad errori difficili da negare e si rende conto dei suoi sbagli e di cosa è realmente importante. Ed è tramite la conoscenza dell’amore che Emma cresce attraverso un percorso che la porta a sposare quella persona che le è sempre stata vicina, ma che mai ha saputo di amare, come spesso succede nella realtà. Un iter biografico che coinvolge, appassiona con lo stile calmo e globale tipico della Austen: la storia è studiata nei minimi dettagli, nessun particolare è messo lì a caso e tutto è conforme all’universo in cui è ambientata la vicenda: spazi aperti, case, tipologie di personaggi e la loro psicologia (a volte statica a volte, come abbiamo visto, dinamica), le idee, il background culturale… è tutto perfetto per permettere al lettore di immergersi nella quotidianità di quella vita così diversa dalla realtà odierna.

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Giaada85 Opinione inserita da Giaada85    30 Dicembre, 2014
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Emma la pettegola

Emma non è senz'altro il miglior testo della Austen, autrice alla quale mi sono appassionata recentemente. Ho iniziato appunto da Emma, via via salendo fino ad orgoglio e pregiudizio, il più famoso e apprezzato.
Mentre gli altri libri sono stati letti in poco tempo, con Emma ho fatto davvero fatica, la trama non è molto avvincente e a tratti è addirittura noiosa.
La storia parla di Emma Woodhouse, una ragazza ricca e piena di se,che trascorre le sue giornate spettegolando e cercando di combinare matrimoni, non ottenendo però grandi successi. Emma salta spesso a conclusioni affrettate, giudica senza ben conoscere fatti e persone e ha un'opinione troppo alta di se stessa.
Il romanzo si salva nel finale, dove Emma inizia ad assomigliare alle eroine romantiche e sentimentali che caratterizzano i romanzi della Austen, scoprendo anch'essa di avere desiderio di sposarsi e che il suo cuore batte da tempo per qualcuno. Molto bella la dichiarazione finale d'amore, non ai livelli di Darcy o Edward Ferrars, ma comunque molto sentita,
Nel complesso è comunque un bel libro, anche se la Austen ha scritto decisamente di meglio.

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Ale:D Opinione inserita da Ale:D    30 Aprile, 2014
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E fu così che Emma sorpassó Pennywise il Clown

Non credo di essermi neppure mai avventurata nella sala dedicata ai libri d'amore nella mia libreria di fiducia. Personalmente vorrei che il libro che tengo tra le mani mi porti per mano a scoprire la soluzione del mistero. Ricordo di aver provato una soddisfazione immensa la prima volta che ho risolto un enigma proposto dalla regina del giallo: Agatha Christie, e, se dovessi fare una critica, direi che in "Emma" al lettore resta ben poco da fare se non abbandonarsi passivamente alla lettura: le poche informazioni che rimangono per un certo tempo segrete ai personaggi del libro risultano infatti immediatamente chiare al lettore. Dubito che anche il lettore meno attento, a meno che non sia privo di conoscenza mentre legge il passo, cosa ovviamente impossibile, non si renda conto della reale provenienza del pianoforte di Miss Fairfax. E allora come é capitato un libro del genere tra le mani di una persona dal cuore di pietra, come la sottoscritta? Ho sentito dire che il nome proprio "Emma" é cosí popolare perché é praticamente impossibile non innamorarsi di questo personaggio, cosí, siccome ho il vizio di voler sempre dire la mia opinione, mannaggia a me, ho preso in mano questo libro, consapevole del fatto che l'avrei probabilmente abbandonato prima di giungere alla parola "fine". E sapete cosa vi dico? L'ho adorato. Il personaggio di Emma Woodhouse viene presentato dalla stessa Austen già nella prima riga: essa è bella, ricca e un po' viziata, ma è anche dotata di un notevole acume, che spingerá il lettore ad innamorarsi di lei o a detestarla. Sfruttando il proprio fascino e posizione sociale cercherá di far da burattinaio nella vita amorosa altrui, con pessimi risultati, oserei dire, perché talvolta sará il suo stesso fascino a mandar in fumo i suoi piani.
E lasciatemi dire: "Dio mio!". Adoro questa ragazza! É balzata indubbiamente al primo posto nella classifica dei miei personaggi preferiti, sorpassando con la grazia persino Pennywise il Clown danzante di "IT"! Emma ha il diritto di far ció che desidera per il solo fatto che nessun altro ad Highbury, eccezion fatta forse per Mr. Knightley, si possa cosiderare suo pari per intelligenza. Non ha bisogno di poteri magici di alcun genere per stregare. E per la prima volta in vita mia ho apprezzato anche la versione per il piccolo schermo del libro: quella del 2009 che vede Romola Garai nel ruolo di protagonista. Cos'altro posso dire? Se una guastafeste come la sottoscritta l'ha trovato delizioso, cosí farete voi!

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SARY Opinione inserita da SARY    11 Aprile, 2014
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Una lettura cerimoniosa

Romanzo ambientato nell’Inghilterra aristocratica dell’Ottocento.
Emma occupa le giornate passeggiando, intrattenendo pubbliche relazioni, vezzeggiando il padre e fantasticando su improbabili matrimoni altrui. Lei, nubile per scelta e nobile di nascita, prende sotto la propria ala protettrice una fanciulla del posto dalle origini modeste, iniziandola alla superiorità intellettuale. La nostra eroina armata di profonda autostima, fra balli e discorsi elaborati, sarà vittima di imbarazzanti equivoci, di studiati inganni e di cocenti delusioni. Dissipata la nebbia dell’illusione e presa coscienza dei limiti, riuscirà Emma a vedere oltre la propria presunzione? Ci sarà un lieto fine per le eleganti dame inglesi?
Emma è al contempo amabile e odiabile. Una donna affascinante, intelligente, di ideologia femminista e moderna, caratteristiche che ispirano reverenza. Altri aspetti suscitano tutt’altro che simpatia; l’appartenenza ai ranghi superiori la porta ad emettere sentenze inappellabili, giudica gli altri esseri inferiori, a prescindere dalla ricchezza interiore. Gli ambienti sono descritti sommariamente, i vari personaggi, anche quelli secondari, sono ben analizzati a livello caratteriale e psicologico, al contrario dell’aspetto fisico, difficile fare un ritratto mentale di loro. Una figura particolarmente noiosa è il padre di Emma, ipocondriaco e lamentoso. Si contrappone all’affabile signor Knightley, generoso ed umile. In generale il romanzo è un affresco dell’epoca, in certi punti vivido, in altri opaco.
Lo stile dell’autrice è meritevole, una penna pregiata, la qualità è innegabile. Alcune ripetizioni infastidiscono, i vocaboli “cara” ed “intelligente” sono frequenti. I toni sono formali, altri tempi, altre usanze. Il contenuto è frivolo, tratta appunto di innocenti tresche amorose.
Concludendo, una lettura cerimoniosa, da pizzi e merletti.

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saphi Opinione inserita da saphi    14 Settembre, 2013
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Bel libro ma non il capolavoro della Austen

Io amo Jane Austen,amo ancor di più Orgoglio e pregiudizio ma 'Emma' non mi ha entusiasmato come mi aspettavo.
Molto probabilmente è colpa mia e delle mie aspettative,forse se avessi letto il romanzo senza aver visto prima la mini serie della BBC lo avrei apprezzato di più,mah non lo sapremo mai..
Ci ho messo 3 giorni per finirlo,per me 3 giorni per un romanzo del genere è tantissimo,di solito ci metto un giorno,uno e mezzo massimo ma con 'Emma' non riuscivo a immergermi completamente nella lettura,dopo poco staccavo e quando lo riprendevo a volte dimenticavo pure cosa era successo nelle pagine precedenti.
L'ho trovato troppo lungo e a volte ripetitivo,con molte parti eccessivamente lunghe come lo spazio dato alle inutili chiacchiere della signora Elton che mi hanno annoiato a morte,ho capito che la signora è una sciocca presuntuosa e non vedo il bisogno di rimarcarlo ogni volta delle molte volte che si incontra nel romanzo facendola parlare tantissimo di inutilità.
Altra cosa che non mi è piaciuta è il personaggio Mr Knightley;mi aspettavo un personaggio con più verve,non volevo la fotocopia di Darcy ma un uomo che almeno abbia una ragione d'essere!Anche io se non avessi guardato la miniserie della BBC e quindi visto il finale,non avrei mai pensato che lui fosse innamorato di Emma,sta sempre a rimbrottarla,e la lieve antipatia che provava per Churchill non l'avrei collegata a gelosia.Knightley non ha un briciolo della passionalità di Mr Darcy,anche la sua dichiarazione è tiepidina,niente a che vedere con la passione e l'amore che si percepisce dalla proposta di Darcy;che poi la dichiarazione di Mr K è come un fulmine a ciel sereno,è improvvisa e capita proprio quando Emma ha capito di amarlo,in maniera secondo me un po' forzata.
Mi aspettavo anche la protagonista più antipatica e invece mi sta molto più sulle scatole Harriett che non ha un minimo di volontà propria.
Non ho poi capito la scelta della scrittrice di scrivere un intero capitolo sulla vita di un personaggio minore come Mr Weston o comunque approfondire personaggi come Harriett,Jane e Churchill e manco mezza riga sul presunto protagonista maschile Knightley ,mah!
Mi piace quando i personaggi sono approfonditi,come succede nei promessi sposi,ma se viene approfondito anche un minimo il personaggio secondario voglio lo stesso se non di più per i protagonisti.Il padre di Emma è un personaggio strano,fissato col semolino e con delle assurde preoccupazioni che mi hanno fatto sospirare di esasperazione.
Per me il libro manca anche di brio,almeno rispetto a Orgoglio e pregiudizio,dovuto alla quasi assenza di balli e quindi di occasioni per conversare,per divertirsi,per danzare e per lanciarsi sguardi;mancando anche personaggi apertamente frivoli e sciocchi come la madre e le sorelle di Lizzie di Orgoglio il libro è un po' pesantino.
Ho apprezzato lo stile del libro,la trovata di una protagonista femminile che non nonostante la società in cui vive non si dispera per trovare marito e ho molto apprezzato la sua non vanità, dice sempre quanto sia bella Harriett e quanto sia elegante e talentuosa Jane Firefax,ammette che Jane nonostante le sia inferiore per ricchezza è più brava nel suonare il piano;Emma è impicciona,vuole gestire le vite altrui combinando matrimoni ma non l'ho trovata insensibile,quando convince Harriett che Elton ne è innamorato lei lo pensa davvero,e quando si viene a sapere che cosi non è si duole per la sua amica e si fa anche un esame di coscienza e si prende la colpa di aver portato Harriett all'errore.
A mio modestissimo avviso non è il capolavoro della Austen,è un buon libro ma ,sempre per me,Orgoglio e pregiudizio gli è superiore,è un libro indimenticabile,Mr Darcy è un modello di uomo che molte donne ancor'oggi sognano e Lizzie è un modello di donna difficile da dimenticare,io in Emma e Mr K non vedo qualcosa di indimenticabile,lei non la considererei come un'eroina romantica ma magari può venire ricordata come un personaggio femminile diverso che non ha paura del nubilato; lui ,se dovessi pensare a un protagonista maschile di un romanzo d'amore, sarebbe proprio l'ultimo della mia lista.

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Aster Opinione inserita da Aster    26 Agosto, 2013
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Romanzo leggero, ma piacevole e ben scritto.

"Emma Woodhouse, avvenente, intelligente e ricca, con una casa provvista d'ogni agio e un'indole felice, pareva riunire in sé alcuni dei migliori vantaggi dell'esistenza; ed era vissuta circa ventun anni nel mondo senza quasi conoscere alcun dolore o grave dispiacere."
È con queste parole che la scrittrice inglese Jane Austen apre il suo quarto romanzo ed introduce la giovane Emma, protagonista eponima delle vicende narrate . A differenza dei precedenti personaggi femminili della Austen, Emma è una ragazza proveniente da una famiglia agiata e dunque non soggetta a preoccupazioni per migliorare le proprie condizioni economiche e non desiderosa di sposarsi pur di intraprendere un'ambiziosa ascesa sociale. L'azione ha origine con il matrimonio della governante di casa Woodhouse, di cui Emma ritiene di essere stata la promotrice; ella prenderà spunto proprio da quell'evento gioioso per progettare altre unioni tra i suoi conoscenti, a partire dalla nuova amica Harriet e il rispettabile Mr. Elton.
Tuttavia Emma non resterà per molto tempo l'unica protagonista al centro dell'azione: nuovi personaggi faranno la loro comparsa nel tranquillo villaggio di Highbury attirando l'interesse dei suoi abitanti. Per mezzo dei loro interventi e della totale incapacità di Emma di valutare i rapporti con gli altri e comprendere la realtà che la circonda, la storia non presenterà altro che un lungo susseguirsi di fraintendimenti, inganni, delusioni e situazioni imbarazzanti. Ma alla fine verrà ristabilito l'ordine all'interno della piccola comunità inglese, grazie alla scoperta delle reali intenzioni dei personaggi, alla maturità raggiunta da Emma e soprattutto alla forza dell'amore.
Impostato come romanzo di formazione della tutt'altro che perfetta eroina, "Emma" è anche una testimonianza della cultura e delle tradizioni di una determinata classe sociale, l'alta borghesia di campagna dell'Inghilterra ottocentesca ritratta con precisione da Jane Austen.
In questo romanzo acquista notevole importanza anche il linguaggio utilizzato dall'autrice: accanto all'ironia arguta e a una tecnica narrativa che permette di vedere il mondo attraverso gli occhi di Emma, il linguaggio e la parola rappresentano un vero e proprio personaggio capace di determinare l'azione in numerosi passaggi fondamentali.
Si tratta comunque di un romanzo privo di grandi spunti di riflessione sulla psicologia umana e sull'amore, piuttosto lo considero come una commedia leggera, scorrevole e abbastanza piacevole, il cui più grande pregio sta nei personaggi ben rappresentati e nel "wit" linguistico di Jane Austen. Consiglio pertanto la lettura del libro agli amanti della celebre scrittrice e più in generale a chiunque voglia avvicinarsi per curiosità alla letteratura inglese del XIX secolo e conoscere uno dei tanti filoni che l'hanno caratterizzata.

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farma70 Opinione inserita da farma70    27 Mag, 2013
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Bel romanzo però...

...un po' pesante come lettura. Amo molto la Austen come scrittrice, però ho trovato "Emma" a tratti molto noioso e "fermo"; la trama a dire il vero è abbastanza ripetitiva nel suo complesso e cioè: trovare sempre e comunque qualcuno con cui sposarsi; non deve sorprenderci però in quanto siamo nel 1800 e l'emancipazione femminile è ancora in là a venire... Questo romanzo è stato unanimamente definito come il capolavoro della Austen, a mio avviso però nulla può sostituire "Orgoglio e Pregiudizio", dove la trama è un po' più movimentata e dove le figure di Darcy ed Elizabeth sono difficili da dimenticare, l'ho letto tre volte e non nascondo che la voglia di rileggerlo ancora è molto forte.
Qui troviamo una Emma molto snob ed altezzosa e un Mr Knightley molto tiepido e poco intraprendente, sinceramente non avevo capito fosse innamorato di Emma se non alla fine mentre con Mr Darcy la cosa era ben diversa. Insomma nel complesso un buon libro, ben scritto e con personaggi vari e ben descritti, lo stile della Austen resta sempre inconfondibile ed insuperabile, è un libro che in una libreria di appassionati della buona lettura non può di certo mancare!

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Skippy Opinione inserita da Skippy    06 Ottobre, 2012
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Una eroina difficile da amare

Jane Austen stessa definì Emma un'eroina che sarebbe stata difficile da amare. Questa infatti si presenta come una ragazza piena di sè, che si arroga il diritto di gestire le vite di chi la circonda con la presunzione di sentirsi libera di farlo perchè lei non ha bisogno di trovar marito e non ha paura di rimanere sola durante la vecchiaia. In realtà questa eroina penso sia stata la più amata dall'autrice, poichè tramite lei esprime sincere opinioni riguardo l'emancipazione femminile che si augurava prendesse piede. Il romanzo è davvero divertente in certi punti, soprattutto nei ripetuti tentativi di Emma di far fidanzare una sua amica Harriet per poi scoprire che gli spasimanti volevano sposare lei. Un susseguirsi di fraintendimenti che culminano quando proprio la sua amica Harriet le confida di essere convinta che Mr Knightley sia innamorato di lei. E' proprio questo che scatena un cambiamento nella protagonista che per la prima volta capisce che Mr Knightley, amico di famiglia da quando era bambina e molto più grande di lei, è l'uomo giusto e la paura di perderlo le fa capire che lo ama. Il lieto fine come ogni romanzo della Austen è garantito e per rimarcare il carattere risoluto di Emma, ella riesce a combinare tutto come se fosse stata lei ad aver deciso fin dall'inizio la conclusione.
Un romanzo davvero bellissimo, uno dei migliori dell'autrice, da alcuni definito quasi un romanzo di formazione poichè si può notare la maturazione della protagonista lungo la trama. Lo consiglio veramente perchè è davvero piacevole.

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peucezia Opinione inserita da peucezia    01 Agosto, 2012
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Una romantica ragazza inglese

Meno noto ma non meno interessante Emma è un romanzo decisamente pieno d'ironia, quella sottile e quasi impercettibile ironia tipica della scrittrice Austen. La ragazza si mette in testa di fare da sensale di matrimoni peccato che non abbia una approfondita conoscenza psicologica delle sue frequentazioni e così candidamente finisce con il creare solo disagi e qualche dissapore.
Protofemminista la protagonista non è costretta ad accasarsi per vivere e questo è di per sé rivoluzionario considerando che la ricerca del marito è comunque centrale nell'intera vicenda. Ricco di dialoghi anche minimali il libro è consigliato a chi già ha fatto conoscenza con la Austen alfine di poter approfondire meglio lo stile e i punti di vista.
Tuttavia pur soffrendo spesso di eccessiva lungaggine il romanzo è godibilissimo e consigliato anche in lingua originale per il suo linguaggio tutto sommato accessibile e privo di fronzoli.

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MATIK Opinione inserita da MATIK    26 Giugno, 2012
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Un classico

"Con vanità insopportabile essa aveva creduto di conoscere il segreto dei sentimenti d'ognuno; con arroganza imperdonabile si era proposta di sistemare il destino di ciascuno."
La stessa Austen definisce in maniera ineccepibile l'eroina di questo libro Emma, colei che pensa di conoscere i sentimenti di tutti e che ogni volta dovrà ricredersi, ed alla fine capirà che la cosa più importante per essere felice era quella di leggere il proprio cuore e di lasciar a Cupido il proprio mestiere!
Un bel libro forse il linguaggio è troppo ricco, troppo "classico", può risultare pesante...anche se la Austen è sempre la Austen!

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