Norwegian Wood Norwegian Wood

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    25 Settembre, 2020
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L'amore, la vita, la morte.

Ho iniziato a leggere questo libro in concomitanza con “David Copperfield” di Dickens. Giuro che non l’ho fatto di proposito! Era in lista già da tempo e mi è stato regalato per il mio compleanno, così eccomi qua a scriverne un breve commento. Ho detto quanto sopra, proprio in apertura, perché “Norwegian Wood” (precedentemente intitolato “Tokyo Blues”) assomiglia vagamente al romanzo di Dickens, soprattutto in un paio di aspetti. Innanzitutto, sono romanzi di formazione entrambi: in quello di Dickens il giovanissimo David vive le sue esperienze e matura la sua personalità; in Norwegian Wood è Watanabe a T?ru a farci fare un viaggio nel suo passato e nella sua vita. Anche Watanabe, come David, incontrerà un amico apparentemente speciale che poi si rivelerà un modello sbagliato di vita dal quale prendere le distanze. Entrambi i protagonisti conosceranno l’amore e lo vivranno in modi differenti (visti i tempi e i luoghi nei quali sono ambientati i romanzi), ma sempre in modo passionale e romantico. Le figure femminili sono quasi elevate a divinità ed in loro pare che non ci sia mani niente di sbagliato agli occhi dei protagonisti. Murakami ha comunque dichiarato di aver basato il romanzo sul suo stesso racconto “Hotaru” – “La lucertola”, pubblicato 5 anni prima.
Dentro questo romanzo c’è anche una parte di Murakami, ci sono i suoi interessi musicali, citazioni delle sue letture preferite e la sua moderna visione del Giappone. Watanabe legge autori occidentali, in forte contrasto con la tendenza giapponese di gravitare sempre attorno alla letteratura e alla cultura nazionale, come a volerla conservare gelosamente. Murakami ed il suo Watanabe sono delle mosche bianche nella società, più volte quest’ultimo si sentirà estraneo a ciò che lo circonda e tenderà a discostarsi sempre più dalla comunità. Quello che traspare da questo romanzo è il dramma dei giovani giapponesi che trovano nel suicidio una via di fuga da una realtà opprimente che non gli permette di trovare un posto adatto a loro. Sono fragili, sono spesso soli e incompresi. Anche i migliori, apparentemente, non ce la fanno. Murakami non lo dice espressamente, ma sappiamo quanto la società giapponese sia affascinante e, al tempo stesso, molto rigida e severa. Sono molti i personaggi che optano per il suicidio in questo romanzo, ma il lettore non viene inondato di pareri e critiche verso il gesto o il suo movente. Watanabe soffre, ma non dà la colpa a nessuno. Questo è un romanzo drammatico e romantico, perché l’amore è il filo conduttore di tutto e va a braccetto con il sacrificio, la sofferenza e la morte. È un libro da leggere tutto d’un fiato, è un libro da vivere e da immaginare. Una lettura superficiale non lascerebbe nulla e consiglio di leggere anche la prefazione dell’autore, perché aiuta veramente molto a capire la portata di questa opera.

Consigli di lettura: non adatto a letture frammentate, alcuni capitoli sono lunghi e si potrebbe perdere il filo del discorso. Non è un libro per bambini (scontato forse, ma sempre meglio dirlo).

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Innamorata Opinione inserita da Innamorata    18 Giugno, 2020
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Intenso

“Conosco la differenza tra le persone che sanno aprire il loro cuore, e quelle che non sanno farlo. Tu sai aprirlo. Ma solo quando dici tu, beninteso. – E se uno lo apre cosa accade? Si guarisce.”
Norwegian Wood. La lettura di questo libro è stata una scoperta dall’inizio alla fine per me, come una ventata d’aria fresca che ti apre la mente. Non sapevo che storia avrei trovato tra le pagine affascinanti di questo libro e così mi sono immersa completamente lasciandomi trasportare dalle parole di Murakami, staccandomi da ogni tipo di pregiudizio o di filosofia occidentale.
Ciò che colpisce subito è come l’autore affronta argomenti importanti e intimi, temi che ancora oggi vengono considerati tabù come la sessualità e che in questo libro viaggiano liberi, leggeri e con la volontà di essere raccontati. Solitudine, amore, malinconia, depressione, emarginazione, suicidio e conoscenza di se stessi, un percorso interiore per capire quello che si vuole che toglie il fiato. Tutti temi trattati dall’autore in modo mai superficiale e allo stesso tempo nemmeno pesante. L’atmosfera della storia è così personale e introspettiva che è impossibile non farsi coinvolgere ed è impossibile non portarsi dietro qualcosa una volta terminata la lettura. In ogni esperienza che vive, il protagonista appare talmente reale e vivo nella sua fragilità che si rivela essere tremendamente umano .
Sicuramente questo romanzo rappresenta un’eccezione rispetto alle mie scelte di lettura ma è il romanzo stesso che ha trovato me. Sono stati Watanabe e l’ammaliante Naoko a venirmi incontro tra le strade affollate di Tokyo, mentre Midori mi ha accolto a cuore aperto con tutta la sua spensieratezza e disinibizione che la caratterizzano.
Riuscivo a sentire la melodia delle canzoni dei Beatles mentre leggevo.
“Eravamo vivi, e l’unica cosa a cui dovevamo pensare era continuare a vivere.” Perchè ogni giorno chiede disperatamente di essere vissuto. Perchè il tempo non torna più indietro e tra le valanghe del passato non c’è spazio per i rimpianti.
"Se c’è una cosa che non mi manca è il tempo.
– Davvero ne hai tanto?
– Tanto che mi piacerebbe dartene un po’, e farti dormire lì dentro."


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Tomoko Opinione inserita da Tomoko    26 Settembre, 2019
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Profondo

Come descritto nell’introduzione al testo ci troviamo di fronte al romanzo più introspettivo dell’autore.
Murakami è conosciuto come scrittore di opere oniriche, in questo libro invece è realistico, tocca nel profondo anche se sembra di essere in un sogno accompagnato dalla musica dei Beatles e da libri come “il grande Gatsby”.
Watanabe, un ragazzo di 17 anni, è il protagonista del libro, un ragazzo come tanti, che cresce in una famiglia normale. Ma la vita non è semplice ed a volte ti si pongono davanti degli ostacoli.
“I problemi sai, ce li abbiamo tutti....ma anche tu sei un tipo ostinato quanto è necessario, sono sicuro che saprai sempre stare a galla...non farti prendere dall’autocompassione..”
Vita e morte s’intrecciano:
“La morte non è qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita”.
Il libro parla di temi forti, come il suicidio di un amico.
Amicizia che si trasforma in amore, l’amore non corrisposto per Naoko.
Leggi per pagine intere di compagni di università che vengono derisi come quello soprannominato Sturmtruppen, che nel capitolo dopo sparisce, come in un sogno.
Temi delicati come la fragilità della mente, quanto poco basti per farti perdere la ragione, quel “Tiiing” che risuona nella testa che ti porta vicino alla morte. Come è successo a Reiko, amica di Naoko, conosciuta all’interno della clinica psichiatrica. Il tentato suicidio di quest’ultima quando è stata accusata di violenze sessuali nei confronti di una ragazzina tredicenne omosessuale e bugiarda.
Amicizie che vanno e che vengono, come quella di Midori che ha il padre malato di cancro.
Decidere di andare avanti nonostante tutto e...... prendere una decisione.
Anche Watanabe merita la felicità.
“D’altra parte chi può sapere quale sia la cosa migliore per tutti alla lunga? Perciò tu senza farti scrupoli a causa di qualcuno, se vedi una possibilità di felicità per te, cogli quell’occasione e sii felice..se uno se lo lascia sfuggire poi lo rimpiange in eterno.”
Un romanzo che passa dalla prosa sublime, al tratto esplicito e grottesco, da una lettura calma, all’avvenimento inatteso apparso all’improvviso come se niente fosse.
D’altronde è questo lo stile dello scrittore, uno stile orientale che sa coinvolgere anche persone di culture diverse.
Post-scriptum dell’autore: “Penso che questo libro possa piacere o non piacere proprio come posso piacere o non piacere io come individuo”.
A me questo Murakami è piaciuto.

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    07 Febbraio, 2019
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Amore e morte

Watanabe Toru, ormai trentasettenne, sta arrivando in Germania con l'aereo. Pochi istanti dopo l'atterraggio gli altoparlanti del velivolo cominciano a diffondere a basso volume “Norvegian Wood” dei Beatles. Watanabe si sente male, un'intensa malinconia e nostalgia lo costringono a ricordare eventi e persone che popolarono i suoi anni giovanili, in particolare un periodo che va dal 1968 al 1970, mentre frequentava l'università a Tokio. Attraverso un lungo flashback che comprende tutto il romanzo, Watanabe ripercorre quegli anni e il ricordo diventa concreto, diventa una nuova realtà da rivivere con gli occhi della mente e dell'emozione. Una persona in particolare ritorna subito alla memoria: Naoko, ragazza bellissima e pericolosamente fragile, della quale Watanabe si era innamorato. I due si rivedono per caso per le strade di Tokio mentre stanno frequentando il primo anno di università: non si erano più incontrati dal funerale di Kizuki, migliore amico di lui e fidanzato di lei, morto suicida a soli 17 anni. Iniziano così una frequentazione, durante la quale Watanabe si innamora sempre più di Naoko, più intensamente quanto più lei mostra i sintomi di un disagio psicologico che si fa sempre più grave, fino a diventare vera e propria malattia mentale. Quando Naoko si allontana per questi motivi, Watanabe conosce ed inizia a frequentare un'altra ragazza, Midori. Midori è completamente diversa da Naoko, anche lei ha sofferto parecchio nella sua giovane esistenza ma è molto più vivace, vitale e disinibita.
“Norvegian Wood” è una narrazione che ci porta a fare un viaggio fra i sentimenti, fra le emozioni e le inquietudini che si incontrano tra l'adolescenza e i primi anni della vita adulta: l'amore che nasce e che finisce, -un amore non platonico ma completo, in cui il sesso ha una componente di fondamentale importanza,- l'amicizia, il senso di responsabilità. L'io narrante è un ragazzo che ha sostanzialmente dei buoni principi morali, è sensibile ed altruista, ma rimane sempre concreto, reale, credibile.
Il romanzo trasmette un intenso senso di inquietudine, malinconia e tristezza: ma la luce sulla vita, sul futuro e sull'amore non si spegne mai, pur parlando di morte, malattia, solitudine. Forse è proprio questa la forza e la bellezza di “Norvegian Wood”.

«Posai a terra l'ombrello e strinsi Midori sotto la pioggia. Intorno a noi c'era solo il rumore sordo di pneumatici di auto in corsa sulla tangenziale che ci avvolgeva come una specie di nebbia. La pioggia continuava a cadere ostinata e silenziosa, inzuppando i nostri capelli, scorrendo sulle nostre guance come lacrime, rendendo più scure la sua giacca di jeans e la mia giacca a vento gialla di nylon.»

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Novembre, 2015
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La difficoltà di aprire il cuore

In “Norwegian Wood”, o “Tokyo blues” che dir si voglia, Haruki Murakami parla a modo suo di ’68, di ambiente studentesco, di musica, di cultura… di vita.

Toru Watanabe forma un triangolo pericoloso con Naoko e Kizuki, due coetanei con forte propensione personale e familiare al suicidio. Quando il trio diventa coppia, Toru alterna momenti di vita universitaria – con il maniacale compagno di pensionato (“Alla fine di quel mese Sturmtruppen mi regalò una lucciola”), il libertino Nagasawa (“Ho la sensazione che noi due, dopo essere usciti da questo posto, tra dieci o vent’anni, ci incontreremo”) e la disinibita Midori – alla frequentazione della tanto bella quanto inquieta Naoko. La relazione passa anche attraverso il centro terapeutico di Kyoto (“Questa non è una casa di cura, ma un centro di recupero”), ove Naoko ripara alla ricerca di se stessa e delle cause del proprio malessere.
“ - La differenza tra le persone che sanno aprire il cuore e quelle che non sanno. Tu sai aprirlo. Ma solo quando dici tu, beninteso.
- E se uno lo apre cosa accade?...
- Si guarisce…”

Nel clima sessantottino della libertà sessuale e nel sottofondo musicale (“Da quando è arrivata Naoko sono costretta a suonare solo i pezzi dei Beatles. Mi deve aver preso per un juke-box”) e culturale dell’epoca (“Che dici, se scoppia la rivoluzione… Se è così io non ci credo, nella rivoluzione. L’amore è l’unica cosa in cui credo. Peace…”), il romanzo propone con potenza tragica i temi della scelta, della difficoltà di vivere e della morte (“La morte non è qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita”) con toni emotivi forti e coinvolgenti (“La sua carne non esisteva più in nessuna parte del mondo”).

Giudizio finale: sessualmente esplicito, musicato, neurologico.

Bruno Elpis

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Opinione inserita da Alagia    01 Mag, 2015

Adolescenza, Beatles, un fermaglio

“Norwegian wood” è insolito per i ritmi e i tempi occidentali. Sebbene il libro scorra velocemente e i dialoghi rendano leggermente meno pesante l’atmosfera, il lettore resta col fiato sospeso per molte pagine, attendendo che succeda qualcosa che non capiterà. E, ironia della sorte, le notizie più importanti ci vengono spiattellate così, come se nulla fosse. Forse proprio come accade nella vita reale. “Norwegian wood” è distante dalla nostra cultura anche per come Murakami descrive le scene di sesso e di morte. Due temi tabù, che fanno parte della vita di tutti noi ma che fingiamo siano qualcosa che non ci appartiene. Al contrario, in questo libro, l’autore ci avverte sin da subito che la morte è parte integrante della vita e le scene d’amore, di masturbazione, di solitudine, di sesso fine a se stesso, sono descritte senza filtri, senza vergogna. Perché è qualcosa di assolutamente naturale. Watanabe, il protagonista, ci rivela tutto. Ogni singolo pensiero o sentimento, quello più timido e ingenuo, quello più spinto. E così fa anche Midori, la sua migliore amica/fidanzata. Mentre Naoko, la ragazza-angelo, resta sempre un sogno sbiadito, a metà tra vita e morte, a metà tra realtà e fantasia. I momenti passati con Naoko sono pochi, e i ricordi si soffermano su dettagli che potrebbero apparire insignificanti: un fermaglio a forma di farfalla, il fazzoletto per pulire la bocca. Forse Naoko e Midori non sono semplicemente due ragazze, ma rappresentano due lati di una stessa personalità, la personalità di Watanabe. Per questo il ragazzo è sempre indeciso, non capisce con chi vuole stare. Pensa di amarle entrambe, e probabilmente la cosa è vera e possibilissima. Dentro ognuno di noi c’è una Naoko, timida, fragile, impaurita, arresa, triste, sola. Dentro ognuno di noi c’è anche una Midori, anche lei con un passato tremendo, ma combattiva, forte, estroversa, un po’ volgare (ma solo per puro divertimento). E Watanabe è nel mezzo. Come noi tutti siamo nel mezzo, dentro di noi, divisi tra la solitudine e il desiderio di compagnia, separati tra la voglia di affermare noi stessi e quella di essere acettati, indecisi se continuare a vivere o finirla una volta per tutte. “Norwegian wood” è una storia banale, forse non ha nulla di realmente particolare nella trama. E’ semplicemente la vita di un ragazzo che cresce. Potrebbe essere uno building romance. Non manca nessun dettaglio adolescenziale: la musica, lo studio, la noia, la voglia di vivere, gente che va e gente che viene, i libri, la tristezza, la bellezza, la bruttezza. Watanabe si perde per poi ritrovarsi. Chissà dove, chissà come. Questo spetta a noi lettori immaginarlo.

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Daffadillies Opinione inserita da Daffadillies    20 Febbraio, 2015
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Un amante del dramma e dei Beatles

Norwegian Wood è uno di quei libri che trovi in ogni libreria. Ti corteggia dallo scaffale ma tu sei combattuto tra la fiducia verso il mondo giapponese (se sei un amante delle sue arti già da prima) e lo scoraggio per la sua onnipresenza che potrebbe essere sintomo di scontatezza.
Il mio combattimento è terminato con un compromesso e, non conoscendo altre opere di Murakami Haruki, me lo sono fatta prestare.
Ho fatto bene.
Questo libro non ha dei contenuti nuovi, inauditi, la trama, di per sé, non ha nulla di nuovo. Eppure c'è una potenza, una forza che agisce tacitamente, che fa sì che ogni volta che lo apri, non lo chiudi se non ne hai letto almeno cento pagine (o se non impellono bisogni fisiologici primari).
Subito si coglie lo stile unico dell'autore, badate bene: non migliore, ma personalissimo. E anche se troverete dei dialoghi infiniti e vi chiederete "perché sei così prolisso?", continuerete imperterriti nella lettura perché Murakami, prima di farvi avere i "fatti", vi farà sudare.
E, stupendomi enormemente di una pazienza che non sapevo di avere, sono stata al suo gioco dall'inizio alla fine, senza irritamento o noia. Forse perché c'è la consapevolezza intrinseca che ogni dialogo è essenziale per capire quel che accadrà dopo. Del resto, al personaggio principale, Toru, succede sempre qualcosa di incredibilmente "pesante" e complesso. Complessità in questo caso non intesa per forza come difficoltà ma più come insieme di più concetti sottostanti.
Del resto nella vita di Toru ci sono persone tutt'altro che ordinarie: gli amici di una vita che sguazzano nella depressione; l'amico dell'università che ama troppo sé stesso per amare qualcun'altro; la ragazza esuberante e senza filtri (che in un paese come il nostro sarebbe la "porca" di turno) e così via...
ma Murakami è un abile rappresentatore di realtà. Questi personaggi non risultano mai caricature, anzi, sono descritti quanto più possibile in tutte le loro caratteristiche e, talvolta, perfino negli aspetti contraddittori tipici dell'essere umano che poi portano a scelte e azioni più o meno condivisibili ma che mai percepiremo come inadeguate o banali.
La persistenza delle contraddizioni dell'uomo le troviamo nello stesso personaggio che porta dentro di sé le turbe profonde, la solitudine, l'insicurezza e, insieme, la capacità di comprendere, giustificare, non esasperare e ponderare sempre su quel che accade tanto che a volte ci può apparire passivo ma mai apatico.
Il tratto distintivo di questo libro è l'onestà: non ci sono filtri nei pensieri di Toru né nell'interazione con l'altro ma Murakami non scade mai in volgarità, nulla sembra "grezzo" o inopportuno. Se è vero che l'arte è un artefatto culturale, allora dobbiamo ringraziare la cultura giapponese per produrre arte che ci permette di pensare che una società nella quale avere legami emotivi più sinceri, con meno tabù e più libertà di essere sé stessi, può esistere o, almeno, ce lo fa credere anche se solo per un poco.

Deve essere poi fatta piccola menzione sull'onnipresenza dei Beatles: a te che hai letto questo libro o lo vuoi leggere e sei anche un amante dei Beatles, sappi che se non ti eri mai immaginato lo scenario descritto dalla canzone "norwegian wood" avente come protagonisti due giapponesi, dopo la lettura del libro non potrai non associare le due cose.

Personalmente ho trovato un messaggio di fondo molto forte che l'autore vuole mandare attraverso la conoscenza, pagina dopo pagina, di Toru: la vita non ha nulla di certo, oggi perdo una persona importante, domani ne incontro una speciale, e l'angoscia di fronte a questa continua incertezza non è immotivata, ma è importante non fossilizzarsi nella condizione di vittima e fare il passo importante di accettazione verso la vita: l'accettazione di sé e di esistere.

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Maybe Opinione inserita da Maybe    16 Dicembre, 2014
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Scegliere la vita

Potrebbe contenere SPOILER.

Questo per il momento è il primo libro che leggo di Murakami.
E' passato un anno, credo, dall'ultimo libro che mi si era attaccato addosso in questo modo ed avvertivo il bisogno di affezionarmi ad un'altra storia. Di libri ne ho letti altri, nel frattempo, ma senza la piacevole smania di avere un minuto libero per fiondarmi a leggere e grazie a questo romanzo ho riscoperto la voglia di sfruttare ogni secondo per starmene immersa nella lettura (sua).

L'autore con questo romanzo descrive una serie di solitudini che tentano di sopravvivere in un mondo grigio, umido e inospitale. Non tutte ce la fanno, molte decidono di arrendersi, di farla finita perché troppo fragili per resistere. Il protagonista è Watanabe, un ragazzo che conduce un'esistenza apparentemente monotona: va all'università, lavoricchia per mantenersi gli studi, ascolta musica. Questo ragazzo incontra diversi personaggi che scompariranno per loro scelta, poiché incapaci di adattarsi alla vita. Per tutto il romanzo, Watanabe si ritrova sospeso tra i morti e vivi ed è quasi impossibile distinguerli. Il tema dominante è proprio la morte o più precisamente la scelta di morire. Watanabe è circondato da persone deboli che non riescono ad affrontare la vita e non potendo aiutarle a scegliere la vita le guarda svanire. Nonostante l'atmosfera sia decisamente cupa, il romanzo a mio parere è anche un invito a scegliere la vita. Infatti il protagonista è una persona viva, che ama profondamente ed è proprio questo amore genuino che lo mantiene vivo. I personaggi sono tutti ben descritti, con una personalità definita. Lo stile non sono riuscita a comprenderlo bene ma credo sia colpa della traduzione. Quello che mi ha colpito di più è sicuramente la delicatezza e la "leggerezza" che caratterizza tutto il romanzo. L'autore infatti descrive principalmente morte e sesso in modo esplicito, ma nonostante questo non è mai pesante o volgare. Tutto è delicatissimo. Il personaggio che mi ha incuriosita di più è quello di Midori, una delle ragazze che incontrerà il protagonista. Midori infatti nonostante la sua vita sia circondata da morte e sofferenze, rimane il personaggio più vivido della storia. A mio parere le è stato affidato un ruolo marginale, l'avrei approfondita di più o le avrei dato un finale diverso. Il personaggio che invece mi è piaciuto di più è sicuramente Reiko, una donna che il protagonista incontrerà più avanti. Reiko è descritta magistralmente e a me è quasi venuta voglia di conoscerla davvero.

Murakami è stata una piacevole sorpresa, grazie a una discussione che è stata aperta proprio qui. Non so se apprezzerei altri suoi lavori, poiché lo stile mi ha lasciata un po' perplessa ma proverò lo stesso a leggere qualcos'altro di suo.

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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    12 Dicembre, 2014
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Un altro Murakami

Murakami è l’enigma per eccellenza, quello che ti aspetti avvenga e in realtà non avviene. Un autore sicuramente non facile, per questo lo si ama o non lo si capisce. Norwegian Wood è sicuramente uno dei libri meno onirici dell’autore, ma non per questo più semplice. Una storia tormentata scritta quasi in toni autobiografici: l’amore tormentato, l’amore impossibile e l’amore più naturale quello che non consideri molto, che tieni un po’ di scorta. In questo romanzo sono toccati diversi aspetti di una vita che non elenco per non rovinare il gusto della lettura, ma che sono tutti importanti e fortunatamente non sempre presenti nelle vite di ogni giorno. La scrittura di Murakami è sicuramente complessa, mi piacerebbe capire come suonerebbe in lingua originale, magari alcuni concetti risulterebbero più fluidi, si sa con le traduzioni molte sfumature della lingua originale si perdono o vengono rese più complesse.
E poi c’è da contestualizzare la sua opera alla cultura e al modo di pensare giapponese, qui si aprirebbe un mondo, completamente differente da quello che conosciamo noi.
Attenzione però, Murakami, a detta di molti è lo scrittore meno giapponese fra i giapponesi, e questo lo rende forse unico nel suo genere e per questo discusso.
La storia a mio avviso è ben congeniata e fa trasparire bene l’angoscia e l’indecisione di questo ragazzo che si è trovato a vivere sentimenti contrastanti e tormentati e li sta raccontando a noi, a distanza di anni, stimolato all’improvviso da una canzone, Norwegian Wood appunto.
Un flashback talmente vivo e ben descritto che pare presente, le sensazioni dei giorni di pioggia, la tristezza e l’angoscia dei viaggi fatti dal protagonista, l’amore in ogni sua forma.
Un libro sicuramente diverso da altri dello stesso autore, come “L’uccello che girava le viti del mondo” assolutamente onirico e estremamente più articolato. Il tema però che credo sia abbastanza ricorrente è la ricerca di se stessi nonostante le avversità della vita.
Un libro che consiglio di leggere, non posso dire che troverà tutti d’accordo, Murakami è … Murakami, ed è forse questa la sua principale caratteristica. Non è importante che se ne parli bene o se ne parli male, l’importante e parlarne.

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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    10 Dicembre, 2014
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Malinconico come la pioggia

Il romanzo più personale di Murakami, si apre con un flashback temporale del protagonista Toru Watanabe che, sulle note di Norwegian wood dei Beatles prova un profondo turbamento nel sentirsi riportare indietro nei ricordi di 20 anni, al tempo in cui era uno studente universitario a Tokyo. Correva l’anno 1968 e la gioventù di tutto il mondo assaporava una nuova possibile era di libertà culturale e sessuale. Watanabe trascorre gli anni universitari osservando il mondo scorrergli accanto come al rallentatore, vivendo il passaggio da ragazzo a uomo cercando di ascoltare le sensazioni che gli trasmettono due ragazze in particolare, Naoko e Midori. Profondamente diverse tra loro, Naoko eterea e fatata con un tragico passato che la costringe ad un percorso di cura, Midori più concreta, terrena e con una presenza fisica esuberante, entrambe esercitano una forza magnetica su Watanabe che non si capacita di non saper prendere una direzione. Come sempre, sarà la vita che, come un fiume lento ma inarrestabile, trasporterà l’incerto Watanabe nell’unica direzione possibile. Un romanzo malinconico, densamente intriso del malessere ignoto che spezza le vite di tanti giovani incapaci di trovare un’identità in un mondo che scorre frenetico, che pretende una durezza d’animo che purtroppo non appartiene a tutti. Murakami dipinge le relazioni tra i protagonisti con una delicatezza estrema, con un realismo ammantato di naturalezza, usando le tinte del bianco, del nero, ma soprattutto del grigio dei sobborghi di Tokyo e dell’immancabile pioggia che cade ora silenziosa, ora sottile, ora densa e scrosciante ricoprendo ogni cosa e rendendo più scuro ogni colore.

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Yoshimoto, Brunella Gasperini
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Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    07 Luglio, 2014
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"Chiedi chi erano i Beatles"

“Quello che mi resta è solo lo sfondo: un paesaggio senza figure.”
Watanabe Toru ha trentasette anni ed è in aereo, appena atterrato in un aeroporto europeo, quando le note di una musica che distingue improvvisamente in sottofondo, lo aggrediscono e lo travolgono con l’ondata inaspettata dei ricordi: è la malinconica “Norwegian Wood” dei Beatles, amata da Naoko, fragile e infelice amore dei suoi vent’anni.
Di lei, che lo aveva costretto a promettere che non l’avrebbe mai dimenticata, emerge dal passato solo “…un paesaggio senza figure”, perché nonostante il desiderio di mantenerne il ricordo, gli è necessario del tempo per lasciar riaffiorare la storia complicata di quegli anni e quel volto amato, ormai sbiadito.

E’ un lungo flashback che riporta il protagonista indietro di molti anni, all’ epoca della sua vita universitaria a Tokio, la storia narrata in questo particolarissimo romanzo di Murakami, nato dall ’ espansione di un suo precedente, suggestivo racconto, intitolato “La lucciola” e ripreso nel romanzo.
Questo autore è noto per il suo “realismo magico”, per le atmosfere surreali, oniriche che dominano i suoi racconti, ma qui scende prepotentemente nella vita, costruendo una storia intensa, saldamente ancorata ad una realtà, che mostra al giovane e inesperto protagonista il suo lato più duro.

Sebbene sia stato scritto nel pieno degli anni Ottanta tra la Grecia e l’Italia (l’autore ce lo dice nella prefazione, forse perché il temporaneo distacco dal suo paese ne ha favorito la scrittura ) il romanzo è interamente ambientato in Giappone.

Sullo sfondo delle contestazioni studentesche, sul finire degli anni sessanta, il giovane Toru si trova ad essere disincantato spettatore di un mondo che cambia in modo repentino. Il tentativo di sovvertire istituzioni e cultura da parte delle giovani generazioni, che attraversa tutto il periodo storico, nel libro si affianca al desiderio, da parte dei giovani nipponici, di aprirsi all’ Occidente e soprattutto a quella cultura pop che attraversa tutto il romanzo con continui riferimenti alla letteratura, alla cinematografia e soprattutto alla musica (pop ma anche classica e jazz ).
Il desiderio di confronto con la cultura d’oltreoceano, di cui probabilmente i più giovani all’ epoca subivano la fascinazione, è qualcosa che appartiene certamente all’ autore, conoscitore dell’Occidente, traduttore di opere statunitensi, che ha vissuto e vive spesso in America e in Europa. Non sappiamo quanto ciò appartenesse effettivamente ai giovani giapponesi degli anni sessanta.
I personaggi del libro sono profondamente intrisi di cultura occidentale, forse eccessivamente. Nel romanzo solo il cibo (ampiamente menzionato) è orgogliosamente giapponese!

Non è un racconto di facile lettura, nonostante lo stile di scrittura dell’autore fluido e scorrevole.
Per essere un romanzo di formazione, un racconto di adolescenza, la storia è davvero cupa e le atmosfere sono brumose, grigie. I personaggi sono immersi in un lattiginoso universo dove domina, onnipresente, la morte.
L’educazione sentimentale del giovane Toru avviene nel confronto continuo con esperienze dolorose: suicidi, malattia mentale, cancro.
Anche le numerose ed esplicite scene erotiche non trasmettono alcun messaggio vitalistico o gioioso, ma nella storia mi sembra abbiano quasi una funzione consolatoria: i personaggi fanno sesso per stabilire un contatto con l’altro, per sfuggire al senso di solitudine, per liberare la propria anima dal peso del dolore.
Molti dei personaggi sono condannati a seguire, senza reagire, un destino che sembra già tracciato: l’amico Kizuki, morto inspiegabilmente appena diciassettenne, la dolce, delicata Naoko, prigioniera dalle “voci” dei trapassati che la chiamano incessantemente, il torbido compagno di studi Nagasawa, consapevole del suo carattere duro e cinico eppure incapace di aprirsi ad un diverso modo di affrontare la vita.
L’unica voce fuori dal coro è Midori, la vitale ed esuberante compagna di corso di Toru, che sopporta una serie di tragedie familiari ma che nel suo modo confuso e ribelle, è però capace di dominare il dolore e proiettarsi in un futuro positivo e pieno di speranza in cui cerca disperatamente di attirare il dubbioso e indeciso Toru…
Solo alla fine Toru si appropria della storia, compiendo finalmente delle scelte e calandosi completamente nell’ adesione alla vita.
Anche l’ultima scena, attaccata e criticata da molti lettori, credo che sia un passaggio di rinascita, attraverso il quale Toru si congeda definitivamente dai fantasmi del passato( Reiko non ne è che lo strumento, per entrambi è una scena catartica).

Confesso di aver avuto bisogno di rileggere alcuni capitoli e passaggi perché il libro mi “arrivasse” e per decifrare le sfaccettature dei diversi personaggi.
Consiglio di leggere la bellissima prefazione di Giorgio Amitrano solo dopo la lettura del libro.

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Monika Opinione inserita da Monika    21 Giugno, 2014
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Bello, ma... (ATTENZIONE SPOILER)

Primo libro che leggo di Haruki Murakami... avevo e ho molte aspettative verso questo autore... Abituata come sono con i Thriller per me non è facile portare a termine un libro di oltre 300 pagine senza colpi di scena, senza che per la maggior parte del tempo succeda niente, ma ho stretto i denti e dopo ripetuti: 'chi me l'ha fatto fare', sono riuscita ad arrivare alla fine. Ciò che è emerso da subito è stata la grande differenza che c'è tra la nostra mentalità e quella orientale. Ciò che per noi ha un certo valore per loro ne ha uno completamente diverso. Il sesso è preso così alla leggera, non che io sia di mentalità chiusa o abbia dei pregiudizi ma, ad esempio, a vedere film pornografici con un amico non ci sono andata mai e non credo che ci andrò... ho sempre pensato che gli orientali avessero un approccio verso il sesso più materiale, meno sentimentale e leggendo questo libro mi sembra di averne avuto conferma. Il tema del suicido viene affrontato un po' con leggerezza... un male di vivere senza vera e propria motivazione... Dolcissimo il personaggio di Naoko, allegro e frizzante quello di Midori che è riuscita a rallegrare un po' una storia a volte noiosa. Il finale con Reiko poi l'ho trovato assurdo e disgustoso... non lo so... non mi è piaciuto e ha fatto scendere il mio voto finale.

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mia77 Opinione inserita da mia77    03 Marzo, 2014
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Norwegian Wood- Tokyo Blues di Murakami Haruki

Dopo aver letto Kafka sulla spiaggia, mi sono cimentata nella lettura di Norwegian Wood, il libro più realistico e sentimentale di Murakami, che non mi ha per niente entusiasmata. E' stato paragonato al Giovane Holden di Salinger ed è uno dei libri nipponici più famosi. Io sinceramente non capisco né il paragone con Salinger, né l'entusiasmo dei lettori per questo romanzo di formazione. L'atmosfera è sempre molto cupa, triste, piovosa, anche per il continuo intrecciarsi del mondo di qua e di quello di la', dell'attrazione di Toru per il mondo delle ombre. Quello che mi è piaciuto sono il senso morale del protagonista (che comunque, a tratti, ha vacillato) e il suo amore per le persone autentiche, in un mondo dominato dalle convenienze e dalle falsità. Interessante l'attrazione del protagonista per i personaggi psichicamente fragili (come Kizuki, Naoko, ma anche Reiko), ma fortunatamente arriva Midori a salvarlo da loro e da sé stesso, che gli dice: "Perciò se un giorno ti venisse in mente di portarmi in un posto lontanissimo, conta su di me. ti darei un sacco di bambini robusti come tori, e vivremmo felici, a rotolarci in un grande lettone".
Nel libro si nota la grande attrazione dello scrittore per il mondo occidentale: romanzi europei e cantanti americani. Midori, la seconda delle sue ragazze, porta i capelli corti, le minigonne ed è molto libera e disinibita (proprio come lo sono le ragazze occidentali) e porpio a lei è affidato il compito di "salvare" il nostro protagonista
E' sicuramente un romanzo nostalgico e melanconico, forse troppo, soprattutto se letto d'inverno in giornate grigie e piovose. Sicuramente gli ho preferito Kafka sulla spiaggia, che anche se irreale, era un romanzo particolare e interessante. Mi riservo di leggere ancora qualcosa di Murakami, per capire meglio l'autore. Comunque, se avessi letto per primo questo romanzo, penso che non avrei continuato la lettura di questo scrittore.
Alcune frasi o espressioni significative:
" La morte non e' l'opposto della vita, ma una sua parte integrante";
" Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte";
" Ci eravamo incontrati perché doveva succedere, e anche se non fosse stato quel giorno, prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche altra parte";
" Non devi farti prendere dall'autocompatimento. E' una cosa per la gente da poco";
" Noi siamo tutti esseri imperfetti, che vivono in un mondo imperfetto".

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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    31 Gennaio, 2014
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Qualcuno ne rimase ferito...

“Alla fine, stringendomi forte, Naoko lanciò un urlo. Non avevo mai sentito nell'orgasmo un urlo così triste.“

“Non ci sono molte figlie che si metterebbero nude, con le gambe aperte, di fronte alla foto del padre morto“.

Due ritratti istantanei di due donne profondamente diverse: Naoko e Midori.
Che tornano alla mente di Toru Watanabe, 37enne, quando nella pancia dell'aereo appena atterrato si diffondono le note agrodolci di “Norvegian wood”, canzone dei Beatles che sembra strizzare l'occhio alla musica folk. Per lui, passeggero giunto a destinazione, quella melodia è una serie di ricordi che riaffiorano... e lo riportano ad un altro viaggio, più lungo e contorto.

Un inizio del libro ben calibrato, oltre che mirabilmente sintetico, che permette al protagonista di tornare ai suoi 18-20 anni d'età, quando i riti della scuola superiore e le sue pesantezze, la conoscenza del sesso e i primi tentativi di indipendenza economica, esaurivano quasi tutto il suo tempo e le sue preoccupazioni.
Evitando di tornare sulla trama – illustrata in modo chiaro ed esauriente da varie recensioni che precedono – va detto subito che “Norvegian wood” non appartiene alla vena “surreale” di Murakami (“Kafka sulla spiaggia”, “1Q84”, etc.) ma si pone sulla sponda opposta, quella che privilegia l'indagine interiore... In questo caso, le emozioni e le motivazioni di ragazze e ragazzi che stanno tramutandosi in donne e uomini.
Così vengono a galla personaggi caratterizzati da storie in qualche modo estreme, da traumi, da percorsi di vita dolorosi: la maggior parte dei quali, se si dovesse utilizzare un termine oggi in voga, evidenzia una personalità “borderline”. Come, d'altronde, i personaggi responsabili di questi traumi, che Murakami fa emergere dai racconti di chi è ancora in vita, come fossero spiriti irrequieti che continuano a vagare nei ricordi altrui.
La storia stessa, nel corso delle pagine, si fa “borderline”. Ma, in qualche modo, appare “mancare il bersaglio”.
Non nella deriva di alcuni personaggi che ha termine con il suicidio... La cultura giapponese è intrisa di questa problematica (se nella mentalità occidentale il suicidio viene ricondotto all'incapacità di reggere l'esistenza, in Oriente – e in Giappone in particolare – esso ha un significato più complesso, potendo assumere perfino la valenza di estremo atto di recupero della propria dignità).
Nemmeno è un problema di credibilità del protagonista. E' vero che Toru Watanabe può sembrare, nel suo incedere, quasi abulico, ma non per questo diventa un personaggio irreale: il suo carattere meditativo e accondiscendente non è liquidabile come unico nel suo genere; e che sia funzionale al racconto lo dimostra lo stesso scrittore, quando fa dire di Toru, all'amico Nagasawa: “Guarda sempre tutto con distacco”.
Quanto all'ulteriore critica avanzata in precedenti opinioni, sull'inverosimiglianza delle azioni compiute da alcuni personaggi del libro, essa sembra in parte motivata... ma l'affermazione è comunque soggettiva e potrebbe incontrare dissensi.

Riesco a spiegare le mie perplessità su questo libro solo raffrontandolo con quello che, nello stesso solco “intimista”, si pone come immediatamente successivo tra i romanzi di Murakami Haruki: “A sud del confine, ad ovest del sole”.
Mentre “Norvegian wood” è circoscritto, come detto, ad un'età precisa (quella post-adolescenziale), la successiva opera, pubblicata a qualche anno di distanza, ha il sapore del definitivo bilancio personale ed esistenziale (il protagonista racconta circa 40 anni della sua vita). In essa, l'autore conquista l'attenzione di chi legge disseminando nella storia dei “vuoti” temporali, soprattutto nell'esistenza delle donne che ruotano attorno al protagonista: in tal modo, al loro “ritornare” nel corso del racconto, questi personaggi portano con sé (e con la propria evoluzione) un alone di “non svelato” che cattura, e rende l'universalità della storia molto più percepibile (l'immedesimazione del lettore nei fatti cui assiste è ritenuta fondamentale per il successo di un libro).
Il nucleo di “Norvegian wood” mi appare invece racchiuso in una delle ultime lettere di Reiko (l'amica e “custode” di Naoko) a Toru: “Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. E' la vita”. Tuttavia il romanzo sembra seguire questo assunto per una via poco intuitiva... perciò meno aperta alla “condivisione” da parte di chi legge.
Tocca, però, prendere atto che questo è il romanzo di Murakami Haruki che gli è valso la definitiva fama, e all'opinione di qualcuno secondo cui è un romanzo da leggere intorno ai vent'anni, la stessa età dei suoi protagonisti...
… Allora sono io che rimango ferito, perché indietro non posso tornare...

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Prelude Opinione inserita da Prelude    25 Gennaio, 2014
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Apatia, apatia portami via

Purtroppo il libro non mi ha convinto in nessun punto e non ho ritrovato nulla di quello che avevo letto a riguardo: realismo, introspezione, ottima analisi psicologica di adolescenti (giapponesi), e, in definitiva, il capolavoro di Murakami.
Ho letto le vicende dei vari personaggi con inquietudine e provando talvolta anche una sorta di malessere: non sono sinceri, spontanei e naturali, ma quasi torbidi. Domina un'apatia generale che li fa agire con indifferenza. Sono ignavi e non hanno consapevolezza di quello che fanno. Trovo inspiegabile la negatività che circonda il protagonista Watanabe, che si relaziona in 3 anni di università con solo 6 persone ( come può essere realistica una cosa simile?). E se Midori doveva essere l'unico spiraglio di luce, anche il suo personaggio l'ho trovato opaco e "impuro" nella sua passione per i porno-sadomaso.
una donna di 30 anni molestata da una ragazzina di 13, 4 suicidi, e 8 o 9 scopate con gente sconosciuta in poco più di 300 pagine...sarà la morale cattolica che viene violentemente inculcata a noi occidentali, anche se vorremmo non condividerla, o solo io ci vedo qualcosa di malsano? Tutta la storia vorrebbe risolversi nella dimostrazione che "la morte è intrinseca alla vita"...ma di quale vita si parla nel libro? Quale Vita è quella di Watanabe che studia annoiandosi, scopa annoiandosi, lavora annoiandosi; e le persona che lo circondano o sono rinchiuse in cliniche di recupero perché soffrono di depressione oppure si sono già suicidate.
Alla sessualità non viene dato alcun valore vitale, che possa, in qualche modo, salvare l'uomo dal nulla dell'esistenza, dalla morte, da se stesso. A questa considerazione non sono giunta dopo aver constatato che il protagonista va a letto con quasi tutti i personaggi femminili che incontra, ma quando, ormai alla fine del libro, Watanabe va inspiegabilmente a letto con Reiko, donna di 40 anni, amica della ragazza che il protagonista amava, e appena uscita dalla clinica.
Per favore vorrei sapere da voi cosa avete apprezzato e cosa, a quanto pare, non ho colto.

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Massimo80 Opinione inserita da Massimo80    11 Gennaio, 2014
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"Heeeeeeeey Juuuuude..."

Solo un paio di considerazioni, dato che molto é giá stato detto da chi mi precede.
Benché Norwegian Wood sia il mio primo e, per ora, unico approccio a Murakami, so di non dovermi stupire dei tantissimi riferimenti alla musica e cultura occidentale in genere; é risaputo infatti che l’autore é ghiotto di letteratura e musica da America ed Europa, in cui ha anche vissuto. Eppure mi ha istintivamente portato a domandarmi quanto fosse verosimile che tra i pochi personaggi rappresentati, un campione tanto ristretto di popolazione giapponese, ce ne fossero almeno due (Toru e Reiko) cosí intrippati da Beatles, Bob Dylan, Stevie Wonder, Ray Charles ed altri mostri sacri della nostra [nostra occidentale, concedetemelo] tradizione. Niente paura gente, mi sono subito bacchettato da solo! Mi son risposto che l’intento dell’autore non deve necessariamente essere quello di dipingere uno spaccato di societá in termini realistici! E devo dire che non mi é dispiaciuto affatto trovare, seminati qua e lá, Beach Boys e Gershwin, Dionne Warwick e Bach... Per me, che sono sí di un’altra generazione ma amo proprio quella musica lí, é naturale riuscire a percepire il “bello” sparpagliato tra le pagine del romanzo.
Ho trovato decisamente piú “giapponese” invece il ritratto fatto della sessualitá, cosí priva di scrupoli di carattere religioso; in particolare la donna la si percepisce allo stesso tempo accomodante ma decisa, docile ma intraprendente, con un pizzico di subordinazione all’appagamento dell’uomo.
In due parole: da leggere, non solo perché é un bel libro, ma anche per scoprire il romanzo che ha segnato una generazione di lettori giappi.

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DieLuft Opinione inserita da DieLuft    28 Ottobre, 2013
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I pensieri di un giovane

E' il primo romanzo proveniente dal Paese del Sol Levante che mi sia mai capitato tra le mani, e devo ammettere, che questa lettura nipponica mi ha letteralmente conquistato nonostante un iniziale scetticismo. Se questo è lo stile di Murakami allora non vedo l'ora in futuro di leggere un altro romanzo!
Il contenuto di questo libro è riportato con uno stile, che azzarderei a dire, poetico; una poesia delicata che ti rimanda continuamente all'immagine degli alberi di pesco in fiore. Il fatto che i personaggi non vengano descritti materialmente a 360°, dà largo spazio all'immaginazione. In particolare ho apprezzato il fatto che più di tante descrizioni fisiche, il lettore facesse conoscenza dei personaggi più attraverso dialoghi, monologhi o pensieri. Ciò ha contribuito a rendere un po' "fumose", "ectoplasmiche" le loro figure, tanto che a volte sembrano solo pensieri che interagiscono tra loro.
E' l'unico vero libro che consiglierei anche come letteratura per ragazzi: un libro molto introspettivo che esula dalle solite storie di eroi/eroine in preda a strambe vicende amorose. Questo testo contiene tutte (o comunque molte) tematiche che attraversano la mente dei ragazzi che si trovano sospesi tra l'adolescenza e il mondo adulto. Un'altra delle cose che ho apprezzato in un libro che tratta di ragazzi, è la presa in considerazione di tematiche esistenziali (finalmente!!!) e non solo dell'intricata storia d'amore.
Passiamo ai personaggi: il protagonista T?ru, per qualche strana ragione, che non riesco ancora a spiegarmi del tutto, non è riuscito a simpatizzare con me. Nonostante non manchi di introspezione, l'ho trovato un po' come dire... Privo di energia vitale, un protagonista che lascia che il romanzo lo attraversi senza fare nulla, con meno spessore rispetto ad un personaggio come Naoko. Ma vista la sua età, il non assumersi mai pienamente le proprie responsabilità è, in parte, anche giustificabile.
Nonostante tutti i commenti sfavorevoli che si leggono su questo libro, personalmente sono contenta che le scene sessuali siano state descritte, anche con il loro grado di specificazione. Contestualizzate all'interno del romanzo (quindi con tutto quello che ci va dietro) rendono l'atto del tutto naturale (come dovrebbe essere anche in molti altri libri).

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ghippi Opinione inserita da ghippi    08 Ottobre, 2013
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un Murakami diverso

Bel libro, diverso dal filone Murakami,sempre ai confini del reale e non; questa è una storia fortemente e drammaticamente reale, il cui protagonista è un giovane neo universitario che si scopre innamorato di due ragazze con storie e vissuti diversi tra loro, lui è confuso non sa scegliere quasi aspettasse che qualcuno possa farlo per lui. I personaggi sono come disegnati, con tratti decisi ed indelebili che difficilmente si fanno dimenticare, lo stile dell'autore si riconosce anche se il genere non è il suo.
Non vi aspettate un racconto dolce e scorrevole ma piuttosto una attenta analisi di problematiche post adolescenziali, di un'età di passaggio e confusione la cui delicatezza è più volte evidenziata dall'autore; a tratti il racconto si ferma e può risultare pesante ma nel complesso trovo sia un bel libro che mi sento di consigliare.

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dames Opinione inserita da dames    15 Settembre, 2013
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I Ragazzi del Giappone

Fra tutta la produzione di romanzi di Murakami, Norwegian wood si distingue perché narra storie “reali”, intime, introspettive.
Il protagonista, Toru, ricorda il periodo della sua giovinezza, quando, terminato i liceo si iscrive all’Università e va a vivere da solo in un pensionato per studenti.
Incontrerà due donne, dalle quali sarà fortemente attratto: Midori, solare, concreta, piena di voglia di vivere e l’altra, Naoko, fragile e insicura, incapace di vivere e accettare la realtà.

La scrittura di Murakami come sempre, scorre fluida e ci cattura nella sua semplicità e leggerezza.
Si sofferma su pensieri e personaggi delicatamente anche quando descrive situazioni estreme. La colonna sonora, splendida, ci accompagna per tutto il tempo ed evoca situazioni e paesi lontani, lontani così come l’Europa e l’America dovevano apparire ai giovani ragazzi di allora.
La sua leggerezza e grazia ci fa accogliere lietamente questo romanzo anche se di lieto e leggero non c’è nulla. Perché l’immagine della gioventù che emerge fra le pagine è quella di una gioventù disperata, solitaria, senza speranza.
Quanti suicidi in un romanzo solo!
Questo è il ritratto generazionale su cui sorvoliamo appena e non ci soffermiamo a riflettere, a chiederci perché dei ragazzi decidono di togliersi la vita proprio nel momento in cui dovrebbero essere nel loro culmine, protesi alla costruzione del futuro, un futuro innovativo di grandi cambiamenti, poiché tali erano le prospettive sociali e politiche di un Giappone aperto alla cultura occidentale.
Che cosa è accaduto ad una nazione ricca di storia, cultura, tradizioni, se non è riuscita a colmare il vuoto esistenziale dei suoi ragazzi?
Forse è vero quello che ho letto consultando vari blog. Per apprezzare in pieno questo libro bisogna avere 20 anni o quanto meno riuscire a pensare ancora come se si avesse 20 anni. Quell’età in cui non eravamo ancora formati e la nostra personalità era in cerca di punti di riferimento e di modelli, quando ancora la delusione, il dolore, la perdita non ci avevano colpito nel profondo e riuscivamo a passare quasi indenni nei drammi degli altri.


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Dance Dance Dance
1Q84
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resme94 Opinione inserita da resme94    28 Agosto, 2013
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la mia voce fuori dal coro

E' il primo libro che leggo di Haruki Murakami.
L'originalità di questo romanzo è indiscutibile.Comprendo perché viene considerato un capolavoro sopratutto per il periodo in cui è stato scritto,il 1987.

Toru,dopo il suicidio del suo migliore amico,Kizuki,decide di trasferirsi a Tokyo.Qui incontra casualmente Naoko,la ragazza di Kizuki.I due diventano più che amici,ma lei un giorno viene ricoverata in un istituto psichiatrico,a causa di vari eventi che hanno sconvolto la sua vita.

Parallelamente all'amore problematico con Naoko,Toru instaura una profonda amicizia con Midori,una ragazza fuori dall'ordinario.Ma presto Toru sarà messo di fronte ad una scelta,che inconsciamente ha già preso.

Leggendo la storia,il personaggio di Toru mi lasciava sempre più perplessa.
Non riuscivo a comprendere il suo punto di vista.In ogni dialogo,lui era sempre sfuggente nei suoi commenti.Poco partecipativo.Solo verso la fine e attraverso gli altri,è venuto fuori.
E a volte certe frasi fatte stonavano con il racconto.

Forse questo libro nell'anno in cui uscito era innovativo,ma non credo che si possa dire lo stesso di oggi.
Suonerà strano visto quanto è apprezzato,ma l'ho letto fino alla fine più per curiosità che per vero e proprio interesse.
Peccato,mi aspettavo qualcosa in più

'"Se c'è una cosa che non mi manca è il tempo.”
“Davvero ne hai tanto?”
“Tanto che mi piacerebbe dartene un po', e farti dormire lì dentro.”'

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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    16 Agosto, 2013
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Il capolavoro di Murakami.

Ho appena finito di leggerlo ed ecco che scrivo questa recensione, e l'ho letto in due giorni, così, come se ne fossi dipendente, ma andiamo per ordine. Avevo letto per la prima volta Murakami con "1Q84", e sebbene l'avessi trovato un gran bel romanzo, mi aveva colpito meno di quello che pensassi. Pensavo infatti che questo super celebrato scrittore giapponese fosse bravissimo con le parole ma meno bravo nell'esprimere i sentimenti. Ho deciso però, visto le mille recensioni positive che avevo letto, di dargli un altra possibilità, soprattutto perché non ritengo mai giusto bollare un autore dopo un solo libro. Prendo così "Norwegian Wood", romanzo di formazione di Murakami, nonché uno dei primi dello scrittore giapponese, è infatti del 1987. Sono rimasto completamente folgorato dalle sensazioni che questo libro emana. La storia, per nulla banale, è quella di un ragazzo di 20 anni, Toru, che, alla morte del suo migliore amico, finisce per innamorarsi della ex fidanzata di quest'ultimo Naoko (sua cara amica, tra l'altro). Questa però, dalla tragica morte del fidanzato, è affetta da problemi psichici, che la portano ad andare in cura in una clinica specializzata. Nel frattempo peró Toru, frequentando il suo compagno di college, Nagasawa, non si fa mancare le avventure da una notte e via, restando però fisso con il pensiero a Naoko e ritenendosi ormai innamorato di lei. Un giorno però nella vita di Toru ecco irrompere Midori. Midori è una ragazza completamente opposta a Naoko, spregiudicata, estroversa, vivace ed a tratti senza pudore. Inizialmente Toru e Midori diventano amici e nulla più essendo entrambi impegnati, con il passare del tempo però Midori capisce che qualcosa è cambiato in lei nei confronti di Toru. Toru invece è ancora fermamente convinto di amare Naoko, sebbene quest'ultima sia ancora "rinchiusa" in clinica, e decide di mantenere fede alla promessa che le aveva fatto, e cioè di aspettarla fino a quando non sarà guarita. Il finale non ve lo racconto perché è a sorpresa e perché non voglio levarvi le perle di saggezza sulla vita che Reiko (compagna di stanza adulta di Naoko) impartirà al nostro Toru. Che dire, qua c'è tutto, se in "1Q84" lo stile era impeccabile, fluido e perfetto ma mancavano i sentimenti, qua i sentimenti straripano in ogni pagina. I personaggi sono splendidi, ognuno particolare e diverso, ed ognuno affascinante che quasi vorresti aver studiato psicologia per comprenderli al meglio nella loro profondità. La storia d'amore è splendida e struggente ed una cosa che ho notato dello stile di Murakami (e che ho amato) è come riesca a darti una sensazione di distacco pur coinvolgendoti in una storia d'amore profonda. Mi spiego meglio, prendiamo come esempio "Chiedi alla polvere" di Fante, anche lì c'è una storia d'amore struggente e incompiuta, però lì Fante riesce a trasportarti nel mezzo della storia, la senti viva. Qui no, Murakami te la racconta, tu ne senti pienamente la potenza, ne vedi chiaramente le dinamiche, ma è come se restassi seduto in poltrona e con calma te la gustassi davanti a te mentre si svolge. Ho amato questo svolgimento lento e distaccato, riesce a farti comprendere a pieno il suo pensiero a mio avviso. E poi amo le varie menzioni e citazioni che mette sempre nel corso della storia, mai scontate o fuori luogo (lo stesso titolo, per chi non lo sapesse, è una canzone dei Beatles, ed è azzeccatissima per la storia in sè). Sono rimasto veramente affascinato sia dallo stile di questo romanzo, sia dalla storia, che a mio avviso non era per nulla facile da trattare, ma che Murakami riesce a rendere piacevole senza mai stancare. Un ultimo consiglio: provate a leggerlo con la testa di quando avevate 20 anni (se ora ne avete di più logicamente), è un romanzo di formazione, e tutti i protagonisti hanno all'incirca quell'età, se ci riuscite molti passaggi non solo vi sembreranno più familiari, ma magari vi faranno tornare alla mente piacevoli ricordi, almeno per me è stato così. Semplicemente un capolavoro.

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    30 Luglio, 2013
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Norwegian wood di Murakami Haruki

Norwegian wood di Murakami Haruki è un romanzo che ha avuto un grande successo, non solo in Giappone, ma anche in occidente.
La storia ci viene narrata in prima persona dal protagonista Watanabe. Con la tecnica del flash back, egli, giovane trentasettenne, si lascia andare alla rievocazione di un periodo della sua vita, il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza, avvenuto non senza dolore e vissuto a volte drammaticamente con alcune figure fondamentali che hanno contribuito alla sua crescita. Ci troviamo tra il ’68 e il ’70: è il momento della rivolta giovanile che coinvolge il mondo politico, quello intellettuale e quello del lavoro e si estende dall’occidente all’oriente.
Al di là della storia d’amore che lega Watanabe a Naoko prima e Watanabe a Midori poi, il tema fondamentale del romanzo è il disagio giovanile che si manifesta spesso in modo drammatico e si conclude a volte in modo tragico: un argomento purtroppo sempre attuale. Se si pensa alle speranze, alla progettualità dei giovani in quegli anni, alla rivalutazione dei più puri ideali socialisti, al concetto di emancipazione femminile, che non è più solo divulgato da piccole cerchie di intellettuali, ma si diffonde a più ampio raggio, non ci si deve meravigliare di quanto grande possa essere stata la delusione per la mancata realizzazione di cambiamenti che avrebbero davvero potuto cambiare il mondo. Cambia dal ’68 anche la concezione del ruolo della famiglia e in alcuni tragici casi i giovani non trovano più il punto di riferimento che può aiutarli a crescere e a superare le paure adolescenziali. Così Naoko e Kizuki rimangono prigionieri del buio della loro anima , vittime delle loro inibizioni che sono d’impedimento anche alla realizzazione di un sano rapporto sessuale.
E la grande delusione e l’inganno di quegli anni viene denunciato a chiare lettere da Midori, quando si riferisce ai momenti di discussione con i compagni di università : “Io sono una persona comune. Ma non sono le persone comuni quelle che sostengono la società e quelle che vengono sfruttate? E sbandierare di fronte a persone comuni parole che non possono capire, me lo chiamate rivoluzione?”
Un’esplicita accusa nei confronti di alcune fasce di intellettuali, che con arroganza si appropriano del concetto di cultura come qualcosa di esclusivo e elitario.
Tutto il romanzo di Murakami è scandito dalla musica di quegli anni: a partire dai Beatles, a cui l’autore attinge per il titolo, vengono citati Jim Morrison, Bill Evans e tanti altri. Non solo la musica anglosassone è un elemento importantissimo in quest’opera, ma lo sono altresì alcuni dei più grandi capolavori della letteratura occidentale, anglosassone, francese e russa: primo fra tutti il Grande Gatsby di Fitzgerald. E sicuramente in alcuni punti del romanzo si può distinguere l’influenza di Tenera è la notte.
Questo amore per la cultura occidentale da parte di uno scrittore giapponese può destare qualche perplessità, se si considera l’atroce conclusione della seconda guerra mondiale in quel paese. Bello interpretarlo come un magnifico gesto di riappacificazione in nome della cultura. E che possa durare nel tempo.

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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    16 Luglio, 2013
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classico ma originale

Ci sono autori che descrivono la quotidianità per tentare di racchiuderla in un sistema di pensiero che gli consenta di individuare delle costanti, uno schema comune, e in tal modo comprenderla più facilmente. Ci sono autori che indagano la realtà osservandola minuziosamente in ogni suo più piccolo dettaglio, scomponendola in minuscoli particolari fino a perderne talvolta il significato d’insieme, ma il loro fine è pur sempre il medesimo, è pur sempre quello dei primi: afferrarne il significato. Ci sono infine scrittori che scrivono immersi nella realtà, non mossi da impulsi analitici ma piuttosto trasportati dalle infinite correnti della vita, alla deriva nelle sensazioni di ogni giorno, accettando il mondo per quello che è, combattendo solo le battaglie alla portata del singolo, infischiandosene di ideali assoluti e assoggettando la concreta oggettività dei fatti al proprio modo di vedere le cose, al proprio modo di viverle, alla singola persona. Alla prima categoria appartengono scrittori del calibro di Philip Roth, alla seconda altri del calibro di DeLillo. Alla terza appartiene sicuramente Murakami. Non sta a me giudicare quale sia il metodo migliore, il più efficace per parlare del reale, poiché come ogni altra cosa va a proprio gusto. Una cosa però è assolutamente indiscutibile: al pari dei primi due, pur traendo da presupposti diversi e giungendo a conclusioni per certi aspetti simili, per altre differenti, l’autore di Norwegian Wood è uno dei più abili scrittori dell’era moderna. Oserei dire del novecento (giacché lo sto giudicando solo per questa opera che è stata scritta a metà anni ottanta) ma questo comporterebbe metterlo sullo stesso piano di alcuni mostri sacri del realismo letterario quali Hemingway, Steinbeck ecc. ecc. ed un simile raffronto rischierebbe di far torto sia a Murakami che agli altri due testé citati. Tengo a sottolineare nuovamente che sto giudicando l’autore esclusivamente per Norwegian Wood poiché sono consapevole che considerando tutta la sua bibliografia definirlo realista sarebbe alquanto azzardato: basta leggere la sua opera successiva (l’uccello che girava le viti del mondo) per capire che le sue tematiche trascendono l’oggettivo e si inoltrano, talvolta persino con autocompiacimento, nel surreale, accostandosi talmente alla pura sensazione da tralasciare la lucida coerenza degli accadimenti; basta pensare al suo ultimo successo 1Q84 (talmente di moda che è impossibile non citarlo parlando dell’autore) per individuare nell’onirismo piuttosto che nel reale la tematica principale della sua produzione letteraria. Eppure in Norwegian Wood no: forse ancora troppo giovane, forse non ancora pronto a compiere il balzo che l’avrebbe trasportato nel regno della sensazione pura, con questo suo romanzo Murakami ci consegna un opera concreta e semplice, magari banale, ma sicuramente equilibrata e a suo modo perfetta.
Certo la storia in se non ha nulla di nuovo: due o tre ragazzi che si innamorano, si lasciano ma non si lasciano, ci ripensano ecc. ecc., del resto si tratta di un romanzo sentimentale, è così che dev’essere. Di per se dunque la vicenda è antica, forse scontata, ma è proprio grazie a questa ovvietà implicita che il libro si eleva sopra la magmatica uniformità della narrativa di genere ed è proprio grazie a questo suo aspetto che l’autore s’affaccia nell’olimpo dei grandi del novecento. Se uno scrittore grazie al suo stile riesce traendo dalla banale quotidianità della vita di gente comune a produrre un’ opera che trascende la mera vicenda e si eleva a paradigma del duello interiore tra le intime pulsioni contrastanti dell’io profondo, riscoprendo persino quelle “doppie idee”, tanto care a Dostoevskij, facendo del sentire e del vedere del singolo il modo di vivere il reale, se uno scrittore riesce in questo, nonostante le “umili” premesse, be allora si può essere sicuri che si è di fronte ad un grande del suo tempo e che la sua opera rimarrà per sempre nella storia della letteratura per la sua cristallina perfetta semplicità, per la sua struttura equilibrata che concede tanto al capire quanto al sentire, per l’immacolata bellezza del sentimento che si alterna così autenticamente alla viva istintività della passione e in fine per tutte queste cose assieme, poiché non bisogna scordarsi che un quadro per capirlo va osservato sia da lontano che da vicino, sia nei particolari che nel insieme, sia con gli occhi di Roth che con quelli di DeLillo e se poi, anche per un solo libro si riesce ad essere entrambi, se l’autore riesce, anche solo per un capitolo, ad accostarsi ad entrambi…be non occorre aggiungere altro.
Norwegian Wood è un’opera totale, che non si pone obbiettivi grandiosi, ma soltanto quello semplice ed umile di descrivere la realtà come la vede l’autore, e facendo ciò, realizza forse l’impresa più importante di tutte: quella di farci capire la vita, quella di farcela apprezzare.
Ma, ancora una volta, sto parlando di questo libro, solo di Norwegian Wood, non degli altri.

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T.D. Lemon Opinione inserita da T.D. Lemon    11 Luglio, 2013
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masterChef Murakami

Quando finisci di leggere un libro e immediatamente ti mancano:
personaggi, storia, luoghi ed emozioni, questo è l’effetto norwegian wood.
Perché qualcosa ti deve mancare pure solo per giustificare quel trasudo di malinconia che va dalla prima pagina alle ultime righe di questo sublime romanzo.
Naoko, Watanabe, Midori, Reiko, Kawasaga e Hatsumi.
Personaggi descritti con un’ autenticità imbarazzante, impossibili da dimenticare e ti restano addosso per parecchio tempo.
Un libro che mi ha stupito anche per l’ottima capacità di Murakami nel descrivere i luoghi, suoni, e sapori di questa storia.
Un viaggio che va assaporato lentamente pure se viene voglia di divorarlo tutto ad un fiato, ma non gli renderebbe giustizia… il prelibato va assaporato lentamente.
senza strafogarsi e ci si deve fermare ogni tanto per metabolizzare,capire e digerire il tutto per poi ripartire,
è cosi che si assapora quest’ottima pietanza.
E la tua patria non se la prenda se dopo aver letto il tuo libro al sushi preferisco norwegian wood.


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Dany83 Opinione inserita da Dany83    05 Giugno, 2013
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Magnetico e sfuggente

Norwegian Wood è stata una scoperta del tutto casuale, regalatomi in un giorno qualunque da un amico secondo il quale, se a me piaceva leggere, allora quel libro dovevo assolutamente leggerlo.
Così è iniziata la mia conoscenza di autore e protagonista.
Toru si trova su un areo ad Amburgo e, ascoltando le note di Norwegian Wood dei Beatles, la sua mente fa un tuffo nel passato facendo riaffiorare il nitido ricordo di un fatto accaduto diciassette anni prima. A così inizio un lungo flashback in cui si snoda la travagliata adolescenza del ragazzo, costellata di accadimenti dolorosi e una profonda solitudine che accompagneranno la crescita di Toru. La morte violenta e prematura del suo migliore amico, l'incontro con Naoko, ragazza di quest'ultimo del quale si innamorerà, ma la fragilità emotiva e psichica della giovane renderanno questo sentimento arduo ed estenuante. A fare da contrappeso a ciò egli troverà il suo sostegno in Midori, sua vivace compagna di corso, segnata anche lei da lutti famigliari, con la quale instaurerà un profondo e a volte contradditorio rapporto di amicizia e amore.
Camminando in equilibrio sul filo della vita, immerso in avvenimenti forse troppo grandi per lui, e avvolto in una ragnatela di sentimenti contrastanti, Toru si troverà spesso in bilico nel scegliere quale sia la cosa giusta da fare, verso gli altri e per se stesso e nel suo dolore di adolescente maturerà, suo malgrado, la consapevolezza che la morte non è l'antitesi della vita ma una sua parte intrinseca.
Con un mosaico di parole magistralmente incastrate, Murakami riesce a catturare l'attenzione del lettore, accompagnandolo per mano fino alla fine. Il suo stile narrativo è scorrevole e limpido, in punta di penna accende i riflettori su questioni intime e importanti e con un tocco quasi surreale riesce a dare una pennellata di colore ad una storia, che nel complesso si può definire grigia per i temi trattati, dando vita al buffo personaggio di Sturmtuppen, e con i suoi stravaganti aneddoti cerca di alleggerire argomenti altrimenti impegnativi come la morte, il suicidio e la solitudine. Ma questo scrittore va oltre, abbatte il tabù occidentale di inserire riferimenti esplicitamente sessuali nel racconto, "parlandone" apertamente come parte naturale e integrante del romanzo. La sua scrittura è così originale da evocare chiaramente nella mente del lettore ciò che descrive, che si tratti di un paesaggio, di un golfino o di un semplice fermaglio per capelli.
In un'intervista Murakami disse "Le frasi devono avere ritmo, l'ho imparato dalla musica, soprattutto il jazz", ed è su questo fondamento che tesse la sua trama narrativa, come la rete di un pescatore, così leggera all'apparenza ma solida e strutturata in verità, riesce a carpire una varietà multicolore di pensieri e sensazioni che sembrano discordanti, a volte reali a volte impalpabili, ma uniti sapientemente da un'unica armonica logica.
Finito di leggere il libro l'espressione che meglio indica quale fosse il mio stato d'animo è: frastornata.
Da un lato la piacevole sorpresa di una scrittura così creativa da ipnotizzarmi, dall'altro quella strana sensazione di essermi persa qualcosa, di non aver compreso fino in fondo un concetto che invece avrei dovuto intuire. Non so se per una lontananza cronologica di età trattata, o perché in realtà io non ho mai vissuto, né direttamente né indirettamente, le vicissitudini e le problematiche descritte, io non sono entrata in empatia con nessun personaggio, sono sempre stata una spettatrice esterna che osserva al d fuori della finestra senza però partecipare emotivamente a ciò che accade e nonostante ciò non sono riuscita a staccarmi da quella finestra attirata da un qualcosa che mi affascinava e spiazzava allo stesso tempo.
Questo è comunque un autore che da spiegare è difficile....va semplicemente letto, perché leggere Murakami è come guardare un quadro di Kandinski, ognuno ci trova qualcosa che lo attrae ma per motivi differenti: così come il fondersi di astratte geometrie in un tripudio di colori rapisce lo sguardo dell'osservatore, il fluire armonioso e leggero delle parole cattura il lettore...si rimane ammaliati da un qualcosa che non si capisce bene cos'è, però è bello, e come tutte le cose belle danno sempre una piacevole sensazione di serenità.
Pur avendo provato sentimenti discordanti verso questa lettura, la consiglio sicuramente perché Norwegian Wood è un libro......magnetico e sfuggente.....

Dany

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faithpirate Opinione inserita da faithpirate    02 Gennaio, 2013
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Un delicato splendore

Quando entrai in libreria e chiesi al commesso Kafka sulla spiaggia di Murakami mi disse che era terminato, ci rimasi molto male perché avevo sentito grandi cose di questo scrittore e allora presa dalla voglia di leggere qualcosa di suo gli chiesi se aveva qualcos'altro di bello da consigliarmi dello stesso scrittore; grazie a lui ho scoperto questo magnifico libro, ricco di emozioni e di una delicatezza quasi effimera..che ti passa tra le mani e va via e l'unica cosa che vuoi è che torni: ecco cosa è successo a me.
Lo volevo con tutto il mio cuore, già dalle prime pagine, una storia incredibile sulle note dei Beatles, che come si fa a non amare? ed ecco qui che è uscito fuori questo capolavoro di Murakami. Uno romanzo senza tempo, che rimane per sempre nel tuo cuore.
Una storia commovente ( almeno per me ) e intrigante, che ti lascia un bel ricordo e un sorriso a fine libro anche dopo diversi pianti.
Che dire? E' il mio libro preferito.. è magnifico.. è spettacolare, mi rende impotente di leggere altro.

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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    27 Dicembre, 2012
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ALCUNI SANNO VIVERE ... ALTRI NO ...

ALCUNI SANNO VIVERE ... ALTRI NO ...
Murakami è riuscito con superba mestria a legarmi a lui...e io ammaliata l'ho seguito nel suo racconto.
Toru, il protagonista del libro, un giapponese arrivato sulla quarantina che "sulle note" di Norwegian Wood dei Beatles...ripercorre a mo' di flashback le proprie esperienze di vita a partire dai sedici anni, durante gli anni sessanta.
E mentre la società viveva cambiamenti e riforme, noi possiamo seguire le vicissitudini intime e profonde di un giovane, la cui vita è segnata da alcune figure ben precise.
Due amici particolari : uno di una fragilità estrema, l'altro cinico e spregiudicato .
Due amori importanti : uno rivolto alla ragazza del primo amico morto, psicologicamente instabile e fragile; l'altro verso una ragazza segnata da forti drammi familiari, ma in grado di garantirgli serenità...Tutti comunque possono vantare nella capacità di comunicare in modo genuino e vero, in modo autentico e perciò destinati spesso alla solitudine, considerato che coloro che si pongono così nella società spesso vengono considerati "outsiders".
Toru , l'antieroe per eccellenza, segue le proprie inclinazioni con convinzione, sempre attento , con grande sensibilità, al senso del giusto. Tale atteggiamento di vita lo induce spesso ad avere dubbi e ripensamenti .
Mi fa tanta tenerezza il giovane Toru , nelle sue diatribe interne...i suoi simpatici commenti...il suo dissertare con gli amici e le ragazze; lui è così "particolarmente originale", che è facile innamorarsene.
Murakami s'introduce nell'intimo profondo dei protagonisti, destinati a vivere situazioni di vita molto difficili...ecco che ci troviamo a scontrarci con temi davvero dolorosi o toccanti come ben quattro suicidi, la solitudine e la tristezza, l'omosessualità, il rapporto tra persone d'età molto diverse (quando poi è il ragazzo molto più giovane...ancor di più), l'erotismo tra ragazzi, il cancro , la rielaborazione di un lutto, la morte vissuta come qualcosa di intrinseco alla vita...
E' per questo che invito alla lettura di questo libro, oltre per i temi affrontati, anche per le continue disquisizioni che in esso si trovano, con molte delle quali possiamo rivederci e confrontarci...e Murakami sin dall'inizio del libro dice di essere uno che , per capire le cose , ha assolutamente bisogno di scriverle, e io mi ritrovo pienamente d'accordo con lui.

Un libro di cui caldeggio la lettura...
Pia.

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A persone ( adolescenti e adulti ) che hanno maturato il desiderio di addentarsi nel mondo dei sentimenti e del profondo .
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Kediler Opinione inserita da Kediler    02 Ottobre, 2012
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Devastante ed introspettivo

Comincio dicendo che amo molto i libri di Murakami, sono intensi ed irriverenti, folli ed introspettivi, reale ed irreale, l'autore è distaccato dai suoi personaggi ma allo stesso tempo ci si rispecchia.
Norvegian Wood è una bomba, in tutti i sensi, scritto bene, articolato in modo complesso ma senza fronzoli inutili. mi ci è voluto un pò per finire questo libro, forse perchè alle volte mi ritrovavo ad avere la paura di leggerlo troppo in fretta mentre altre ero quasi immobilizzata dalla profondità del pensiero che Murakami vi cela. Diciamo che qui Murakami ha svelato la parte più profonda del suo io portando a galla un mondo mortale fatto di solitudine e sentimenti, di incertezze e di problemi, riporta a galla il male più subdolo che affligge l'uomo; la depressione. Ma il romanzo non è il solito tomo noioso, ma riesce a dare una visione reale della cosa senza essere pesante o petulante. Io credo che chiunque può innamorarsi di questo libro, ed in particolar modo delle emozioni che trasudano da ogni pagina. Di Norvegian Wood ci si innamora, velocemente e semplicemente.
Non ci sono eroi in questa storia, non ci sono personaggi cool, c'è un ragazzo afflitto dalla quotidianità e da un grandissimo lutto.

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a chiunque, è una lezione di vita in 376 pagine
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Alcini Opinione inserita da Alcini    30 Agosto, 2012
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Bello di una bellezza rara

Murakami Haruki, piacevolissima scoperta..
Il libro è appassionante, intenso, capace di trasmettere tutte sensazioni, emozioni che vivono i protagonisti.. Sembra quasi di viverla, alla fine, quella nostalgia che permea ogni pagina..
Watanabe si presenta come estremamente riflessivo, ma infine fortemente desideroso di conquistare quel suo pezzo di felicità che troppe volte gli è stato negato; Naoko è una figura eterea, sfuggente eppure pesantemente presente, lei e quel suo fermaglio fanno venir voglia di entrare nel libro e stringerla in un abbraccio... e poi Midori..semplicemente straordinaria, straordinariamente forte..E Reiko, àncora di un passato che svanirà a breve, come si percepisce dalle prime pagine del romanzo..

Libro appassionante, mai banale, profondo, nostalgico.. bello di una bellezza rara..

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pitulina Opinione inserita da pitulina    21 Giugno, 2012
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I once had a girl, or should I say, she once had m

"Ci sono posti che ricorderò tutta la vita,
alcuni di questi posti sono cambiati,
alcuni per sempre e non in meglio,
alcuni sono "andati" e altri rimangono ancora.
Tutti questi posti hanno dei momenti,
con amanti e amici che ancora ricordo,
alcuni di loro sono morti, altri vivono ancora,
ma tutti queste amanti e amici non sono niente paragonate a "lei"...
... Lei aveva... "qualcosa nel modo in cui si muoveva,
che mi attirava come nessun'altra,
da qualche parte, lei sapeva che non avevo bisogno di nessun'altra,
mi chiedeva se il nostro amore sarebbe cresciuto, non lo sapevo"...
... Le dicevo...
"Chiudi gli occhi, ti bacerò, mi mancherai domani, e quando tornerò a casa ti scriverò tutti i giorni e ti manderò tutto il mio amore"...
Ma lei aveva dei problemi e cercavo di farle capire:
..."prova a vedere a modo mio, devo contnuare a ripetertelo? finchè continuerai a vedere tutto dal tuo punto di vista, corri il rischio che il nostro amore finisca presto. Pensa a quello che dici, potresti sbagliare e continuare a pensare di essere nel giusto, la vita è troppo breve per continuare a litigare e combattere, amica mia, ma ce la possiamo fare"...
Questa è la mia storia...:
...una volta avevo una ragazza, o forse dovrei dire che LEI aveva me?! Mi mostrò la sua stanza, mi disse di sedermi ovunque volessi, mi sedetti sul tappeto e aspettai bevendo il suo vino, parlammo fino alle due di notte dopodichè mi disse: "Sai, domattina devo lavorare" e io risposi che invece non avrei lavorato e ci addormentammo.
Poi mi svegliai da solo...e quell'uccellino era volato via!
Toru Watanabe

Pezzi di testi dei Beatles tratti da: "In my life", "Something", "All my loving", "We can work it out", e ovviamente la meravigliosa "Norwegian Wood".

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a chi ama gli stili orientali e onirici, a chi non ha appena subito una perdita (specie se amorosa), a chi non ha pensieri tristi
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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    16 Mag, 2012
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Murakami Love.

Mettetevi comodi, sistemate i cuscini sul divano, accendete una candela, fumate una sigaretta in totale calma e premete play:
http://www.youtube.com/watch?v=lY5i4-rWh44

Ecco ora immaginate di non essere soli, immaginate di essere in una casetta totalmente immersa nella natura con Reiko, una signora di mezz'età con delle rughette deliziose che si formano attorno alla sua bocca quando sorride che suona per voi la chitarra, Naoko, una giovane perla, piccola, fragile, silenziosa e sensuale e Toru con la sua indecisione, le sue riflessioni e il suo continuo oscillare tra la vita e la morte.
Ora potete leggere la mia recensione con il giusto spirito...

Se volessi riassumere "Norwegian Wood" in poche parole potrei affermare che è un racconto di formazione, di crescita, di esperienza.
Un percorso che da adolescente fa diventare adulti.
Una crescita non sempre lineare, in cui non mancano i dolori, le sofferenza, le perdite ma in cui si susseguono anche passioni fugaci di una sola notte, amicizie di una vita e amori.
Amori ingenui.
Amori passionali.
Amori sofferti.
Amori spensierati.
Amori platonici.
E morte.
La morte come elemento purificatore dell'amore, che lo eleva ad obiettivo ultimo dell'esistenza di ognuno e a mezzo per superare il dolore e imparare a vivere.

"La morte non è l'opposto della vita, ma sua parte integrante. Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d'aria presente dentro di me. La morte era parte di quel fermacarte, parte indissolubile delle quattro palline bianche e rosse allineate sul tavolo di biliardo. E sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: 'Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fini a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo? Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare."

Un Murakami che con il suo stile limpido e semplice ci porta nella Tokyo del '68 animata da proteste giovanili e da clima rivoluzionario, ma soprattutto un Murakami che ci prende per mano e ci guida ad esplorare le corde più intime dell'animo umano, le fragilità, le insicurezze proprie di ogni uomo.
Un libro che, nonostante sia stato scritto nel 1987 non porta affatto su di sé il peso dell'età.
Un piccolo capolavoro immortale.

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Angelica Elisa Moranelli Opinione inserita da Angelica Elisa Moranelli    03 Mag, 2012
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Sensazioni dal Sol Levante

In Norwegian Wood, Murakami Haruki ripercorre a suon di musica l’adolescenza del protagonista, innamorato di Naoko, la ragazza del suo migliore amico morto suicida, e poi ricoverata in un ospedale psichiatrico, e di Midori, una ragazza con gravi problemi familiari. Non è la storia la cosa più importante, il quadro apparentemente semplice è allo stesso tempo complicato, ma la trama, come capita spesso nelle storie “giapponesi” è solo lo spunto.

E’ un romanzo di formazione, formazione intellettuale e sentimentale. Un faccia a faccia con la vita e con la morte, che non sono mai divise: non c’è separazione, benché sia un libro di grandi separazioni. Naoko e il protagonista, Watasabe Toru, hanno una relazione quasi esclusivamente epistolare, e, in alcuni punti, sembra che anche il rapporto di Watasabe con la vita, filtrato da musica inglese e letteratura americana, abbia le stesse caratteristiche.

Il migliore amico di Watasabe si suicida a diciassette anni. Uno dei compagni di stanza all’Università sparisce senza lasciare tracce: le Grandi Separazioni, i momenti di vuoto, le interruzioni e i ricongiungimenti, i Beatles e il Grande Gatsby e l’idea che tutto scorre, tutto continua, a nostro dispetto, che la morte e l’amore sono parte di un unico grande cerchio che continuerà a girare e girare: quello della vita.

Perciò questo romanzo, più che altri, è tipicamente “giapponese” nello stile pur non essendolo affatto nei concetti: la vita, una sorta di equilibrio instabile tra futuro e passato, è una catena di sensazioni con un presente che si riforma ogni secondo, mentre le parole cadono, dolcemente, come neve accompagnate da una colonna sonora immortale.
E i protagonisti sono sulla terra e in nessun posto, contemporaneamente. O forse sono dovunque, uniti gli uni agli altri da meravigliosi e nostalgici legami provvisori.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    13 Aprile, 2012
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nessuna opinione

Autore a me sconosciuto fino a quando una collega non mi ha parlato entusiasta di 1Q84 (che non ho ancora letto); così leggendo varie recensioni non malvagie su Norwegian Wood son partita da questo. Che dire...ecco mi risulta difficile parlarne perchè non mi ha lasciato nulla, anzi si, un senso di assoluta indifferenza per questa "qualunque" storia di personaggi "qualunque". Inoltre inutilmente prolisso, pagine e pagine praticamente uguali. Poteva almeno dilungarsi sulla narrazione degli ambienti, dei colori, degli spazi, del cibo, delle stagioni, dei sapori...insomma per poter stare un pò lì con loro...se lo ha fatto per me è stato insufficiente; e perchè mettere alla fine del libro il glossario dei termini..ma dimmi man mano che leggo ciò che mi può piacere conoscere!!! che odio andare alla fine ogni volta per leggere...uff!!!!
Non ricordo di aver mai abbandonato un libro durante la lettura ma ho faticato ad andare avanti fino alla fine.
Lo consiglio senz'altro, perchè il mondo è bello perchè è vario, e perchè non sono assolutamente dispiaciuta di averlo letto.

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rivendell Opinione inserita da rivendell    02 Aprile, 2012
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Lei giocava con il suo fermaglio per capelli...

Ho impiegato parecchio tempo a leggere questo libro, potrei dire che l'ho centellinato per godermelo pagina dopo pagina.
Tutti considerano questo il capolavoro di Murakami, avendo letto solo altri due romanzi ("Dance dance dance" e "1Q84") non sono in grado di dire se lo è oppure no, ma la domanda alla fine è: "Mi è piaciuto?"
Come gli altri suoi romanzi ti trasporta in un mondo molto particolare, un mondo quasi impalpabile anche quando tratta di cose reali (in questo romanzo non ci sono divagazioni oniriche come negli altri).
Personaggi e fatti hanno una strana consistenza, sono molto "delicati"...non so se rendo l'idea!
Lo stile è puro Murakami, con grande attenzione ai particolari.
Inizialmente ero un po' prevenuto perchè lo descrivevano come un romanzo triste, io, personalmente, non l'ho trovato così triste, piuttosto dolcemente malinconico, a tratti è anche divertente...nonostante gli argomenti trattati.
Tutto ruota intorno al protagonista, Toru, che rivive in un lungo flashback gli anni dell'università e, soprattutto, i rapporti problematici con le ragazze di allora.
(ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI CONTIENE SPOILER)
Lui è un personaggio piuttosto complicato, solitario, poco sicuro sul da farsi e attorno a lui ruotano, a turno, due ragazze.
Naoko era la ragazza del suo migliore amico di qualche anno prima, Kizumi, morto suicida senza dare segni premonitori a riguardo.
Naoko non si riprenderà più da quel giorno, allaccerà un forte legame con Toru, finirà in una casa di cura per malattie mentali e, alla fine, si suiciderà anche lei.
Midori, invece, è una ragazza conosciuta all'università, molto estroversa nonostante i lutti familiari, inizialmente fidanzata ma poi si affezionerà molto a Toru.
Lui si divide tra le due ragazze, si sente molto legato a Naoko anche per la sua fragilità mentale, fa molta attenzione a non ferirla ma, allo stesso tempo, si lega molto anche a Midori.
La prima rappresenta un rapporto poco legato al mondo reale, al contrario di Midori, un rapporto molto difficile da gestire anche perchè Naoko vive in una casa di cura in mezzo alle montagne.
Con Naoko è un dolce amore malinconico, puro sentimento, mentre con Midori lui si diverte molto, grazie al carattere estroverso di lei.
Il rapporto con Midori è un continuo avvicinarsi e allontanarsi determinato dal rapporto con Naoko.
Quando lei si suicida il mondo di Toru crolla, lui è assalito dai sensi di colpa e non sa più che fare nel mondo.
Sarà Reiko, la compagna di appartamento di Naoko nella casa di cura, a farlo tornare in se.
Reiko è una presenza fondamentale nel romanzo, ha quarant'anni, molto fragile mentalmente, ma diventa una sorta di grillo parlante (come si definisce lei stessa) per Toru, una confidente, un aiuto concreto per capire come comportarsi con Naoko e Midori.
Altre presenze più marginali sono Sturmtruppen, suo compagno di stanza all'università, e Nagasawa, suo unico amico all'università.
Quest'ultimo lo porta spesso in giro per locali a rimorchiare donne con cui poi vanno a letto, lui è molto abile in questo (nonostante la fidanzata) e si può definire uno che pensa unicamente al proprio interesse, eppure diventa molto amico di Toru.
Lui farà sesso più spesso con sconosciute che con Naoko e Midori.
Torniamo alla domanda iniziale: "Mi è piaciuto?"...sì, mi è piaciuto, mi son piaciute le sensazioni che mi ha dato.
Quando lui torna in città, dopo essere stato alla casa di cura tra le montagne, prova un senso di angoscia nel tornare al mondo civile, l'atmosfera di pace che si viveva in montagna era qualcosa di unico e questa angoscia te la trasmette.
Devo ammettere che ho fatto fatica a scrivere questa recensione, non sapevo che scrivere, non trovavo le parole per descrivere le sensazioni che ho provato, ho tralasciato qualcosa per non dilungarmi troppo e non sono soddisfatto di quello che ho scritto...ma forse è la sindrome di Toru.

...che strano, quando vedo un fermaglio per capelli penso subito a Naoko.


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ramona balan Opinione inserita da ramona balan    24 Marzo, 2012
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Una piacevole scoperta

Questo è il primo libro che ho letto di Murakami, autore del quale avevo sentito parlare molto. A mio parere, lo scrittore, attraverso il suo romanzo ci vuole far riflettere su più tematiche. Credo che oltre la fatica di affrontare la vita adolescenziale riscontrata nei personaggi principali, l' autore ci lancia interessanti spunti di pensiero soprattutto sull' amore. L' amore può essere trattato come una vicenda che stravolge la vita di una persona (toru), una sofferenza struggente come quella che io leggendo, ho percepito nei confronti di naoko. Un amore che si nutre soprattutto di ricordi e speranze. Oppure esso può essere vissuto come un' amicizia intensa, sincerità, franchezza e piccoli gesti quotidiani.
Ma lo spunto più importante che l' autore mi ha trasmesso è il contrasto vita/morte. Il suicidio dei tre personaggi mi ha colpito parecchio e mi ha spinto a ragionare sui vari "perchè". Sono giunta alla conclusione che oltre ai contesto socioculturali, può influire molto la fatica di vivere il quotidiano o la debolezza emotiva o ancora la quasi ossessione per le paure della vita

A mio parere questo romanzo è straordinario soprattutto perchè parla di temi attualissimi. Mi sono piaciute moltissimo le descrizioni dei personaggi e delle situazioni delle quali, lo ammetto, a volte mi sentivo complice. Quindi credo di poterlo consigliare alle persone di tutte le età per la ricchezza e varietà dei contenuti e per il linguaggio semplice, incisivo e scorrevole.

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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    17 Marzo, 2012
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Indimenticabile

Ho letto questo libro sull'entusiasmo dei commenti positivi che ho trovato ovunque. Tra l'altro ho prima letto l'ultimo, 1Q84, e prima ancora di questo "After dark" sempre di Murakami. E' un piacere trovare la conferma di un certo stile e modo narrativo in tutti i suoi libri. Murakami, secondo me, è una lettura difficile che può piacere o lasciare indifferenti. A me piace, molto. Soprattuto Norwegian wood. E' una storia che entra in profondità e non ti lascia più. Mentre lo leggevo non sono riuscito ad assimilare tutti i risvolti caratteriali dei personaggi e la loro personalità in evoluzione durante un'età critica. Ma ancora oggi, a distanza di molti giorni dalla lettura, mi ritrovo a scoprire dei dettagli nuovi che mi erano sfuggiti. E mi ritrovo ancora immerso nella straordinaria atmosfera surreale creata da Haruki. La storia è molto semplice, ma il modo di narrare, benché possa sembrare poco ricercato, attrae il lettore in maniera tale che, scena accorgersene, si ritrova a sviluppare la storia come se lui stesso ne facesse parte.
Sono rimasto affascinato dal personaggio di Midori, una personalità talmente complessa e particolare da da coinvolgermi e turbarmi quasi come se fosse reale.
Il mio personale metro di giudizio sulla qualità di un libro assegna sempre il voto massimo a quei libri, e sono veramente pochi, che non riesco più a togliermi dalla testa e continuamente mi danno modo di ritornare a riflettere sulla narrazione.
Leggetelo...

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LucaA_ Opinione inserita da LucaA_    10 Febbraio, 2012
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Introspettivo, profondo, intenso

Fino ad ora, Norwegian Wood è stato il libro più bello che abbia mai letto.
I temi fondanti dell'intero romanzo credo siano quelli della morte e della vita, della solitudine e dei sentimenti verso gli altri. Per questi temi si ha la sensazione della loro apparente opposizione unita alla consapevolezza dell'importanza della loro imprescindibile correlazione.
Il protagonista è Toru, un ventenne appassionato di libri e musica, sincero, inquieto e solitario, il quale si interroga costantemente su cosa sia giusto e su cosa sia sbagliato nel suo modo di affrontare i problemi che lo riguardano come adolescente. Questi spaziano dalla sua solitudine al rapporto con gli altri, in particolare quello indissolubile nei confronti di due ragazze, Naoko e Midori, che lo attraggono entrambe in maniera irrefrenabile.
Il libro in sè mi è sembrato a tratti un pò triste, per via della storia che narra, ma ciò mi è apparso infine spiegabile considerando la sua profondità.
Una delle cose che mi è piaciuta di più è l'attenzione da parte dell'autore nella descrizione, a volte quasi simbolica, di luoghi e paesaggi, cibi e oggetti. Essi vengono presentati con un perfezionismo che entra nei particolari, anche e soprattutto quelli che riescono a completare una sorta di visualizzazione della scena da parte del lettore, che in questo modo risulta essere nitida e quasi totale.
Il libro è, a mio modo di vedere, avvincente, scorrevole e curato nei dettagli. E' consigliato se si vuole leggere un libro profondo, intenso, introspettivo e mai banale.

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Opinione inserita da Emilio    30 Gennaio, 2012

felicemente triste

Subito dopo aver comprato NW, ho esplorato la rete in cerca di recensioni e commenti sul mio nuovo libro, e devo ammettere che sui primi mi sono leggermente scoraggiato, alla lettura di commenti che lo definivano triste, o pesante... ad oggi, dopo 3 giorni dall'acquisto e ore ed ore di lettura avida ed appassionata, lo posso definire come il più bel libro che abbia mai letto... Tralasciando commenti sul valore tecnico che credo sia indiscusso, ma che non sono in grado di giudicare complice anche la mia giovane età, il contenuto di questo libro è talmente grande, talmente potente, che lascia davvero qualcosa. La formazione di Toru durante tutto il romanzo, le sue esperienze, il progressivo allontanarsi dei ricordi, di ciò che lo teneva legato al passato, l'alone e la presenza dei "fantasmi" dei morti, che rappresentano i fantasmi che ognuno di noi ha e deve affrontare, sono tutti elementi che caratterizzano la crescita di noi ragazzi, presenti nella vita di chiunque perchè, seppur estremizzati in questo libro, la solitudine, o l'indecisione amorosa, sono elementi tipici della fase che tutti noi attraversiamo tra i 15 e i 20 anni, di cui io sono quasi a metà.
Lo spirito di Toru però, il suo progressivo diventare adulto, sono, almeno per me, note talmente positive da far quasi passare in secondo piano i decessi della storia, sono elementi che permeano il finale del libro di quell'allegria che caratterizza un lieto fine non necessariamente scontato e spiegato, ma solo lasciato intendere...
Ultima digressione su Nagasawa, il cui personaggio, nonostante sia egoista ed estremamente "bastardo", trovo da ammirare particolarmente, per via della sua filosofia di vita, della sua voglia di eccellere in tutto e per tutto, che lo rende un modello incredibile, il perfetto anti eroe per questa perfetta storia d'amore, anzi di crescita, felicemente triste...

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websurfer78 Opinione inserita da websurfer78    02 Gennaio, 2012
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Il dolore e i ricordi...

Cos'e' Norwegian Wood? Un romanzo che affronta i temi della morte,del dolore,della loro accettazione o del loro rifiuto,ma che parla anche dei ricordi,dell'amore,quello fisico e quello cerebrale,del Giappone,così orientale eppure ormai così occidentalizzato,ma soprattutto della paura di vivere,dell'inquietudine sul proprio destino,della ricerca di una propria posizione,di uno spazio nel mondo. Murakami tesse tutto questo con una grazia e un'eleganza davvero rare,seguendo i ricordi del protagonista Watanabe attraverso gli anni universitari,impregnati di Beatles e Coca-Cola,birra e chitarra,ma soprattutto segnati dall'amore per due figure femminili straordinarie eppure così diverse tra loro,Naoko e Midori. Una finestra sul Giappone attuale e su quello che non c'è più...e su ognuno di noi,così influenzati dal passato e così timorosi del futuro...

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Midori394 Opinione inserita da Midori394    27 Dicembre, 2011
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"La morte non è l'opposto della vita, ma una sua p

Bene.
Ho finito di leggere questo libro da poco (quasi una settimana fa) e, partendo dal fatto che io già adoro di per sé lo stile di Murakami Haruki, ho trovato questo un bellissimo libro.
è una storia che colpisce, che penetra nell'animo del lettore fino in fondo, ti riempie la mente, e, per quanto tempo passi dalla sua lettura, esso ti rimane sempre appresso, impossibile da dimenticare.

Forse il personaggio che ho apprezzato di più è stato Reiko, non so. è così complessa, la sua vita è stata così piena di difficoltà e paura, che la sua forza non può non colpirti immediatamente.

Naturalmente non meno amata Midori (di cui porto perfino il nome), una ragazza estremamente ... bhe, non so nemmeno come definirla. Lei è lei punto. Non c'è un aggettivo capace di descriverla, Midori racchiude insieme così tante cose che non è neanche lontanamente immaginabile racchiuderle insieme in una semplice parola. Perché Midori non è semplice. Lei è Midori.

E anche Sturmtruppen è un personaggio indimenticabile, così come Watanabe, Naoko e tutti gli altri (compreso Kizuki xD)...

Per concludere, posso dire che questo è assolutamente un romanzo da non perdere.

Sayonara.

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Hypo Opinione inserita da Hypo    30 Novembre, 2011
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Il tuo modo di parlare mi piace un sacco...

...Giro la frase che ripete a più riprese Midori al protagonista Watanabe direttamente a Murakami. Il nostro si dimostra un autentico maestro di parola e ci avvolge -tiepidamente- con una storia dalla trama apparentemente semplice ma dal contenuto "straordinariamente intenso".

"Norwegian Wood" porta con sè un gusto pieno, una sensazione mista fatta di convenzionalità e tragedia, ma sopra tutto regna incontrastato un particolare sentimento, una difficoltà costante che si riflette su ogni più piccola azione del protagonista. Paragonerei la lettura di questo romanzo all'appagamento fornito da un buon bicchiere di vino rosso di una certa consistenza, o come il conforto che riescono a dare thè caldo o cioccolata calda durante le fredde giornate invernali.

"Norwegian Wood" si fa divorare, ci si affeziona ai protagonisti e al loro rapporto in maniera istantanea. Murakami mi ha fatto adorare ogni piccolo intreccio, mi ha in qualche modo destabilizzato, catturato, sedato e adagiato su una strana ma piacevole sensazione di appagamento. E' strano leggere un libro come questo senza affezionarsi ad una ben precisa relazione, ogni riga e ogni storia sono narrate cosi bene che diventa impossibile farsi anche la più piccola delle scalette preferenziali.

Watanabe è un personaggio cardine riflessivo, un personaggio che si pone (a mio modo di vedere) in maniera giusta ed equilibrata con tutto. Sia con gli amici (sono personaggi davvero unici e particolari Nagasawa e Sturmtruppen), sia quando c'è da far galoppare i sentimenti. Modi opposti ma entrambi speciali i rapporti/dialoghi con Naoko e Midori (senza omettere un altra figura cardine come Reiko), l'uno eccezionalmente intenso e se vogliamo "ultraterreno", l'altro quasi buffo,"folle" e reale.
Elogio particolare infine per come come vengono trattati e "usati" argomenti sempre spinosi come morte e sesso, nonostante certe parole rimangano sempre le stesse bisogna tessere sperticate lodi a Murakami per come riesca a far apparire il tutto sotto una luce di candida "innocenza".

Non mi resta che lasciare una citazione e consigliare "Norwegian Wood" a chi vuole esplorare ed esplorarsi. Per chi vuole capire e capirsi, ma più semplicemente per chi vuole leggersi una bella storia drammatica, chiaro/scura narrata con lucentezza invidiabile.

"La morte non è l'opposto della vita, ma una sua parte integrante".

Sayonara.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    10 Aprile, 2011
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Il male di vivere

Ho trovato questo libro molto difficile da recensire, mi ha lasciato sensazioni anche contrastanti, alcune parti mi sono piaciute moltissimo in altre ho trovato delle forzature (il susseguirsi di suicidi è un pò inverosimile...).
In certi momenti è quasi poetico ma c'è una tristezza di fondo addirittura tangibile, che ti resta davvero addosso.
Watanabe, il protagonista, passa dalla gioventù all'essere un giovane uomo tra mille dubbi , qualche sbaglio, spesso sul filo sottile teso tra il rinchiudersi in un piccolo mondo di solitudine dove sentirsi al sicuro e le emozioni e i rischi di chi ha scelto di vivere a costo anche di soffrire.
Il suo è un lungo cammino sulla strada per costruirsi una morale, dei valori , dei sogni, un pezzo alla volta pagina dopo pagina, facendo quello che gli sembra giusto e non ciò che ci si aspetta da lui.
E' un libro sui dubbi, sulle paure di una generazione, sul male di vivere , sulla difficoltà di comunicare e di capirsi.
Ci sono personaggi troppo deboli come Naoko, impaurita dalla vita, che si rifugia in un luogo lontano e isolato e crea attorno a se un soffocante muro di dolore e solitudine che nessun affetto può sgretolare e dove nessuna luce può filtrare a rischiarare le tenebre , o egoisticamente troppo forti ed arroganti come Nagasawa .
Ma c'è anche il bellissimo il personaggio di Midori che ,ferita dal destino, si cura le ferite con coraggio ed entusiasmo e lotta per riprendere il suo posto nel mondo.
Questo romanzo è a tratti una celebrazione del valore dei ricordi, di quello che portiamo in noi vivendo, di coloro che abbiamo amato e perduto perchè , come dice Haruki riprendendo un concetto già espresso nel Paradiso Perduto di Milton , la morte non è l'antitesi della vita ma solo una sua parte intrinseca.
Mi sono sembrate eccessive le scene di sesso , quasi fuori luogo rispetto al lirismo di alcune parti del romanzo, poi ho capito il contrasto tra l'anima e la "carne". Spesso i sentimenti e la ragione non permettono agli esseri umani di raggiungersi e comprendersi, il sesso diventa un modo per entrare in contatto e comunicare dove le parole non arrivano , ma senza la passione ad alimentarlo è solo un vuoto esercizio fisico.
Una bellissima massima orientale recita : "Ieri è il passato, domani è un mistero, oggi è un dono..." , chi fa suo questo pensiero sceglie sempre di vivere per quanta paura possa fare.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    13 Gennaio, 2011
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Semplicemente...bello

Ho chiesto un consiglio per un romanzo giapponese di un autore contemporaneo e mi è stato detto "...Leggi 'Norwegian Wood', tanto per cominciare." E credo che non potevo cominciare meglio....Le emozioni che mi ha suscitato sono state veramente molte ed intense.
Storie di ragazzi, perlopiù studenti universitari nel Giappone del 1968, sullo sfondo di rivolte studentesche, appena accennate per dire il vero, e vicende personali. Storia di Toru, un ragazzo che, nella sua difficoltà di crescere e scoprire il valore delle cose vere della vita, di scoprire l'amore o l'amicizia, si troverà a doversi confrontare, giovanissimo, con il dramma ed il mistero della morte di persone care. Amici o ragazzi che crescono insieme, si confrontano, si scontrano,, ognuno alla ricerca della propria strada personale, di quel "senso della vita" che è poi la ricerca di tutte le persone che sanno guardare il mondo e guardarsi dentro con coraggio e senza superficialità.
Un romanzo dove i ricordi bruciano come ferite mai guarite e che mai smetteranno di sanguinare completamente, perchè sono ricordi di persone incontrate e poi mai più riviste, perse o scomparse per sempre, in una girandola di incontri casuali,o desiderati. Di viaggi alla ricerca di Naoko, la ragazza amata ma che non può contraccambiare l'amore di Toru perchè altrimenti si "sgretolerebbe" come dice lei stessa. O i momenti vissuti con la vulcanica Midori, vera forza femminile quasi animalesca, nella sua esuberanza e voglia di sentirsi viva. Il confronto tra l'amore carnale, il sesso e l'amore spirituale, profondo e viscerale poi è un tema che assilla Toru ed al quale, in fin dei conti, non riesce a dare risposta.
Un senso di profonda nostalgia pervade tutto il racconto e fin dalle primissime pagine, l'autore ci comunica che, attraverso un pensiero di Toru ormai maturo, "...la mia mente andò a tutte le cose che avevo perduto nel corso della vita. Il tempo passato, le persone morte o mai più riviste, le emozioni che non possono rivivere."
Ogni lettore, con un pò di vissuto alle spalle, "sentirà" riaccendersi in sè le nostalgia dei propri ricordi, delle persone ormai perdute ma che continuano a "vivere" in noi come tracce indelebili di un passato che ci costituisce e ci plasma, dove, in fin dei conti, la nostra "vera identità", come quella di Toru, è forse la somma, certo non matematica ma emotiva, delle tracce che le persone importanti che abbiamo incontrato e poi perduto, hanno lasciato in noi.
Un romanzo da leggere, per incontrare personaggi indimenticabili, per ricordarci di romanzi eterni come "La montagna incantata", "Il grande Gatsby", letti dal protagonista, per riscoprire la musica dei Beatles, per fare lunghe passeggiate a Tokyo o nei boschi della clinica dove si impara a guarire dai mali della mente da soli, con le proprie forze e scoprire che il "viaggio" dentro noi stessi dobbiamo necessariamente affrontarlo sempre da soli.....

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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    08 Agosto, 2010
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D'amore morte e solitudine..

"Norwegian Wood" è un'opera interessante, intrisa di una poeticità descrittiva che aiuta a metabolizzare l'immensa tristezza di cui è permeata la storia.
Siamo nel Giappone di fine anni '60, nel periodo della contestazione studentesca, e i punti di riferimento dei giovani nipponici non sono così distanti da quelli dei loro coetanei europei e americani.
Toru Watanabe legge Salinger, Fitzgerald e Thomas Mann e ama i Beatles e il teatro.
Si potrebbe pensare di essere davanti a un Giovane Holden in salsa orientale, ma c'è di più: c'è il dramma della solitudine, la difficoltà di esprimere i propri sentimenti e l'incapacità di adattarsi a una società che, malgrado i fervori rivoluzionari, ribolle di ipocrisia.
Toru vive circondato dalla morte e ne accetta malvolentieri la sua onnipresenza nella storia della sua vita.
Ci sono due donne: la fragile Naoko e la vitale Midori: la prima è l'amore ideale, e proprio per questo sempre lontano, impalpabile, etereo; la seconda è l'amica del cuore, esuberante, eccentrica, incredibilmente invadente e loquace, ma proprio per questo irresistibile.
Nel continuo sforzo di costruirsi una sua etica personale, in un mondo che è sempre più caotico e incoerente, Toru parla poco e ascolta molto, si macera nelle sue amarezze e nei suoi pensieri, ma non rinuncia, finché può, a ironizzare sulla vita e a godere dei piccoli barlumi di luce che sembra offrirgli.
E' un romanzo che inquadra alla perfezione la solitudine umana e che tocca con immensa sensibilità la piaga del suicidio giovanile, ancora ora vivissima in Giappone.
Non lo consiglio a chi sta attraversando un periodo buio:
è intessuto di una malinconia tale che ti si appiccica addosso come la pece ed è difficile da mandar giù.
Tuttavia è così ben orchestrato che i picchi di drammaticità sono sempre, o quasi, controbilanciati dalle vulcaniche trovate di Midori, autentica ancora di salvezza della storia.
E' lei che consente al lettore di riprendere fiato, e il suo è uno dei ritratti femminili più riusciti e interessanti della letteratura degli ultimi decenni.
Da un punto di vista stilistico è un ottimo romanzo: scorre liscio come l'olio e non è mai superficiale, riesce sempre a incantarti con immagini suggestive e mai scontate.
Globalmente un buon romanzo, anche se psicologicamente impegnativo.

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A chi ha già avuto un approccio con la letteratura moderna giapponese, e a chi NON sta attraversando un periodo triste.
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Ivan21 Opinione inserita da Ivan21    03 Agosto, 2010
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Un percorso esistenziale alla scoperta di se stess

Il romanzo di Murakami è un’originale opera narrativa, che pone in primo piano i profondi valori dell’interiorità, senza angustiare i lettori con retoriche elucubrazioni intellettualistiche. Le pagine scorrevoli e dirette catturano e incantano, pur affrontando contenuti di grande spessore morale. Il testo può essere identificato come “l’educazione sentimentale” del giovane Watanabe, che interrogandosi continuamente sulle varie sfaccettature della sua identità e soprattutto sui sentimenti, cerca di pervenire ad una completa maturazione e scoperta di se stesso.
L’inizio del libro risulta di grande effetto psicologico: il protagonista nel sentire la canzone: “Norwegian wood” dei Beatles, si sente sconvolgere, in quanto questa gli ridesta emozioni forti di un passato non dimenticato. E noi ci rispecchiamo subito nel personaggio: quante volte nell’ascoltare un brano musicale legato ad un’esperienza significativa non del tutto sepolta nella nostra mente, sentiamo riaffiorare sentimenti, situazioni di grande impatto... Sono queste pagine veramente uniche: che cosa sono i ricordi? Perché essi scompaiono, si perdono, quando noi ci sforziamo di farli riemergere? Attraverso una ricerca di tipo proustiano, il protagonista fa di tutto, per potenziare la forza del passato. E qui con un flashback inizia il romanzo vero e proprio. Due donne molto diverse tra di loro hanno segnato Watanabe: Naoko e Midori. La prima indubbiamente così tenera, delicata, romantica, fragile rappresenta la dimensione del sogno, dell’irrealtà. La sua difficoltà di trovare “le parole” raffigura l’incapacità di riuscire a rendere tangibile il proprio mondo emotivo. Il protagonista vede in lei tutto quello che avrebbe voluto trovare nella donna ideale. Quante volte abbiamo pensato come sarebbe stato bello attualizzare ciò che fa parte della dimensione immaginaria. Le due entità, reale e fantastica, possono incontrarsi? Ed ecco arrivare l’altra donna altrettanto importante per Watanabe: Midori. Lei, pur possedendo una sensibilità straordinaria, ha vissuto esperienze dolorose e sa affrontare le difficoltà con grande energia. Il livello della realtà è costituito proprio da lei. I due riescono a stabilire una comunicazione intensa, profonda. Watanabe a questo punto deve operare una scelta…….
Nella formazione morale del giovane trova grande spazio il dubbio e non solo in riferimento alla sua vicenda amorosa. Come possiamo definire il carattere di Watanabe? Lui è un giovane che va sempre alla ricerca di ciò che è giusto, dei valori umani. Il fine di ogni condotta deve essere ispirato all’autenticità. Perché tanti giovani, sembra chiedersi, non si interrogano e si limitano ad azioni contraddistinte dall’esteriorità e dalla finzione? Un personaggio importante del romanzo è Nagasawa: in un certo qual senso rappresenta ciò che Watanabe non è, né vuole essere. Si sente superiore agli altri, ma viene attirato dalla forza morale di Watanabe. I due si frequentano, ma ciò che il nostro eroe non accetta è l’indifferenza dell’amico per i rapporti umani.

Murakami riesce anche stabilire un incontro tra cultura giapponese e occidentale: i modelli di Fitzgerald, Salinger, Dickens rendono la sua opera quanto mai completa e universale.

Indubbiamente il romanzo risulta esser profondo, chiaro nell’espressione ed emotivamente coinvolgente; molti lettori si sono identificati nella vicenda e nel percorso del protagonista, facendoli propri.
In definitiva la lettura di tale testo può rappresentare un’occasione unica per condividere l’itinerario esistenziale di Murakami... alla scoperta di se stessi.

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Asoka81 Opinione inserita da Asoka81    02 Febbraio, 2009
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In compagnia delle lucciole

Ho avuto il piacere di conoscere Murakami, finalmente. Erano anni che vedevo il suo nome tra gli scaffali, anni di letture orientali certo, ma che mai aveva sfiorato il saggio Haruki. La nuova edizione dell’Einaudi mi ha attirato. In un nome, il motivo: Giorgio Amitrano. Traduttore che conosco molto bene, essendo BANANA YOSHIMOTO la dea del mio oceano di libri. Si da il caso che il caro Giorgio traduta da sempre l’amata Yoshimoto. La nuova edizione di Norwegian Wood si avvale di una sua semplice, lineare ma gustosissima introduzione. Non potevo non prenderlo.

Le pagine scorrono veloci. Scivolano quasi. Murakami mi piace sempre di più. Scorrono i suoi pensieri sulla mia lingua… ripeto le frasi del libro, cercando di dare un senso alla sua scrittura misticheggiante e meravigliosamente poetica. Molte sono le immagini che stanno restando nella mia mente. Man mano che procedo nella lettura, vedo Toru, il protagonista, sempre li, su un terrazzo, nel buio della sera, in compagnia delle lucciole. Non dice nulla, guarda il panorama, e con esso la sua vita.

Murakami… poeta meritevole. Davvero. Credo che leggerò qualcos’altro di suo. Merita.

Arriva in un momento difficile della mia vita. Momento sterile. Di vuoto e di deserto. Parole che non attaccano, che non fanno presa… Murakami è riuscito nell’impresa di farmi sorridere e sospirare. Non è poco. Per nulla.

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Kawabata, Mishima.
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Melissa Opinione inserita da Melissa    19 Novembre, 2008
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Il giovane Toru

L'autore definisce il romanzo 'molto personale' e riporta, nel post scriptum: 'questo libro può piacere o non piacere proprio come posso piacere io come individuo'.

E' un libro sull'adolescenza, sulle difficoltà della vita, che parla d'amore (senza sentimentalismi ma con minuziosi particolari) e di morte.

Pur trovandolo più impegnativo rispetto al Giovane Holden e 'non affatto leggero' come scrive lo stesso autore, a tratti è divertente e ironico.

La prima metà del libro è stata scritta in Grecia, la seconda in Italia, tra Roma e la Sicilia.

Il titolo del romanzo prende il nome da una canzone dei Beatles; frequente è, infatti, il ricorso alla musica.

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Il giovane Holden
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murialdog Opinione inserita da murialdog    24 Aprile, 2008
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memorabile

Gran bel romanzo. Giapponese? Di orientale nel libro c’è solo il cibo mentre il giovane Toru è completamente imbevuto di cultura occidentale, a partire dai Beatles . Watanabe, novello Holden,

percorre la sua giovinezza costantemente in bilico tra incanto e disincanto, vita e morte, azione e rassegnazione , nella sostanza incapace di comunicare con le due donne della sua vita, in una tensione lirica in cui manca completamente il sentimento giovanile della ribellione e della rabbia.

Watanabe, per la sua età, è un atarassico saggio ed il suo stupore è anche quello del lettore.

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Opinione inserita da Alceres    26 Marzo, 2008

imperdibile

E' il libro più conosciuto dell'autore giapponese, benché differisca notevolmente dai suoi romanzi basati soprattutto sul mistero della quotidianeità, fra realtà e sogno.

Non manca pero' l'onnipresente critica lucida nei confronti della società giapponese e dei suoi paradossi.

Qui ci troviamo dinanzi alle confessioni improvvise del protagonista che, all'ascoltare per caso una canzone durante un viaggio in aereo, si trova a rivivere nel ricordo il percorso compiuto in adolescenza : l'amore, il destino, la malattia, la maturità dei sentimenti.

Una storia molto delicata nei suoi contenuti, malgrado la volontà di raccontarli schiettamente. Un libro profondo, divertente, bello e struggente. Murakami sa come portare per mano il lettore lungo le pagine dei suoi romanzi.

Consigliato vivamente a chi vuole saperne un po' di più del Giappone e dei suoi abitanti.

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Difficile fare paragoni. specie per questa sua opera. Per chi ama gli autori che sanno scavare nell'introspezione dei personaggi
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luiggino Opinione inserita da luiggino    12 Novembre, 2007
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Sensazionale!

Ho scoperto questo scrittore leggendo un romanzo di uno scrittore italiano, Lorenzo Licalzi e... sono stato rapito!

Ho trovato nel suo modo di scrivere tutta la sensualità che i libri, spesso, non riescono a sprigionare. La rudezza nell'esprimere un atto d'amore, la cruda realtà della passione, del fuoco che divora. L'imperfezione dei personaggi. La loro umanità. E Murakami, non a caso, incarna in pieno il narratore ideale. Il romanzo è una storia d'amore. Una storia di folle determinazione; "amare a tutti i costi". Tradendo, impazzendo, soffrendo, combattendo. La morte, è vera protagonista della storia, che aleggia sopra ogni personaggio. Il ricordo di qualcosa perso per sempre e la perdita, sempre più densa, di ciò che si crede di possedere.

Questo libro merita di essere letto nella vita. Perchè mai nessuno, come Murakami, è riuscito ad imprimere in fatti quotidiani, condannabili e deplorevoli, il segno indelebile del sentimento più puro, e più indecente. Quello che unisce due esseri umani per sempre.

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"Non So" di Lorenzo Licalzi
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