Notre-Dame de Paris Notre-Dame de Paris

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    08 Mag, 2023
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La Bella e la Bestia

Come affermava Umberto Eco, Victor Hugo continua ad affascinarci a causa dei suoi innumerevoli difetti. Romanziere, poeta, drammaturgo di eccezionale fama e di innegabile valore, sovrasta il lettore con la potenza della narrazione, con le memorabili descrizioni, con la supremazia della parola scritta.

“Notre Dame de Paris”, capolavoro del Romanticismo e capostipite del romanzo storico ad ambientazione medievale per quanto riguarda la Letteratura francese, è un romanzo che fu pubblicato nel 1831 ed ottenne, fin da subito, un grande successo di pubblico.

I protagonisti della vicenda sono Quasimodo, orrendo campanaro della cattedrale di Notre Dame, gobbo, deforme, sordo, ma dall’animo buono e nobile e la bellissima Esmeralda, ragazza che si guadagna da vivere cantando e ballando nelle piazze di Parigi in compagnia di una capretta. Intorno a loro si innesca un intreccio di amore e morte. Il Medioevo in cui Hugo ambienta la narrazione è quello pittoresco e cupo tipico del Romanticismo, e tipici del Romanticismo sono anche il mescolamento di sublime e grottesco e la rappresentazione di grandi e potenti passioni che animano i personaggi e li conducono verso un destino ineluttabile.

Siamo a Parigi, nel 1482. Sulla città si staglia imponente la cattedrale di Notre Dame. A Quasimodo viene ordinato dall’arcidiacono Claude Frollo, suo padre adottivo e padrone, di rapire la bellissima Esmeralda, per la quale prova un’insana passione. Il rapimento però viene scongiurato da Phoebus, giovane e aitante capitano delle guardie reali. A questo punto i vari personaggi si innamorano perdutamente uno dell’altro: purtroppo, però, non in maniera reciproca. E nemmeno, direi, in modo molto sano. Ma abbiamo detto che siamo di fronte ad un capolavoro del Romanticismo e come tale deve essere letto il romanzo.
Su tutto poi si erge la grandezza di Victor Hugo, autore veramente immenso; forse, in alcuni casi, troppo.

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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    21 Giugno, 2021
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Meraviglioso

"Notre-Dame de Paris" mancava ancora dalla mia lista di classici intramontabili, era ora che io lo leggessi. Quanta bellezza in questo capolavoro e quanta tristezza! La fatalità del destino, impresso a lettere nel muro della cattedrale ma anche anticipato dalle prime pagine, segna l'intera storia e non da modo alla Provvidenza di salvare i suoi attori, ahimé. Come in tutte le storie di Hugo, da padrona fa un grande amore, cieco e viscerale, per il quale si è disposti di dare la propria vita e intorno ad esso viene presentata e all'occorrenza criticata la società dell'epoca e le sue istituzioni. In questo caso si è nel quindicesimo secolo e sotto il mirino dell'autore ricade l'imbruttimento delle cattedrali e delle opere d'arte in generale, la tendenza di essere modificate a piacimento di chi guida in quel momento, togliendo o aggiungendo e trasformando i monumenti in opere confusionarie e brutte, private pian piano della loro personalità iniziale. Tant'è che a seguito della pubblicazione di questo libro, fu deciso il restauro e il ripristino alla forma iniziale la cattedrale Notre-Dame. Ma non solo l'architettura mal custodita, anche la giustizia cieca e sorda, ingiusta e stupida, la giustizia che manda a forca degli innocenti per il divertimento popolare, grossolano e stupido. Mitica la scena in cui il giudice sordo (perché disinteressato) interroga il sordo Quasimodo che nulla lo tutela davanti alla ipocrisia e alla stupidità del sistema giudiziario, macero per gli innocenti.

Incantevoli le descrizioni di Notre-Dame, Quasimodo e Frollo, che sembrano far parte di una trinità legati saldamente tra loro, Frollo innamorato dell'essenza intellettuale, del mistero spirituale della cattedrale e Quasimodo innamorato della sua bellezza fisica, abitandola come un spirito abita il corpo. Immortale anche la figura del poeta Gringore, che apre il sipario della storia con la bellissima parodia di Hugo sui poeti e sulla loro presunzione, in fondo personaggio sì vile ma tutto sommato bonario.

L'amore invece, il tema portante, è presente in tutte le sue forme ma tutte passionali: l'amore distruttore, tossico, egoista e ossesso di Frollo, l'amore puro e incondizionato e salvatore di Quasimodo e infine l'amore supremo: quello di una madre per la propria creatura e qui Hugo è capace di strappare le lacrime anche ai cuori più duri e freddi!

Un classico che non ha età e che incanta con ogni frase e che stupisce per la giovane età del suo autore: Hugo aveva appena 29 anni! 

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Martina248 Opinione inserita da Martina248    14 Agosto, 2020
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Tra ideale e grottesco

Ogni classico che si rispetti, come diceva Calvino, ha l’intrinseca caratteristica di non essere mai uguale a se stesso, di avere sempre qualcosa di nuovo da dire. Da questa sentenza non può certo esonerarsi Notre-dame de Paris, di cui darne una definizione univoca risulta arduo, al lettore e anche, aimé, al recensore.
Pensato come critica al decadimento di un’architettura parigina tanto cara al nostro Hugo, quella gotica medievale, e come lode alla stessa ma non meno come superamento di un genere (Il romanzo storico) tanto caro alla letteratura, per giungere a una fusione di più generi. Non manca tuttavia un velo personale, un tormento insito nei personaggi, vittime di un destino che non possono governare. Quegli stessi personaggi che si scoprono separati, frammentati in un eterno dualismo: quello tra il sublime e il grottesco, che li tormenta, in primis Quasimodo. Nessuno dei due però prevale sull’altro, non vi è bello ideale né cupa mostruosità. Per questo non si può che inorridire alla tetra descrizione del nostro gobbo e ai timori di Esmeralda alla sua vista e al tempo stesso intenerirsi e aver compassione della pura e docile anima di Quasimodo. E allo stesso modo non si può che provare orrore di fronte alle meschine azioni di Frollo e al tempo stesso avere pietà per il suo tragico destino, di cui non può essere padrone. Proprio da questa dicotomia nasce una nuova armonia, l’armonia dei contrari.
E non si può dimenticare di annoverare tra i protagonisti, la fervente folla, per la prima volta al centro di un romanzo e, insieme, la ville-lumière, sfondo ma anche soggetto del romanzo stesso.
Pertanto, non possiamo che ringraziare Charles Gosselin, editore del romanzo che lungamente sollecitò l’autore per la sua scrittura (e dovette attendere per ben tre anni il manoscritto dal nostro scrittore, che tanto tardò la consegna) e, chiaramente, Hugo per il suo capolavoro.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    29 Agosto, 2019
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il FINALE

Il finale di Notre Dame de Paris, è a mio avviso il più grandioso e magico di tutta la letteratura mondiale.
Può essere avvicinato solo, dal finale di "Cent'anni di solitudine" e "Delitto e castigo".
In quelle ultime righe si palesa la genialità dell'autore e non c'è volta che un brivido mi attraversi quando ripenso a questi finali di questi tre libri meravigliosi.
Naturalmente il finale, se letto così è difficile possa suscitare un minimo entusiasmo, vi si deve giungere leggendo attentamente le opere.
Un altro elemento centrale e incredibile di questa opera di Hugo è la minuziosa, capillare, grandiosa descrizione della Parigi che fù, prima che il Tempo, il fuoco e l'uomo la rimodellassero completamente nell'arco di circa due secoli. Però ogni volta che si sfoglia una pagina, si materializza nella mia mente in maniera sorprendente e unica la bellezza di questa città.
Se c'è un artista dell'arte urbana, un amante dell'architettura, questo è Victor Hugo. Spesso mi ha dato la sensazione di preferire la descrizione di vie, piazze e boulevar, piuttosto che caratterizzare i vari personaggi di questa opera.
Forse perchè la grande città si determina in maniera eclatante sulle vicende e le vite dei vari personaggi, che ne sono come soggiogati.
E' forse il romanzo più conosciuto, rappresentato, musicato della storia umana.
Infinite rappresentazioni teatrali, trasposizioni cinematografiche, citazioni in altre opere, le figure del gobbo e della sua amata Esmeralda praticamente le si incontrano un po ovunque nei romanzi odierni, nella fantasia di grandi e piccoli.
Ci sono pagine memorabili in questa opera, scene vivide e crude. Grandi slanci d'amore.
La lettura è abbastanza facile, senza troppi intrecci o colpi di scena.
E' una sinfonia di parole che porteranno infine al meraviglioso esaltante finale, che è un inno alla potenza del vero amore.

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Mane Opinione inserita da Mane    29 Dicembre, 2016
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Il lato più sinistro della sua fatal passione

Notre Dame de Paris è un opera che nasce dal genio di Victor Hugo, ispirato dalle letture giovanili di Walter Scott, con il grandioso intento di portare la poesia dentro al romanzo storico.
Più che una trama elaborata e avvincente, Notre Dame de Paris offre un meticoloso dipinto quattrocentesco della città di Parigi in cui la maestosa cattedrale gotica è protagonista della scena. Il tempo è spesso cristallizzato, con una narrazione per ampi tratti pressoché immobile spettatrice davanti al rigoglioso germogliare di straordinari affreschi glorificanti le stupefacenti doti descrittive di Victor Hugo. Inoltre, non mancano gli intermezzi con riflessioni di ampio respiro e analisi filosofiche, fondamentalmente incentrate sul ruolo dell’architettura nella storia dell’umanità.
Dai volti ai costumi e alle credenze popolari, alla cattedrale in ogni suo anfratto, fino al sensazionale volo d’uccello sulla città, l’autore è un occhio instancabile scrutatore dei dettagli.
“La sala grande non era che una vasta fornace di impudenza e di giovialità, in cui ogni bocca era un grido, ogni occhio un lampo, ogni faccia una smorfia, ogni persona un atteggiamento. Gli strambi visi che si affacciavano uno dopo l’altro a digrignare i denti dal foro del rosone erano come altrettanti tizzoni gettati nel braciere. E da tutta quella folla effervescente sfuggiva, come il vapore dalla fornace, un rumore stridulo, acuto, tagliente, fischiante come quello delle ali di un moscone.”
In questa sontuosa cornice i personaggi e le vicende sono piccoli componenti di un vasto colorato mosaico. Solo sul finale il dramma degli eventi prende il sopravvento trascinandoci repentinamente verso l’epilogo della storia.
Notre Dame de Paris è un romanzo pregno di storie d’amore: impossibili, travagliate, idilliache, corrosive e malsane. Il sentimento che lega l’autore stesso alla monumentale cattedrale di cui celebra ogni cesellatura pagina dopo pagina, non è che una sconfinata passione. Ma fra tante è la storia d’amore del campanaro Quasimodo con le sue bronzee creature a struggere maggiormente il cuore e suscitare una profonda tenerezza.

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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    27 Febbraio, 2016
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Tutto quel che ho amato al mondo!

Notre-Dame de Paris è il grande romanzo che nel 1831 consegnò Victor Hugo alla fama letteraria di cui ancor oggi gode. Considerato un testo proemiale in relazione al Romanticismo francese, di cui Hugo è stato acclamato iniziatore, esso sviluppa un nuovo tipo di genere letterario, il romanzo inteso come un teatro epico.

Ecco dunque che la Parigi del tardo Medioevo diviene l’ambientazione di una vicenda troppo ampia e maestosa, com’è d’uso in Hugo, per essere sintetizzata. Al centro delle attenzioni dell’autore vi è sempre l’uomo, questo puntino insignificante nell’economia dell’universo di cui viene messa in risalto la sublime grandezza interiore. L’infinito, tema centrale all’interno della corrente romantica, viene qui applicato all’anima dei personaggi, che per le strade di Parigi recitano la loro parte nella storia, oscillando continuamente tra santità e abiezione, tra gloria e miseria, tra sogno e realtà, tra luce e buio. I personaggi che Hugo ritrae in questo dipinto di parole presentano le innumerevoli sfumature dell’umanità sotto i più disparati aspetti. Sul piano sociale, sono rappresentati tutti gli ambienti della società parigina: la corte del re e gli aristocratici con i loro altarini, i miserabili come Quasimodo o Esmeralda con la loro dignità umana, il clero tra le contraddizioni dell’animo dell’arcidiacono Claude Frollo, gli uomini di cultura sognatori come Pierre Gringoire, la massa popolare della quotidianità, i giovani scapestrati e i carcerati. Sul piano morale è rappresentato lo scontro costante tra bene e male nella storia ma soprattutto nell’animo di ogni uomo, cosicché ogni apparenza di linearità etica è sovvertita, messa in discussione da eventi, passioni e necessità esterne ed interne; dunque un arcidiacono può diventare un mostro e una zingara ritenuta l’immagine del diavolo l’emblema della purezza, un barone può diventare un profittatore e una vecchia carcerata una madre pronta a perder la vita il nome dell’amore, uno storpio scherzo della natura può diventare un salvatore. Ecco dunque, ancora una volta, la rivincita dei miserabili, di un press’a poco come il reietto Quasimodo, di una zingara eterea ai margini della società, di una vecchia pazza che smarrito ogni barlume di razionalità, su quelli che oggi chiameremmo i benpensanti, il fior fiore della società, la guardia reale impietosa, un arcidiacono troppo umano per essere inflessibile nel suo ruolo, un filosofo fuori dal mondo e un popolo ciecamente assuefatto alla disumanità e alle contraddizioni della società parigina.

E come l’anima di ogni uomo è il suo centro portante, il suo punto focale nel rapporto col mondo, allo stesso modo la confusionaria e distratta Parigi è dominata dalla maestosa immagine della cattedrale di Notre-Dame, la cui descrizione non è meno minuziosa di quella che l’autore riserva ai personaggi. Vera e propria anima della città, la cattedrale diviene un punto di convergenza per tutti i personaggi coinvolti, un punto di osservazione sul mondo tra ammirazione e sgomento, un punto di riflessione tra passioni e accadimenti. E’ all’interno della cattedrale che si consuma massimamente il conflitto tra bene e male che attanaglia i personaggi ed è all’interno della cattedrale che l’anima si dispiega nella sua sublime magnificenza ed abiezione. La cattedrale non è solo il punto di partenza ed il punto di arrivo del romanzo, ma è anche il suo intero percorso con le sue ramificazioni e deviazioni. In conclusione, tutto si riconduce inevitabilmente alla scritta su una delle torri, Ananke, termine greco che indica l’assoluta necessità del Fato, che come un’ombra domina sulla vita degli uomini tenendo le redini nella loro lotta con la vita, al termine della quale non è cosa da poco poter dire Tutto quel che ho amato al mondo! di fronte a qualcuno, prima di tornare polvere.

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Melantha Opinione inserita da Melantha    27 Agosto, 2015
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Capolavoro

“Notre Dame de Paris” è una pietra miliare della letteratura classica. Uno dei tanti capolavori di Hugo, questo romanzo drammatico, dalle tinte grottesche, narra soprattutto del sentimento più umano del mondo: l’amore. L’amore della giovane e bella Esmeralda, zingara appena giunta a Parigi, verso l’affascinante capitano delle guardie Phoebus, eroe dai lati oscuri. Ma la splendida gitana, nello scenario parigino ottocentesco, per merito della sua grazie e del suo fascino, conquista il cuore di Frollo, arcidiacono della cattedrale, che incaricherà Quasimodo, lo storpio campanaro divenuto oramai sordo, di rapirla. Da qui, lo svolgimento dell’intero romanzo, che ruoterà attorno a Notre Dame ed alle numerose sfaccettature dell’amore, che ci faranno a vivere la gioia, il dolore, la desolazione e la drammaticità di luoghi e persone dell’epoca medievale.

L’ho già scritto nelle prime righe e mi ripeto: il romanzo in questione è un autentico capolavoro. Per i meno costanti, le prime sessanta pagine del libro possono risultare ostiche, complici le descrizioni prolisse e minuziose, quasi maniacali, che Hugo si propone della città e della cattedrale stessa, ma superato questo primo ostacolo, si legge tutto d’un fiato. Stile impeccabile, associato tanto alla capacità di trasportare il lettore nell’oscura Parigi medievale quanto di rendere i personaggi vivi, tangibili, reali.

Ho provato, durante la lettura, tutte le sfaccettature dell’amore narrato in quelle pagine: quello lascivo di Phoebus, quello idealistico di Esmerdalda, quello dissennato di Frollo, quello rassegnato di Quasimodo. È stato il secondo romanzo di tutta la mia vita ad emozionarmi veramente, sino a farmi sfociare nelle lacrime finali (e questo, in assoluto, non era mai accaduto). Non solo l’ho apprezzato, ma l’ho vissuto, parola dopo parola, trasformandomi a tratti in questo od in quell’altro personaggio.

Lo consiglierei? Sì, sì ed ancora sì. Al contrario, non riuscirei mai a perdonare un lettore assiduo di non annoverare, nel suo elenco, questa meraviglia della letteratura mondiale.

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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    22 Agosto, 2015
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Un capolavoro ottocentesco

Notre Dame de Paris è una vera e propria epopea. All'inizio le descrizione di Hugo possono sembrare faticose, il ritmo della narrazione scorre lento e tutti i particolari vengono ben delineati. Tuttavia alla fine ci si rende conto del perché di tante digressioni: la vera protagonista è la Parigi del 1400, e tutti i personaggi non sono altro che i suoi ingranaggi. La vita della cattedrale è mossa da questi personaggi che sono malvagi, buoni, o totalmente ingenui e in questo modo ci si proietta totalmente nella società parigina di quel secolo.

I personaggi di questo romanzo sono delle opere d'arte. E' incredibile quanto il malvagio, Frollo, sia un o dei personaggi più complessi e interessanti. La sua vita ci fa capire tutti di lui, il suo amore malato definisce invece la sua cattiveria. I due invece personaggi "buoni", sono quelli che in realtà sono destinati a soffrire soggiogati dai prepotenti. La bella Esmeralda, alla quale non riesco ad attribuire nessun volto che possa essere così incantevole e allo stesso tempo immaturo, è il personaggio più ingenuo e verrà sottomessa senza mai rendersi conto della falsità di Phoebo , e tuttavia non perderà mai la sua dignità, perché preferirà la morte alla fuga con Frollo.
E' Quasimodo invece il personaggio che suscita maggior compassione. Nessuno, nemmeno Esmeralda alla quale ha salvato la vita, riesce a scambiargli affetto, e sarà sempre circondato da una solitudine. Tuttavia è il più nobile dei personaggi, che riconoscendo la sua bruttezza e accettandola non vuole che la zingara gli presti attenzioni in quanto tale bellezza non può abbassarsi a tanto.
Le opere di Quasimodo sono nobili e di buon cuore, anche se suscitano sempre nel lettore tanta pena e compassione.

Il romanzo è estremamente negativo, e svela il lato più crudo dell'essere uomo. Sono sempre i più innocenti a soffrire.

Sebbene sia un libro impegnativo, è un libro ricco di contenuti, a partire ad esempio dalla digressione sull'architettura soggiogata dalla stampa, che personalmente ho amato.
Non si deve farsi scoraggiare dalla lunghezza, perché leggendo ci si immerge totalmente nella società e nei personaggi tanto che alla fine, io ho pianto molto per il cosiddetto "matrimonio di Quasimodo".

Un capolavoro intramontabile.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    21 Aprile, 2015
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Una citta’ maledetta chiamata Amore

Pochi sono stati i libri che hanno suscitato in me emozioni così contrastanti. O meglio, pochi sono stati quelli che hanno suscitato in me così tante emozioni, e con una così elevata mole di sentimenti che si presentano tutti insieme, inevitabile che ve ne siano alcuni che non vanno d’accordo. Certo non ci vuole un genio a capire quanto grande fosse Victor Hugo, ma voglio comunque dare il mio plauso a un grande maestro, rendendo omaggio a “Notre-dame de Paris”, un suo regalo meraviglioso, impeccabile e incancellabile nella memoria e nella storia.

La chiesa di Notre-dame dà scenario e titolo a questa storia, arricchita dai suoi meravigliosi tratti gotici, ma dei quali potrebbe fare anche a meno data la sua maestosa potenza, resa tale perché attinge a piene mani da quel sentimento assurdo che è l’amore. Si pensa all’amore e la mente associa involontariamente ad esso un pensiero meraviglioso, eppure ha più lati oscuri questo sentimento che la città perduta e maledetta di Carcosa.
Ecco cosa può essere l’amore, una città maledetta, e “Notre-dame de Paris” ci porta a esplorarla in tutti i suoi angoli, compresi quelli più infimi, mostruosi, bui, dannati.
Una donna nel fiore degli anni si aggira per le strade umide e bagnate dalla pioggia di quella città chiamata Amore, così somigliante a una Parigi cupa e tenebrosa. Mentre cammina, ella serba nella mente il pensiero d’un giovane soldato, bello e coraggioso, che ama profondamente seppure in fin dei conti non lo conosca affatto. Dentro di sé, quella giovane Esmeralda, custodisce la prima forma dell’amore, quello immaturo, superficiale, cieco, ma non perché privo della vista. Rintanato in un cantuccio e immerso nei suoi pensieri, ella vede Pierre Gringoire, quel poeta dall’amore troppo codardo per osare di amare una donna, amore timoroso che dedica tutto sé stesso a cose che non lo possono rifiutare o deludere, ma che non possono amarlo di rimando.
Alzando il capo, solo leggermente rischiarato dalla luce lieve della luna e appollaiato su una sporgenza, ella vede una massa nera e deforme, che sembra scrutarla. Quasimodo. In quello sguardo niente minacce, ma amore sincero eppure rassegnato, consapevole che a tanta bellezza una bruttezza come la sua non può nemmeno ambire. Eppure, quell’amore non può smettere di essere e sembra l’unico in grado di portare un po’ di luce in quel buio dilagante.
Ella continua a camminare pensando sempre a lui, Phoebus, che in quel momento stringe la mano a un'altra donna; amore sciocco e carnale, ma se quella Esmeralda lo vedesse riuscirebbe a trovare un assurdo motivo per dire che egli comunque ama soltanto lei.
All’angolo di un crocevia tenebroso, una figura magra e coperta quasi del tutto da un mantello nero come la notte, guarda quella donna con occhi fiammeggianti e bramosi. Nella sua figura si percepiscono una miriade di sentimenti, ma uno domina su tutti: l’amore malato, egoista, represso, eppure infinitamente forte e profondo. Amore non corrisposto, amore che preferirebbe vedere l’oggetto del suo desiderio pendere da una forca piuttosto che dalle braccia di un altro. Il prete, Claude Frollo. La sua anima nera sembra essere in ogni dove, come se quella città maledetta fosse una sua estensione o lui ne fosse il suo concentrato, la sua anima.
Tali sono gli angoli oscuri di questo sentimento così tormentato, ma esiste un luogo preciso in quella città di tenebra in cui la luce gioiosa dell’amore vero risplende accecante. Difficile trovarlo, ma c’è, e mi piace pensare che le mura che contengono il suo infinito siano quelle gotiche della chiesa di Notre-dame.
Meraviglioso, anche se amaro.

"Oh – disse il prete, - abbi pietà di me! Ti credi sventurata, ma tu non sai che cosa sia la sventura! Amare una donna! Essere prete! Essere odiato! amarla con tutto il furore dell'anima, sentire che per un suo solo sorriso daremmo il sangue, le viscere, il nome, la salvezza dell'anima, l'immortalità e l'eternità, questa vita e quell'altra; rammaricarsi di non essere re, genio, imperatore, arcangelo, dio, per poter mettere sotto i suoi piedi uno schiavo più grande."

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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    18 Gennaio, 2015
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Le deformità

“Fu un'unanime acclamazione. Tutti si precipitarono verso la cappella. Ne fecero uscire in trionfo il fortunato papa dei folli. Ma fu allora che la sorpresa e l'ammirazione raggiunsero il loro culmine. La smorfia era il suo vero volto. O piuttosto l'intera sua persona era una smorfia.”

Quasimodo il “gobbo”, il “guercio”, lo “sciancato”. Quasimodo “brutta scimmia”. Quasimodo in tutti gli appellativi che possono venire in mente al sottobosco parigino, nell'unico giorno dell'anno aperto all'ingiuria, alla bestemmia, alla dissacrazione delle autorità civili e religiose.
E' il giorno della Festa dei folli quello in cui si apre una delle maggiori opere della letteratura europea, che permette a Victor Hugo di esordire in modo “pirotecnico” (forte di una enorme padronanza delle scene corali) e di introdurre i primi personaggi di questa storia, imponente come la cattedrale da cui prende il nome.
Personaggi come la zingara Esmeralda, il capitano Phoebus, lo sfortunato ed esilarante poeta Gringoire (che, “eliminato” in alcune trasposizioni cinematografiche dell'opera letteraria, è invece il primo a prendere per mano il lettore e guidarlo alla scoperta di Parigi e delle sue bellezze e contraddizioni). Così come personaggi veri e propri divengono la borghesia, il clero, la nobiltà, il volgo: perché Hugo ha la capacità di far vivere una categoria o una massa come siano singoli protagonisti.
Dalla Festa dei folli ci si trova catapultati in un attimo alla Corte dei miracoli, il luogo nel quale tutti i diseredati della città si radunano e mutano in una cosa sola (all'insegna del motto per cui l'unione fa la forza); là dove il povero Gringoire, in quanto estraneo, evita l'impiccagione per un pelo.
E' a questo punto della storia che il suo autore – anticipando una tecnica narrativa oggi diffusissima – torna indietro nel tempo attraverso successivi flashback, e ricorda chi sia Quasimodo, come sia diventato il campanaro della cattedrale e tutt'uno con essa, e quanto debba per questo all'arcidiacono Claude Frollo. Per poi riprendere il corso del racconto.

“Notre-Dame de Paris” è un classico romanzo ottocentesco: grandiosità delle scene ma anche capacità introspettiva, ricercatezza dello stile e velocità di sviluppo al tempo stesso. Se è vero che la scrittura di Hugo è spesso indiziata di ridondanza, ci si dovrebbe chiedere quanto ciò contribuisca alla grandiosità delle sue opere, e, al loro interno, dei personaggi principali.
Maestoso è il ritratto dell'arcidiacono Frollo, che – lungi dell'essere l'inguaribile malvagio dipinto dal disneyano “Il gobbo di Notre Dame” – è una figura complessa, descritta benissimo da Hugo fin dalla giovinezza del personaggio: prete erudito ma anche appassionato alchimista, studioso solitario ma fratello premuroso, fustigatore di costumi ma salvatore del bestiale Quasimodo.
Già: Quasimodo. La gente lo vede camminare assieme al prete, come il cane con il suo padrone, e distingue in fretta ciò che li rende comuni: l'uno è deforme nel corpo, l'altro nell'anima. Hugo colpisce nel segno quando spinge al massimo questo elemento di identità-opposizione tra le due figure e disegna un unico personaggio, una sorta di paradossale Giano bifronte. Perché ha in mente la successione di eventi che porterà Quasimodo a sopprimere questo collegamento con un eclatante gesto di ribellione. Il gobbo di Notre-Dame, sciancato e guercio, deforme e sordo, guadagna il centro della scena nei momenti finali della vicenda, e un posto d'onore tra le figure più note della letteratura ottocentesca.

“(...) per coloro i quali sanno che Quasimodo è esistito, Notre-Dame è oggi deserta, inanimata, morta. Si sente che qualcosa è scomparso. Quel corpo immenso è vuoto; è uno scheletro; lo spirito lo ha abbandonato, se ne vede la dimora, ecco tutto. E' come un cranio in cui vi siano ancora le orbite, ma più nessuno sguardo.”

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f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    11 Ottobre, 2014
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Un dramma parigino

Notre Dame de Paris è un opera ricca, vibrante, emozionante, coinvolgente, storica ma soprattutto tragica. Abbonda infatti di descrizioni minuziose e talvolta quasi stucchevoli, dipinge con colori fumosi e vivaci la "Paris" medievale del XV secolo, esalta e fa cadere i personaggi che da eroi diventano meschini e viceversa. E il centro, il fulcro dell'intera scena è la maestosa cattedrale di Notre Dame con le sue ogive, le arcate, i doccioni, i mostruosi gargoyles, la buia navata, i canti sommessi e violenti, le torri e naturalmente le campane.
Ed è tra queste forti mura che Quasimodo, l'orrendo gobbo, e don Claude Frollo, il giovane arcidiacono, provano i sentimenti più violenti, lottano contro se stessi e contro il mondo, si struggono, si disperano fino a diventare folli.

Hugo tuttavia descrive anche ciò che circonda la cattedrale gotica; ovvero la città. A tal proposito è bene avvisare eventuali lettori della presenza di un capitolo intero in cui l'autore con maestria, minuzia e precisione descrive la storia e soprattutto la geografia e la conformazione di Parigi. Tale digressione potrebbe risultare noiosa e di difficile comprensione in quanto Hugo sembra quasi divertirsi ad enumerare le vie di ogni quartiere parigino che naturalmente per il lettore non significano molto. Questa potrebbe definirsi l'unica "pecca" in un libro magistralmente scritto ma che d'altronde si inserisce nel filone del romanzo storico di cui anche Manzoni con i Promessi Sposi fa parte.

Ed è in questa Parigi misera, tumultuosa, contratta, altezzosa che si muovono gli altri protagonisti della vicenda che si apre il 6 gennaio 1482 con il mistero messo in scena da Pierre Gringoire, singolare quanto mai folle filosofo (tanto da preferire una capra ad una donna), la cui rappresentazione teatrale è interrotta dalla Festa dei Folli in cui Quasimodo, proprio per la sua bruttezza, le sue menomazioni fisiche e le sue tare viene eletto papa. Ma accanto all'elezione del gobbo si sviluppa un'altra scena: la danza della bella zingara egiziana Esmeralda, la cui dolcezza, soavità e leggiadria coinvolge tutti i presenti sulla piazza tra cui anche Claude Frollo, il quale ben presto è sconvolto dalle passioni per la zingara che lo portano dapprima a tentare di rapirla, benchè il piano fallisca a causa dell'intervento del giovane e bello Phobus, e poi lo conducono alla follia e alla distruzione.

E' da questo momento che, attraverso varie vicissitudini, attraverso assassini, forche, berline, campane, imbrogli, incontri, tumulti i destini e le storie dei protagonisti del romanzo si intrecciano inevitabilmente e a doppio filo. Il ritmo è serrato, ogni personaggio possiede le chiavi per distruggerne un altro o per salvarlo, il tutto in un crescendo sempre più drammatico, divinamente strutturato da Hugo, che porta ad un inevitabile conclusione dove non si capirà chi siano i vinti e chi i vincitori.

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    12 Febbraio, 2014
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Notre-Dame de Paris: profonda suggestione nell'osc

Non un libro comune, ma un capolavoro di Victor Ugo che si svolge nell'oscuro Medioevo.
La vera, autentica protagonista del romanzo è la cattedrale di Notre-Dame, centro del romanzo, la bellissima, superba cattedrale miscuglio di devozioni religiose e mascheroni gotici, che nasconde una profonda, oscura suggestione.
Una cattedrale che ha subito deformazioni e intrusioni da diverse culture che , come spiega l'autore, ne hanno falsato e ridotto la sua autentica grandiosità.
L'autore ci presenta sotto il dominio della maestosa cattedrale un insieme di personaggi irresistibili, e per la prima volta ci svela i sentimenti del popolo, il popolo dei reietti, che pure vivono nei sobborghi di Parigi, nascosti alla vista degli onesti cittadini.
Quasimodo , il deforme campanaro di Notre Dame, le cui sembianze grottesche sembrano fondersi con quelle dei demoni della cattedrale, l'arcidiacono Frollo, prete severo, conservatore che lo ha raccolto per pura carità cristiana, l'affascinate zingara Esmeralda, il poeta folle Gringoire, l'ufficiale Phoebus... sono i personaggi principali del romanzo e si muovono in una bolgia di situazioni paradossali in cui l'unico senso pare essere un affresco verista di quei tempi, in cui la morale limitativa, spiritata, più che spirituale dirigeva tutti gli eventi riguardanti la popolazione preda talvolta di deliri e giudizi non conformi alla verità, lesivi, corrosivi, sleali, pericolosi.
Ne esce una narrazione convulsa, emozionante: personaggi descritti magistralmente, tanto che li si può inquadrare o visualizzare come se si trovassero a pochi metri da noi, sentimenti contrastanti...e la caratterizzazione del bene, del male...come fili conduttori della vicenda...
Non sempre il bene avrà la meglio, ma si può comunque intravedere in questa storia un metro di giudizio che non risparmia davvero nulla e ci mostra l'uomo nella sua identità più autentica e nella luce della sua più abissale, indifesa perversione.
L'uomo, poichè creatura imperfetta può propendere verso il bene, ma non è detto che questa propensione lo conduca infine alla salvezza. In agguato c'è sempre l'imprevisto...
L'amore, può diventare, in certi casi, la peggiore delle condanne.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    04 Marzo, 2013
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Il Medioevo del Notre Dame

Sprofondata nel clima oscuro del Medioevo , Parigi pullula di anime e baracche, di signori e di straccioni, di condanne ed inquisizioni, di torture ed impiccati.
Parigi che in contrasto ai suoi piccoli uomini ombrosi dissemina le sue strade di imponenti cattedrali , di edifici opulenti dall'architettura maestosa e poetica.
Notre Dame de Paris, la regina protagonista del romanzo di Hugo, imponente e maliarda, oscura e fastosa, viva tra i sussurri dei vespri latini, spirituale tra i canti dei fedeli, energica tra le urla delle sue campane.
Semi nel terreno una bimba rubata ed un piccolo deforme abbandonato , cresceranno e con lo loro si sviluppera' un grande romanzo, una storia potente di amore e sbando, di tragedia e tenerezza fino all'esplosione finale, in un epilogo cui in questo momento non mi voglio dilungare, visto che ancora mi sento fremere al solo pensiero.
Restera' sempre il ricordo del sentimento sincero di un uomo da tutta la vita rifiutato e beffeggiato, che riporra' il rispetto , quell'emozione a lui da tutti negata, nell'unico , doloroso amore .

Splendido romanzo di Victor Hugo che non nego mi abbia creato grosse difficolta' , in particolar modo nella prima sessantina di pagine dove le descrizioni di Parigi sono per il gusto mio troppo pesanti, prolisse, infinite. Ma poi , superato lo scoglio , arriva l'onda lenta ed accattivante delle sue parole, la storia prende vita, aumenta il ritmo e la lettura si fa vorace, per quanto sempre corposa.
Rifletto e sorrido pensando che fino a qualche giorno fa , conoscendo a malapena i nomi di alcuni dei personaggi e di qualche loro caratteristica io asserissi di sapere la storia di Esmeralda e Quasimodo.
Capita spesso con questi grandi classici, si sentono nominare tanto frequentemente che si crede di conoscerli, pur non avendoli letti. Ebbene, oggi lo dico, io non avevo la piu' pallida idea di cosa fosse veramente il romanzo del Notre Dame de Paris. In questo libro c'e' un periodo storico magistralmente narrato,c'e' una citta' viva, c'e' un mondo che brulica di personaggi, anime e sentimenti.
Bisogna leggerlo per conoscerlo.
Da quasi neofita nel mondo dei classici non posso mancare al mio ringraziamento per tutti coloro che li recensiscono su Q, grazie di cuore.

Buona lettura.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    25 Dicembre, 2012
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Il gobbo di Notre-Dame

Questo è uno dei romanzi più belli che ho letto.
Mi ricordo che quando me lo regalarono, appena finito di leggerlo ricominciai subito da capo da tanto che mi era piaciuto.
Si tratta di un romanzo a sfondo storico e la protagonista principale è proprio la cattedrale di Notre-Dame a Parigi, qui si svolgerà l’intera storia.

L’autore ci descrive una Parigi diversa da quella che conosciamo, una Parigi vista da ogni angolazione e descritta in ogni minimo particolare.

Passiamo alla trama del libro.

Il libro è ambientato nel 1482 a Parigi, dove si intrecciano le vite di diversi personaggi, in particolare: Quasimodo, Esmeralda e Frollo.
Nella Corte dei Miracoli dei gitani si sono stabiliti ed ogni giorno ballano, incantano e derubano la gente per vivere, tra questi c’è la bellissima Esmeralda.
Quasimodo invece è il giovane campanaro della cattedrale, lui ha un animo buono, ma non lo dimostra perché tutti provano disgusto per la sua bruttezza.
Il povero Quasimodo è diventato anche sordo e l’unica persona che gli presta un po’ di attenzione è Frollo, l’arcidiacono che lo salvò quando era stato abbandonato dai suoi genitori proprio per l’aspetto raccapricciante.
Frollo si innamorerà della bella Esmeralda, ma per non rovinare la sua reputazione la farà rapire dal Gobbo di Notre-Dame (Quasimodo).

Con questo libro il lettore riesce a vivere tutti i sentimenti del povero gobbo.
L’intera storia è un minestrone di vicende e sentimenti profondi che toccano nell’intimo il lettore e lo incantano nella lettura.
Lo stile è scorrevole, si tratta di una storia d’amore struggente e molto intensa.

Un libro che turba nel profondo. Un libro che voglio consigliare a tutti.

Buona lettura!

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Opinione inserita da Valeria    26 Settembre, 2012

UN ROMANZO PERFETTO

Un romanzo di estremi, di caratteri opposti, di vizi e virtù umane: l'innocenza e l'ingenuità di Esmeralda, l'amore sincero e la consapevolezza della propria bruttezza di Quasimodo, l'interminabile intelligenza di Frollo ed il suo egocentrismo, la lussuria e l'egoismo di Phoebus, le stranezze di Gringoire ed il suo talento non apprezzato..
La storia è avvincente, commovente e molto intensa. Una pagina tira l'altra e non finisce mai di incantare il lettore. Non è scontato, ma anzi appassiona il lettore ed il finale non è molto prevedibile. Inoltre, insegna molte cose riguardanti aspetti religiosi, politici, storici, architettonici e sociali.
Decisamente un libro da leggere dalla prima all'ultima parola.

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Morrigan Opinione inserita da Morrigan    07 Settembre, 2012
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Immenso come una cattedrale

Ecco un romanzo storico che ruota intorno ad una cattedrale, da cui Follett avrebbe molto da imparare. Non me ne vogliano i fan di Ken Follett, ma Hugo è pur sempre Hugo.
Classico romanzo ottocentesco, con l'occhio rivolto alle fascinazioni di un periodo storico complesso come il Medioevo: con le sue superstizioni, le sue barbarie, e la sua grandiosa architettura sacra. Hugo si sofferma spesso a descrivere la struttura di questa meravigliosa cattedrale gotica, con i suoi giochi di luce e buio, i suoi doccioni-gargoyles, i pilastri mastodontici e le portentose campane, del cui suono il camapanaro storpio si innamora fino a restarne sordo.
"Notre Dame" non è la storia di un personaggio, ma l'affresco di un'epoca: vi sono svariati personaggi principali, approfonditi a tutto tondo, ciascuno con la sua storia personale che trova spazio nelle pagine del libro. E' stato detto che il personaggio di Quasimodo è un personaggio cupo e perfido: ma per la perfidia ci vuole intelligenza, e questo Hugo lo sa bene, affidando il ruolo più oscuro al corrotto cardinale; il comportamento del campanaro, invece, è solo la risultante di una vita sviluppatasi in carenza di amore, nascosto agli occhi del mondo per la propria deformità e recluso nella torre campanaria. L'Esmeralda, la ballerina gitana che muove con il suo fascino misterioso ed esotico tutte le fila della storia, è quasi una versione selvaggia e sensuale della bella Angelica dell'Ariosto: mentre lei danza, tesse quasi un incantesimo sugli uomini del romanzo, che per questa ossessione amorosa agiscono e creano l'intreccio del romanzo.
Ogni personaggio di questo romanzo è portatore di luce e tenebra, nulla è stereotipato all'ombra della grandiosa cattedrale di Notre Dame.
L'ambientazione storica è studiata in ogni particolare; il fitto rincorrersi di intrecci presenti e passati, nella trama, trasforma quest'ultima in una costruzione dai meccanismi perfetti: il romanzo è esso stesso un'immensa cattedrale.

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rondinella Opinione inserita da rondinella    06 Settembre, 2011
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Notre Dame de Paris

...questa è una storia che ha per luogo
Parigi nell'anno del Signore
millequattrocentottantadue
storia d'amore e di passione...

E' proprio una storia d'amore quella che ci ha lasciato Hugo tanti anni orsono; un amore dedicato alla stramba, affascinante, controversa e superstiziosa Parigi dell'anno 1482, che l'autore ci descrive nei minimi particolari, con affetto, raffinatezza e un leggero tono quasi di rimprovero per quella società gotica così fuori dalla razionalità.

La storia dell'Esmeralda e delle sue sventurate vicende è solo un bellissimo pretesto per descriverci l'antica Parigi con i suoi personaggi e i suoi edifici, con le sue mentalità e le sue cattiverie. I protagonisti che Hugo a scelto ci permettono di volgere lo sguardo in ogni punto della città: dai posti più dissacrati dove ci conduce la buona e sciocchina (sì, lo ammetto, a me la bella non è particolarmente simpatica) Esmeralda insieme al simpaticissimo Gringoire, alle compagnie più dissolute di Phoebus e Jean, fino alla sacra, tetra e splendente Notre Dame, tempio di Claude e Quasimodo. Un vero e proprio viaggio tra mirabili architetture e luoghi di miseria.

Hugo ci descrive la 'vecchia' Parigi sottolineando anche le virgole e gli angoli più polverosi. Uno stile di scrittura sì raffinato, ma decisamente troppo complesso e prolisso per me, lessicalmente molto impegnativo tanto che pure rileggendo uno stesso pezzo più volte non sono riuscita a venirne a capo. Pazienza, aspetterò qualche tempo per riprovare. Ma nonostante questo non mi pento affatto di aver letto questa storia, anzi. E' coinvolgente e spiritosa (Gringoire grazie!), insolita ma anche attuale (ce ne sono tante di Esmeralde e tanti di Phoebus al mondo d'oggi...ah, per non parlare di re Carli XI!!!) e molto molto interessante.
Non saprei cos'altro aggiungere che non sia stato detto nelle precedenti recensioni. I personaggi, tutti i personaggi dai più importanti ai meno rilevanti hanno una loro storia, una loro anima, un loro vivere. Ma anche la gloriosa Notre Dame o la semplice Corte dei Miracoli ha il suo vivere, la sua anima, la sua storia. Le parole non bastano per commentare quest'opera.
E' un romanzo che deve essere letto. Decisamente consigliato.

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R๏гy.o° Opinione inserita da R๏гy.o°    17 Luglio, 2011
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Immensità irraggiungibile

Incenerita. Questo libro mi ha totalmente incenerita.
E’ uno dei libri più belli – che aggettivo squallido per un libro di tale spessore – che abbia mai letto.
Leggere “Notre-Dame de Paris” è come provare le sensazioni che più ti fanno sentire viva: sentire il cioccolato sciogliersi in bocca, sorridere senza motivo, amare senza un perchè.

Inutile provare a presentare la trama: chiunque la conosce. Sarebbe come tentare di sorprendere qualcuno tentando di raccontare la fine di ‘Romeo e Giulietta’.
Ciò che mi ha sbalordito è che il genio di Hugo è riuscito a comporre l’intera trama su un’unica parola, scoperta dall'autore stesso nello scuro recesso di una delle torri della Cattedrale: “??????” (fatalità). Questa parola greca incisa nel sasso colpì talmente Hugo che lo spinse ad indovinare quale poteva essere stata la mano medioevale che l'aveva tracciata:
"L'uomo che la tracciò su quella parete è da vari secoli scomparso dal flusso delle generazioni; la parola è, a sua volta, scomparsa dal muro della chiesa; la chiesa stessa scomparirà forse, fra non molto, dalla faccia della terra".

Leggere Hugo è come fiondarsi in un marasma di ironia, profondo umorismo, lacrime, compassione, dolore. E’ imbattersi contro le mura di una Cattedrale alta e possente. E’ leggere e voler capire, sentire di poterlo fare, comprendere di non riuscire a farlo fino in fondo. E così si consigliano 4, 7, 9 mila altre letture. Perché la prima non basta, non perché non se ne ha l’intelligenza, ma perché la lettura è talmente frastagliata e misteriosa che si VUOLE leggerlo ancora. E ancora. E poi ancora.

Della saggia scrittura di Hugo ho amato talmente tanto che una recensione non basterà ad elencare ciò che ha illuminato i miei occhi. Mi limiterò per cui a citare pochi elementi.
La forza dirompente della sua descrizione: c’è gente che dice in giro che certi capitoli sono noiosi. Orrore! Quei capitoli sono l’essenza del libro stesso: le descrizioni di Parigi, della Cattedrale.. sono semplicemente essenziali per immergersi nella frenesia della società parigina di fine medioevo.
Le caratterizzazioni psicologiche. Assolute e complete sin nel minimo personaggio di secondo.. che dico, terzo piano.
Le storie dentro la storia che poco hanno da invidiare alla Monaca di Monza del coetaneo Manzoni.
Tiene alta l’attenzione del lettore chiamandolo in causa per ridestarlo dal torpore letterario. Un genio. Un genio.
L’incredibile descrizione dell’innocente e bellissima Esmeralda, del fedifrago Febo, di Quasimodo, la creatura mostruosa e incapace d’essere amata. E soprattutto i moti interni e divergenti di Claudio Frollo. Uno dei personaggi più contorti e veri e strazianti della letteratura moderna.
Tutto. Hugo ci infila di tutto, dentro IL libro. Amore, morte, nostalgia, senso della vita. E non aggiungo altro.

La storia è un susseguirsi di eventi narrati in una maniera così delicata e aggressiva che solo la competenza di uno scrittore come Hugo poteva partorire.
Il capoverso finale è straziante. Ho i brividi a parlarne.
E il libro così si presenta reale ma ideale, liricamente popolare, perfetto, inimitabile.
Un capolavoro immenso come la cattedrale.

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Francj88 Opinione inserita da Francj88    23 Aprile, 2011
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Merveilleux!

“Sono già oggi trascorsi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni da che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane che suonavano a distesa nella tripla cerchia della Citè, dell’Universitè e dell’intera città. Il 6 gennaio 1482 non è però un giorno che la storia ricordi…”

L’autore ci introduce così nella Francia del ‘400 e dopo un’ampia digressione comincia ad introdurre i personaggi principali e a tessere la trama del romanzo.
L’arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della celebre danzatrice zingara Esmeralda. Incarica perciò il grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla.
Victor Hugo è stato spesso criticato per i suoi eccessi, non solo nel suo modo di vivere ma anche nel suo modo di scrivere. E’ ben noto il suo uso di ampie digressioni storiche, descrittive che procedono per elenchi che sembrano a volte interminabili.
Tuttavia egli rimane maestro indiscusso nella caratterizzazione dei personaggi, la cui psicologia così complessa li porta a vivere passioni talmente intense da coinvolgere il lettore in un vortice di emozioni. Per chi è tanto perseverante da superare la prima barriera che può essere di noia, tedio, si troverà calato in una atmosfera così magica, in un mondo che se da un lato sembra lontanissimo dalla nostra realtà, dall’altro sembra così reale, tangibile. Un coinvolgimento che lo scrittore francese è abilissimo a creare in tutte le sue opere.
Il suo periodare, il suo stile mi hanno affascinata oltre alla bellezza e alla tragicità ( elementi che spesso convivono strettamente in Hugo) della storia narrata.
Quando si arriva al termine della lettura, questo libro non può essere considerato come una cosa a se stante ma lascia qualcosa di sé nel cuore di chi l’ha letto. Almeno per me è stato così e non posso che consigliarne a tutti la lettura.

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    09 Aprile, 2011
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Il libro più bello che io abbia mai letto

Secondo me, questo è il più bel libro che esista al mondo: è un romanzo intenso, coinvolgente, commovente, toccante e anche divertente. Victor Hugo era uno dei migliori scrittori al mondo: ci ha regalato un capolavoro unico al mondo! Le descrizioni sono estremamente realistiche che danno l'illusione di trovarsi veramente nella Parigi del 1482, e le diverse storie narrate e i vari personaggi sono assolutamente indimenticabili: la bellissima e dolce zingara Esmeralda, il deforme ma buon campanaro Quasimodo perdutamente innamorato della gitana, il sapiente e oscuro arcidiacono Claude Frollo, il nobile ma freddo capitano delle guardie Phoebus de Chataupers, il simpaticissimo e sfortunato poeta Pierre Gringoire, il selvaggio e spietato re dei gitani Clopin de Trouillefou.... Non c'è dubbio: chi ha amato questo commovente romanzo e i suoi protagonisti, non lo dimenticherà di certo.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Marzo, 2011
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Notre-Dame de Paris

Un' opera grandiosa, partorita dalla mente geniale di Hugo.
La Parigi del XV secolo fa da sfondo alle vicende narrate ed è il luogo in cui si anima una strepitosa galleria di personaggi, esacerbati da storie di vita complicate, vittime di un destino avverso e crudele. Grazie alla capacità dell'autore di penetrare nella psiche del personaggio e renderlo vivo agli occhi del lettore, il romanzo diviene un viaggio meraviglioso tra le tante sfaccettature dell'animo umano, da malvagità e dissoluzione ad amore e passione, da bontà e premura a scelleratezza ed egoismo.
La lettura di questo testo parte in salita, in quanto nella prime cento pagine ritroviamo un cammeo, a dir poco memorabile, sulla storia dell'architettura parigina dell'epoca dei fatti narrati, alquanto ostico nella comprensione, tuttavia un vero capolavoro a livello contenutistico. Il resto della narrazione è godibilissimo e avvincente, sia per l'intreccio della storia sia per il linguaggio adottato, scorrevole e moderno.
Stilisticamente originale la voce dell'autore tra le righe, in quanto rivolgendosi direttamente al lettore, egli lo affianca e lo coinvolge nello svolgersi del racconto, canalizzando l'attenzione di quest'ultimo su aspetti importanti e su sottili sfumature che nell'insieme danno colore e intensità alla storia e ai personaggi.
Un affresco parigino stupendo che, unitamente alle vicende umane descritte e alla lieve vena ironica sapientemente dosata da Hugo, fanno di questo romanzo uno dei colossi della letteratura.

Da leggere

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barch76 Opinione inserita da barch76    28 Novembre, 2010
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L'amico Vittorio

Un giorno ci capita di ritrovare un ragazzo sulla trentina con un cervello enorme(Hugo aveva una capacità cranica di 2 Lt.),riesumato da un remoto e polveroso angolo di libreria,così,tanto perchè non si sà cosa leggere,visto che altre volte era stato disseppellito,e poi rimesso mestamente al suo posto.L'inizio non è dei più promettenti,il narratore,che ci racconta gli eventi standoci a fianco e non dentro la vicenda,si dilunga in interminabili e a volte incomprensibili descrizioni di situazioni e paesaggi,ma la vetta questa volta deve essere conquistata,così proseguiamo a fatica la lettura.
Se siamo tenaci,se sopportiamo l'amico Victor,se gli dimostriamo di essere fedeli,egli ci premierà.
Così tutto d'un tratto fuoriescono affreschi nitidi e dettagliati di personaggi dalle personalità complesse,vicende,intrecci,colpi di scena,amore,odio,vendetta,passione,carità,nell'insieme condito da uno stile scorrevole e confidenziale,da un senso ironico divertentissimo,dando vita ad un affresco della Parigi e dei Parigini del '400 che incanta e ci tiene incollati alla lettura.
Non mi dilungo sulla vicenda,ogni recensione più approfondita su Hugo e la sua opera potrebbe essere sacrilega fatta da un comune lettore,mi sento solo di consigliarne a tutti la lettura,per puro svago e per arricchimento.

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